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  • 08 febbraio 2013
  • Casale Monferrato

Urto simulato per derubare un anziano: due condannati

Gli avevano preparato un bel «pacco», ma la sollecitudine e il senso civico di uno studente casalese avevano evitato che il suo conto bancario venisse alleggerito. Vittima del raggiro sventato il pensionato Umberto Bertozzi, classe 1934, ora deceduto. L’uomo, vedovo, che viveva solo in salita Sant’Anna, la mattina del 10 luglio 2009, mentre si trovava nella zona di Sant’Ilario, era stato avvicinato da un giovane uomo che era in compagnia di altre persone. Questi, con piglio deciso, lo rimproverava di aver urtato la propria auto mentre stava manovrando. L’anziano, un po’ frastornato e che effettivamente aveva appena parcheggiato la sua Lancia Y, si avvicinava alla vettura che il ragazzo gli aveva indicato - una Toyota Yaris in sosta a bordo strada - la quale presentava uno specchietto retrovisore frantumato. «Ma io non mi sono accorto di nulla, non è possibile che l’abbia urtata. Forse è stato qualcun altro», aveva abbozzato timidamente l’anziano. «Ho i testimoni - lo aveva incalzato determinato e convincente il giovane uomo - Comunque non è un problema: lei è assicurato vero? Non si preoccupi penso io a telefonare alla sua assicurazione». Così dicendo, dopo aver lanciato uno sguardo al contrassegno della Lancia, si era attaccato al cellulare componendo un numero, facendo credere al poveretto di avere in linea la sua assicurazione: «Ho qui davanti a me il signor Bertozzi, vostro assicurato, che ha appena causato dei danni alla mia autovettura: almeno 3200 euro. Volete dirgli cosa deve fare...». Quindi aveva passato la comunicazione al pensionato: «Paghi lei con i suoi soldi poi passi da noi in agenzia che glieli rimborsiamo: se non ha il denaro con sè vada a prelevarlo in banca», si era sentito dire da una voce femminile l’anziano casalese, ignaro che al telefono ci fosse una complice della banda. Rassegnato, Bertozzi aveva invitato il ragazzo ad attenderlo mentre si recava in banca in via Paleologi. Per sua fortuna l’intera conversazione era stata ascoltata da uno studente universitario che stava studiando nella sua abitazione con le finestre aperte. Il giovane non ci aveva pensato due volte e aveva telefonato ai Carabinieri. Sul posto arrivava in un baleno una pattuglia di militari che cominciava le ricerche: lo studente non aveva potuto vedere in volto le persone e non era al corrente di quanti fossero i complici coinvolti nel raggiro. I militari si mettevano alla ricerca e poco dopo controllavano un giovane seduto in auto, poco distante: si trattava di un ragazzo siciliano che dopo l’identificazione si allontanava. Subito dopo veniva intercettato l’anziano che stava uscendo dalla banca con il denaro appena ritirato. «Devo risarcire il danno che ho causato con la mia macchina», aveva spiegato convinto ai carabinieri che lo informavano che stava per essere truffato. Accompagnato in caserma, al pensionato venivano mostrate le fotografie di alcuni truffatori, tra le quali riconosceva quella del suo giovane interlocutore. Era il giovane che i militari avevano identificato poco prima: Salvatore Rasizzi, 25 anni, di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, già noto alle forze dell’ordine per raggiri analoghi commessi con il trucco dell’incidente nel Torinese e nel Milanese. Per il giovane siracusano scattava così una denuncia a piede libero per tentata truffa. Le indagini portavano all’identificazione e alla successiva denuncia anche di uno dei complici, una donna siciliana, Carmela Crescimone, 26 anni, originaria di Siracusa ma residente ad Ardea, in provincia di Roma. Rinviati a giudizio con l’accusa in tentata truffa aggravata, Salvatore Rasizzi e Carmela Crescimone sono stati condannati dal giudice Piergiorgio Oddone a 4 mesi di reclusione e 400 euro di multa ciascuno. Concessa la sospensione condizionale della pena solo alla donna; 90 giorni di tempo per il deposito della motivazione della sentenza.

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