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Per l’Eternit solo un teste. L’ex direttore di Napoli condannato e poi assolto. O no?

Convocato e interrogato dalla difesa di Stephan Schmidheiny ieri, lunedì, l’ex direttore dello stabilimento di Bagnoli Roberto Petacco, il dirigente che ha chiuso la vicenda Eternit a Napoli reggendo le sorti dello stabilimento dal 1979 all’amministrazione controllata. Unica testimonianza - invero - della 41ª udienza del processo Eternit che vede imputati lo svizzero Stephan Schmidheiny e il belga Louis de Cartier, accusati dalla Procura di Torino di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antifortunistiche, perché l’altro teste la difesa dello svizzero ha rinunciato a presentarlo. Inutile sentire il monferrino Luciano Costa - ha sostenuto la difesa - perché parlerebbe delle stesse circostanze già affrontate nella precedente udienza con Cesare Coppo e Carlo Opezzo, anche se le dichiarazioni rilasciate nel 2006 ai magistrati da Costa lasciavano intuire un quadro completamente diverso (vedi servizio accanto) da quello tratteggiato dagli altri due monferrini e molto, molto più scomodo per la difesa dello svizzero. Le prossime udienze Una situazione che ha indotto il Tribunale a chiedere lumi sulle prossime udienze. Ancora due quelle dedicate ai testimoni della difesa Schmidheiny - il 7 e l’8 marzo - durante le quali verranno sentiti l’ex amministratore delegato di Eternit Luigi Giannitrapani e altri due testimoni italiani, tutti assistiti dal proprio legale in quanto implicati in altri procedimenti giudiziari per questioni sempre relative a Eternit. Il giorno successivo saranno invece sentiti tre svizzeri tra cui Otmar Wey, uno dei tecnici di riferimento di Eterni nell’ultimo periodo. Il suo predecessore, Mayer, secondo le informazioni disponibili, sarebbe invece già deceduto proprio a causa dell’amianto. Infine il 14 marzo sfileranno i due testimoni presentati dalla difesa del belga de Cartier. A quel punto dovrebbe concludersi la fase delle testimonianze, a meno che il Tribunale non decida di convocare nuovi testi, per propria iniziativa o per richiesta delle altre parti. Testimonianza «irrituale» La testimonianza di Petacco, sentito dalla difesa è stata comunque caratterizzata da condizioni che lo stesso presidente del Tribunale Giuseppe Casalbore ha definito «irrituali». Dopo le domande degli avvocati dello svizzero infatti la Procura ha rilevato che essendo stato dirigente dello stabilimento di Napoli - su cui nel 1980 era stato istruito un processo - poteva a sua volta essere in qualche modo coinvolto nel procedimento. E solo a quel punto si è scoperto che Petacco non solo era coinvolto ma era anche stato condannato in primo grado a due mesi. Poi in appello - ha detto - era stato assolto. E ha poi aggiunto: «Credo...». Insomma, lo stesso teste non appariva certo della propria posizione (ma come è possibile non sapere se si è stati assolti, oppure no, in un processo penale?). Dimenticanza? Difficile dirlo Svista? Dimenticanza? Strategia della difesa? Difficile dirlo... Comunque il Tribunale ha disposto che fosse indicato - come vuole la norma - un difensore che è stato individuato tra i legali presenti in aula. Alla ripresa Petacco ha confermato tutte le proprie precedenti dichiarazioni e si è passati al controesame delle parti civili. Grandi investimenti sugli impianti negli anni immediatamente precedenti il suo arrivo, e migliorie ambientali sulla base dei rilievi del SIL, qualora si rivelassero eccessi di fibre rispetto ai limiti che si era autoimposta l’Eternit. Ha anche parlato di un impianto di recupero delle polveri che derivavano dagli aspiratori posti sulle macchine e che consentivano di riutilizzare il materiale negli impasti. Gli scarti venivano avviati a una discarica così come i feltri che invece i testimoni di Bagnoli avevano detto che venivano venduti da Eternit a chi ne faceva richiesta e utilizzati per capanni e cascinali. Disinformazione Eternit Mentre all’avvocato casalese Esther Gatti, che gli ha chiesto di essere più preciso sui controlli del SIL ha detto che veniva periodicamente ma che non ricordava esattamente la frequenza - «mensile, bimensile, trimestrale...» - e che i controlli avvenivano con preavviso, per organizzare l’attività che comportavano. Ma ha anche affermato, sollecitato dall’avvocato Laura Mara, che nessuno dell’azienda lo aveva mai informato sulle «proprietà tossiche dell’amianto».

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Stefania Lingua

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