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  • 15 dicembre 2020
  • Casale Monferrato

La riflessione

Paolo Rossi: un ragazzo come noi

Un mito, l’attaccante di Juventus, Milan, Vicenza e della Nazionale

«Chissà cosa potrà insegnare oggi a un profano/ del calcio della vita del mondo/ un paolorossi, quasi un chicchessia /forse proprio la banalità del bene e della forza/ era un idolo, fu squalificato/ tornò e fu mundial/ dal silenzio alla vittoria, con tenacia/ se forse oggi il nostro avversario,/ terribile tenace tecnico e agguerrito come i carioca dell’ottantadue,/ è un altro pallone (così il virus al microscopio), ma invisibile,/ forse sarà la banalità della pazienza/ l’insegnamento più grande di chi nel nome,/ tanto banale quanto ormai eccezionale,/ ha portato l’emblema dell’uomo-normale/ lui come una parabola del pallone/ dopo l’ascesa, la discesa/ e di nuovo la ripresa/ così un paolorossi qualsiasi/ diventato e ritornato Paolo Rossi/ ci dice ancora che nella tenacia e nella coesione del gruppo/è la speranza del mundialito/ ¡Adios, Pablito!/ ¡Gracias, Pablito!».

Con questa poesia il professore Roberto Scanzo sul sito dell’Istituto Superiore Balbo ricorda l’umanità del campione Paolo Rossi, scomparso lo scorso 9 dicembre. Un mito, l’attaccante di Juventus, Milan, Vicenza e della Nazionale campione del mondo in Spagna nel 1982, un “ragazzo come noi” come lo definiva Antonello Venditti nella canzone Giulio Cesare. E proprio la sua grande umanità, genuinità e semplicità gli hanno permesso di essere riconosciuto come il migliore tra i migliori di quell’élite calcistica che molto spesso ci sembra troppo lontana e distaccata. Chi ha voluto aprire il cassetto del ricordo è l’artista che ha voluto rendere omaggio a “Pablito” con il suo disegno.

Max Ramezzana ha reinterpretato gli anni ottanta, che avevano consacrato Paolo Rossi come icona “pop”: «Questa illustrazione, che è anche interpretazione scenografica di anni lontani, è nata l’altra notte, non riuscivo a dormire e pensavo a Paolo Rossi e al dolore che la notizia della sua prematura morte ci dà. Ho pensato alla considerazione che ho sempre avuto per lui e così stimolato da una scena iconica ho creato questa interpretazione di un pezzo della nostra emozionante felicità! Un collage di sentimenti, ricordi, immagini che viaggiano con noi nel tempo dal 1982. Le patine, gli strati, i colori sfioriti non cancellano quei momenti. Conserviamo tutto nei cassetti del cuore, quel cuore dedicato a lui che simbolicamente ho inserito nel mio collage di sentimenti».

Chi conserva invece ancora i messaggi di poco tempo fa sul proprio smartphone è l’ex compagno di squadra bianconera Domenico Marocchino: «Chi conosceva “Paoletto”, così mi piaceva chiamarlo, oggi si sente più povero. Lui è stato un grande professionista dai pregi immensi, il quale è saputo arrivare in alto, rimanendo la persona umile che era. Prendeva la vita con allegria, da buon toscano, era capace di scherzare con tutti. Ci trovavamo sempre, anche negli ultimi anni, a cenare insieme, e rileggo le sue richieste per portargli i krumiri da Casale, quando ci incontravamo negli studi televisivi. Persona delicata senza mai dire una parola di troppo, non aveva difetti, una umanità immensa, una famiglia perfetta con due bambine d'oro. Ricordo episodi simpatici con lui durante gli anni alla Juventus, dopo essere diventato campione del mondo: il caffè “in trasferta” a Tronzano, il giro sulla sua Duetto rossa (poi venduta su richiesta del presidente Boniperti, perché ritenuta troppo “sgargiante”)». Un altro ricordo della semplicità e del calore umano arriva dalla professoressa Dora Mongilardi: «Abitava allora a Torino vicino alla Villa San Giuseppe, dove trascorsi il periodo universitario. Ricordo un'immagine di lui che spalava la neve e sorrideva a tutti quelli che passavano...Al di là di ogni celebrazione, forse sono i piccoli gesti delle persone quelli che restano dentro». Un esempio da tenere nel cassetto del cuore.


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