Una fratellanza europea per combattere le multinazionali dell'amianto
di Massimiliano Francia
Una fratellanza europea per combattere le multinazionali dell'amianto.
È l'idea nata nei giorni scorsi da un incontro tra il Comitato Vertenza Amianto e la associazioni francesi delle vittime, nel corso di un incontro svoltosi in Borgogna, a Paray le Monial, una cittadina di circa 9000 abitanti dove tuttora ha sede una azienda dell'Eternit e dove si è consumata un'altra strage della polvere killer. Solo a Paray si contano infatti 470 vittime fra ammalati e deceduti.
Naturalmente nello stabilimento Eternit oggi non si utilizza più l'amianto ma i proprietari – evidenzia Bruno Pesce, coordinatore del Comitato vertenza amianto, in Francia con Nicola Pondrano, segretario della Camera del lavoro di Casale e Sergio Bonetto legale del comitato vertenza - sono sempre gli stessi, i belgi del gruppo Etex, la stessa multinazionale oggetto dell'indagine del magistrato torinese Raffaele Guariniello e che fa capo al barone belga Louis de Cartier de Marchienne, al centro delle indagini con i fratelli Schmidheiny.
Una fratellanza che coinvolgerebbe anche le associazioni delle vittime di Svizzera, Belgio e Olanda e che vedrebbe il proprio battesimo con una giornata di lotta europea contro l'Eternit e contro l'amianto che i francesi intendono promuovere in occasione dell'udienza preliminare che si svolgerà – presto auspicano - a Torino per l'inchiesta condotta dal magistrato Raffaele Guariniello.
Le associazioni si attendono a breve la richiesta di rinvio a giudizio dei responsabili degli stabilimenti di Niederurnen, Svizzera, così come di coloro che attraverso testimonianze e documentazioni sono stati individuati come i veri capi dell'Eternit e della cupola dell'amianto e a cui la Procura potrebbe muovere addebiti pesanti: disastro ambientale doloso e omissione dolosa delle norme antinfortunistiche.
«Per i Francesi la nostra inchiesta ha un interesse enorme perché se ci sono responsabilità in Italia ci sono anche in Francia», dice Bruno Pesce.
Nel corso delle riunioni avvenute nei giorni scorsi in Francia – dice infatti Pesce – sono state riscontrate situazioni praticamente analoghe, dallo smaltimento abusivo e criminale del polverino, «regalato» e largamente impiegato per pavimentare cortili e viottoli alla esposizione delle mogli dei lavoratori colpite dalle patologie causate dall'amianto perché lavavano le tute di lavoro dei mariti.
«In Francia – dice Pesce – ci sono state moltissime sentenze favorevoli sul piano civile nei confronti del fondo e delle aziende che utilizzavano l'amianto. Il salto di qualità sarebbe accertare le responsabilità di chi ha provocato le stragi», ricorda Pesce
Molte delle persone che hanno lavorato nel settore dell'amianto sono tra l'altro di origine italiana, popolo di emigranti spesso coinvolto in lavori a rischio.
Alla tavola rotonda in Borgogna erano presenti anche i rappresentanti della associazione svizzera Caova, che riunisce le vittime dell'amianto e gli esponenti svizzeri a francesi sono stati invitati a Casale per partecipare al coordinamento legale: «Si sta costruendo, rafforzando questo fronte comune di lotta – una sorta di fratellanza fra le associazioni europee - e ciò rappresenta una grossa iniezione di fiducia per combattere una battaglia difficile contro le grandi potenze che rappresentate dalle multinazionali».
La collaborazione però non sarà solo sul fronte legale ma anche su quello medico scientifico.
Foto: un sopralluogo negli ex stabilimenti eternit di via Oggero (immagine di repertorio)