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Il nuovo libro di Pier Massimo Prosio

«I miei amici contadini di Ottiglio quando li incontro mentre cammino tra i campi e le vigne di queste colline mi chie­dono dove vado e cosa cerco. In realtà, non cerco nulla di preciso, ma fermandomi dopo una svolta davanti ad uno scor­cio di paese che si apre all'improvviso, ascoltando il verso degli uccelli ed il fruscio del vento che smuove le cime delle piante, ed il lontano latrare dei cani che si alza dalle cascine, io cerco di riinventare in me stesso l'ambiente, "l'atmosfera" come si dice banalmente, che circondò i personaggi di questa storia, rintracciarne le orme, rinvenire i luoghi da loro frequentati, ricostruirne i tratti del volto, risentire quasi le parole dalla loro viva voce». Così scrive Pier Massimo Prosio nel romanzo intitolato "L'Amore e L'Eresia. Una storia in Monferrato nel 1848", appena pubblicato dall'Artistica Savigliano. Ed aggiunge: "Il luogo è lo stesso ed il paesaggio non sarà poi così cam­biato da allora, si direbbe che la campagna, il paesaggio rurale offra al trascorrere del tempo una maggior resistenza, un più tenace attaccamento ai lineamenti originari". In effetti a più di un secolo e mezzo di distanza sono rimasti immutati quasi tutti i luoghi descritti nelle pagine del romanzo, pervase dal grande amore per la terra dei padri. E se la vecchia vigna, comprata nel 1847 da Tomàs a Ronc, ha lasciato ormai spazio ad un campo di cereali, è rimasto lì immobile il vecchio albero delle "pere d'inverno". Poco distante nella vecchia casa diroccata sembra ancora di sentire "la voce roca del prete maledetto" e i "canti protervi e blasfemi" della setta di don Cremaschi (don Grignaschi) che, con grande preoccupazione del parroco don Vigliardi e del sindaco Bastianin, terrorizzava gli abitanti del paese monferrino. Tra loro anche sor Benedetto e i suoi due pavidi compagni decisi nottetempo di impossessarsi del tesoro nascosto nelle grotte dei Saraceni, rivendicato a pieno titolo dal signorotto di Ottiglio contro le pretese del conte di Olivola. E mentre circolavano le nuove idee di libertà, a Casale si apriva il Congresso Agrario, alla cui esposizione di vini Tomàs ottenne il premio per una robusta barbera con i complimenti di Giovanni Lanza, già ospite a Ottiglio di Angelino Percival e della figlia Lauretta. Noto in paese per lo stranom di Angelino della Costa, egli aveva messo a disposizione nel punto più alto di Madonna dei Monti, nei pressi della villa della Favorita, un terreno per la stazione del telegrafo, dove velocissimi transitavano i segnali in codice tra la capitale sabauda e l'esercito impegnato nella guerra contro l'Austria, sullo sfondo della delicata vicenda sentimentale di Lauretta. Poi, in "una limpida e gelida alba", l'arresto eseguito dal gruppetto di carabinieri accompagnati sul posto da Tomàs e dal sindaco Bastianin di don Cremaschi, subito tradotto per motivi di sicurezza al carcere di Casale. E così l'ultimo giorno di "quell'anno, terribile ed indimenticabile" che è il 1848 si conclude, al riparo dai fiocchi di neve, sotto le navate della chiesa di Sant'Eusebio, di nuovo "colme di gente, come da tempo non si era più visto". Insomma si può dire che il vero protagonista del romanzo è lo spazio, che "nei suoi mille alveoli" - come ha sapientemente osservato Gaston Bachelard - "racchiude e comprime il tempo: lo spazio serve a questo scopo". Dionigi Roggero MADONNA DEI MONTI, PANORAMA, TELEGRAFO E JEAN SERVATO - Siamo a Ottiglio per il romanzo. di Pier Massimo Prosio «L'amore e l'eresia». Prosio è nato a Torino da famiglia casalese-ottigliese. A Ottiglio lo chiamano l'avvocato come Gianni Agnelli del resto lui, come Agnelli, è laureato in giurisprudenza (all'Università di Torino città dove abita quando non «fugge» a Ottiglio dove lo recuperiamo, abita sulla piazza principale) In attesa delle chiavi della parrocchiale («sono dalla sorella di Beppe il macellaio...), saliamo per una stradina tra il verde a Madonna dei Monti e ci fermiamo alla chiesa romanica sia per ammirarne la struttura che per uno sguardo al panorama, da un lato Ottiglio, un presepe attorcigliato attorno a una grande chiesa, dall'altro la torre di Viarigi, subito un collegamento, dalla borsa del prof. Roggero esce un vecchio foglio a stampa in difesa di don Grignaschi (l'eretico di Viarigi) con una dedica ai «pazzerelli» di Franchini e di... Ottiglio. Due chilometri di falsopiano e siamo alla villa Belpost (nel libro «La Favorita» di Angelino Percival) in realtà è la casa di campagna dei Prosio, di qui attraverso un grande prato punteggiato da pini (sembra quasi di essere in montagna) saliamo al Colle del telegrafo. Alcuni conci di tufo ci rimandano al manufatto napoleonico inventato da Chiappe per trasmettere notizie da tutto l'Europa a Parigi, chiudendo gli occhi rivedo i due addetti che ricevono il segnale in codice con le ultime della guerra contro l'Austria.... Aprendoli (gli occhi) si vede Villadeati e la torre di Lu, dove c'erano le altre stazioni telegrafiche ottiche. Al ritorno verso Ottiglio tappa al monumento ai partigiani, nel cascinale di fronte si vedono ancora i buchi delle pallottole della battaglia che portò alla cattura (12 settembre 1944) della Banda Lenti; da Moncalvo arriva un'auto e dall'auto scendono due vecchi amici, Jean Servato scrittore e gallerista e la moglie Anita. Servato offre in dono a Prosio i suoi ultimi libri. Dedica sotto il cartello «Viale Pinin Farina» In paese recuperiamo la chiave della chiesa di Sant'Eusebio dalla signora Amelia. Entriamo. E' un bell'edificio, luminoso. Un flash back guardando il pulpito: la predica nell'ultimo giorno dell'anno che segna la riconciliazione della comunità ottigliese. Ai lettori l'invito di passare in libreria per saperne di più. Non è da tutti i giorni leggere un romanzo ambientato a Ottiglio. Luigi Angelino FOTO di Lancio: l'incontro tra Pier M. Prosio e Jean Servato- Altre foto Ottiglio e Madonna dei Monti, abside

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