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Bonifiche per 76 milioni di euro. Casale presenta il conto aggiornato per le rimozioni dell’amianto

Trentasette milioni di euro già spesi, altri 31 indispensabili per portare a termine gli interventi per bonificare i siti già noti inquinati dall’amianto. E poi ancora otto milioni di euro che il Comune di Casale Monferrato ha conteggiato tra le spese vecchie e nuove per i primi contributi destinati ai privati per la sostituzione dei tetti all’inizio degli anni Novanta dagli allora assessori all’Ambiente Salvatore Sanzone e poi Luisa Minazzi, uccisa proprio dall’amianto. E poi ancora per l’acquisto degli stabilimenti (comperati al solo scopo di bonificarli dagli enormi quantitativi di amianto disperso ovunque, in ottant’anni di lavorazione della fibra killer da Eternit, dentro e fuori la fabbrica) ma anche dalla enorme quantità di lavoro amministrativo che tutta l’attività di bonifica ha comportato migliaia di delibere e chissà quante ore di lavoro dedicate. E poi ancora il milione e rotti di euro che il Comune ha dovuto cacciar fuori per la realizzazione del Parco Eternot là dove sorgeva fino a pochi anni fa la «fabbrica della morte». Sono i conti contenuti in una relazione che la dirigente dell’ufficio Ambiente del Comune di Casale Piercarla Coggiola ha consegnato ieri al Tribunale presieduto dal magistrato Giuseppe Casalbore. Nessun contributo è mai venuto, neanche negli ultimi mesi, da parte degli imputati del processo. Un milione di tetti avvelenati L’architetto Coggiola, da molti anni impegnata nelle bonifiche dell’amianto, chiamata a deporre al processo come testimone su indicazione del Comune di Casale ha sottolineato nel corso della sua deposizione come la rimozione delle coperture in Eternit (quelle censite, quindi non il totale) sia stata realizzata circa al 40%: circa 400mila metri quadrati su oltre un milione di tetti avvelenati dall’amianto. Ma l’insidia vera è rappresentata dal polverino, 125 quelli autodenunciati e già inseriti nell’elenco finanziato dal ministero (ma in realtà sono già 180 le segnalazioni, secondo i dati forniti da ARPA recentemente e resi noti da Angelo Mancini) di cui una novantina già bonificati. Una forma di inquinamento che a quanto risulta al tecnico del Comune di Casale esiste solamente a Casale. Come si bonifica La Coggiola si è poi soffermata sulle modalità operative delle bonifiche, sia dei sottotetti sia dei battuti in cemento amianto. E sui costi, dato questo sollecitato dal pm Raffaele Guariniello. Costo che varia tra i 50 e i 100mila euro per ogni bonifica, come si evince dal dato aggregato fornito dalla Coggiola: dai 300 ai 400mila euro per appalti che comprendono 4-8 siti. Complessivamente stanziati sei milioni di euro «ma non basteranno», ha precisato la Coggiola. Più costosi gli interventi per la rimozione dell’amianto friabile dai sottotetti, che è forse la forma più insidiosa. L’intervento richiede infatti isolamento del tetto in modo da non provocare dispersione nell’abitazione, lo scoperchiamento di una falda della copertura e la rimozione previa bagnatura del materiale. Per i battuti invece si allaga il sito e quando il battuto è intriso viene asportato manualmente come fanghiglia, immesso in sacchetti doppio strato e poi ancora in un saccone (Big Bag) che viene avviato a discarica. Discarica speciale, progettata appositamente per la collocazione di questo tipo di rifiuto pericoloso. Anche in questo caso se l’area di bonifica è - come spesso accade - limitrofa a una abitazione si sigillano porte e finestre.

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Stefania Lingua

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