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Sequestro Monti: Cinque giorni di prigionia, l'intermediario è un cinquantenne casalese

È un casalese l’uomo che ha fatto da intermediario fra la banda che rapito l’insegnante Edoardo Monti e il padre Paolo, morto d’infarto nei giorni della trattativa lampo. Ma ci sono ancora diversi aspetti da chiarire. Si è svolta sabato mattina a Torino una conferenza stampa sul sequestro avvenuto «a scopo di estorsione» a San Pietroburgo. Le indagini, ha spiegato durante l’incontro il procuratore aggiunto Sandro Ausiello insieme ai capi della Squadra Mobile di Torino e Alessandria e al questore di Alessandria Dispenza, sono ancora in corso. La DIA (Direzione Investigativa Antimafia) che ha coordinato le operazioni si è avvalsa della collaborazione della SCO (Servizio Centrale Operativo della Polizia) dell’Interpol e di canali internazionali collaterali e di un ufficiale di collegamento a S. Pietroburgo. Le indagini sono durate tre giorni mentre il sequestro di Edoardo Monti, secondo la ricostruzione resa dalle Forze dell’Ordine, è durato cinque. Nella notte tra domenica 12 e lunedì 13 febbraio Edoardo Monti, insegnante di italiano nella città russa, insieme ad un’altra persona B.M. (casalese di quasi cinquant’anni, operante nel settore edile, senza procedimenti penali a carico ma con un fallimento alle spalle, di cui sono state rese note soltanto le iniziali) doveva incontrarsi con una terza persona di sesso maschile in un appartamento della città. Durante l’incontro hanno fatto improvvisamente irruzione alcuni uomini mascherati che hanno sequestrato Monti insieme a B.M. sempre nello stesso appartamento. Subito B.M. viene scelto come intermediario per la richiesta di riscatto: torna in Italia, tra martedì 14 e mercoledì 15 febbraio, e ha un incontro nello studio dell’avvocato Monti, il quale aveva già avvertito la Polizia. Durante l’incontro, avvenuto il 15 mattina, si parla della cifra del riscatto: vengono chiesti 300mila euro. Si prende tempo per la decisione e si fissa un nuovo incontro per venerdì 17 febbraio. Ma questo incontro non ha luogo: B. M. deve rientrare a San Pietroburgo perché è stato contattato dalla Polizia russa. Prende un volo Swiss Air con scalo a Zurigo: la Polizia svizzera viene allertata e il transito sul territorio elvetico avviene senza problemi. Appena arriva all’aeroporto di San Pietroburgo, venerdì 17 febbraio, la Polizia russa preleva B.M. per un interrogatorio. Quasi contemporaneamente Edoardo Monti viene liberato: sul suo corpo segni di ecchimosi, come se fosse stato legato e incatenato. Risulta molto provato. Ma a Casale, nel frattempo, la situazione precipita: nella notte tra giovedì 16 e venerdì 17 febbraio, il padre Paolo viene colto da infarto e muore, forse per lo stress per avere affrontato questa drammatica situazione (anche se alcuni giorni prima l’avvocato aveva prenotato una visita in Day Hospital). Edoardo, il cui rientro avviene domenica 19 febbraio, apprende la notizia della morte del padre: i funerali, in un primo tempo previsti in forma privata, si svolgeranno poi giovedì 23 nella chiesa casalese di San Domenico. Nella foto: Un momento della conferenza stampa alla Procura di Torino di sabato mattina

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Roberto De Alessi

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