Articolo »

  • 15 febbraio 2022
  • Casale Monferrato

Incontro

Le "vicende sul confine adriatico” all'Istituto Balbo

Con Mauro Bonelli e Claudio Debetto

Un momento dell'incontro all'Istituto Balbo

Si è parlato delle “vicende sul confine adriatico” con Mauro Bonelli e Claudio Debetto, il 9 febbraio scorso all’IIS Balbo, in occasione del Giorno del Ricordo, per rievocare quell’alternarsi di convivenze pacifiche e momenti drammatici, con scontri tra nazioni ed etnie diverse, inquadrate nella storia dell’Europa centro-orientale.

Una drammatica vicenda che in 100 anni (a partire dall’inizio dell’Ottocento) ha veduto più di trenta milioni di esseri umani deportati, espulsi o esodati dalle proprie terre. Così, il professor Bonelli: - dapprima, il crescere di nazionalismi (culturale quello italiano, etnico quello slavo) giocati l’uno contro l’altro dall’impero asburgico; poi, le vicende della Prima Guerra Mondiale, l’annessione all’Italia e la dura politica anti-slovena e anticroata messa in atto dal fascismo italiano, fino alle vicende terribili della Seconda Guerra mondiale, le repressioni dell’esercito italiano (campi di concentramento dal regime spesso omicidiario, incendi di villaggi e fucilazioni di ostaggi), contro le popolazioni e la resistenza slava.

Poi, ancora, il crollo italiano nel settembre 1943, la prima fase caotica delle uccisioni e degli infoibamenti di italiani da parte del partigianato croato, la ripresa del controllo nazifascista con 5000 uccisioni nella campagna di riconquista ed altre 5000 nel lager della risiera di san Sabba, la “corsa a Trieste” vinta dall’esercito di Tito e la durissima repressione che ne seguì, contro non solo collaboratori dei tedeschi, ma anche partigiani italiani non comunisti, membri italiani dei Comitati di Liberazione Nazionale di Trieste e Fiume, esponenti della comunità italiana, che si riteneva potessero opporsi all’annessione della regione alla Jugoslavia e alla trasformazione radicale economica, sociale e politica della regione nel senso della dittatura comunista.

Trieste venne lasciata dalle truppe di Tito, ma solo dopo diversi anni poté ricongiungersi all’Italia. Nel frattempo, le popolazioni italiane delle zone annesse, nell’impossibilità di poter continuare a vivere in libertà la vita desiderata (col possesso dei propri beni, delle proprie tradizioni culturali e comunitarie), sotto continue minacce e angherie, avendo ben presente il timore di una nuova ripresa di repressioni omicidiarie, scelsero la via dell’esilio dalla loro terra e vennero accolte in Italia. Un esodo di oltre 250.000 persone”.

Debetto, che all’epoca dell’esodo era un bambino di appena tre anni, ha poi narrato le vicende della propria famiglia, inquadrandole nel clima di dolore che accompagnò quegli anni, ma anche col ricordo più sereno della ricostruzione dell’esistenza nella nuova destinazione.


Profili monferrini

Questa settimana su "Il Monferrato"

Doriano Costanzo

Doriano Costanzo
Cerca nell’archivio dei profili dal 1871!