Verso l’Eternit-bis... ter e quater! Bruno Pesce: «Schmidheiny resterà sotto inchiesta finché vivrà»
di Massimiliano Francia
Indagini tuttora in corso da parte della Procura di Torino sulla strage Eternit, in vista di un nuovo processo - o molto più probabilmente - di più di uno.
L’Eternit-bis di cui si ha notizia ormai da tempo potrebbe infatti essere organizzato su più inchieste e su più procedimenti (Eternit-bis, ter, quater...), cosa che eviterebbe - tra l’altro - di inchiodare il procedimento sulla verifica puntuale di migliaia di casi perché - drammaticamente, quando si parla di amianto e di Eternit - le vittime si contano con tre zeri.
«A Casale i Carabinieri stanno contattando per l’inchiesta anche famiglie che hanno avuto casi di morte anche negli anni Novanta e uno dei nostri avvocati - dice Bruno Pesce, coordinatore del Comitato Vertenza Amianto - mi conferma che l’omicidio volontario con l’aggravante del dolo prevede la prescrizione dopo 30 anni. Vent’anni senza il dolo. Questo significa - aggiunge Pesce - che tanti casi mai, persino mai costituiti, potrebbero essere recuperati».
Indagine anche per l’estero?
Peraltro l’indagine imponente e puntigliosa svolta dalla Procura di Torino (pm Raffaele Guariniello, Sara Panelli e Gianfranco Colace) e la sentenza articolatissima del Tribunale (Giuseppe Casalbore, Fabrizia Pironti, Alessandro Santangelo), con tutta la documentazione raccolta, potrebbe costituire un precedente importante non solo in Italia ma anche all’estero.
La documentazione che dimostra le responsabilità di Stephan Schmidheiny e De Cartier , condannati in primo grado entrambi a 16 anni di carcere dal Tribunale di Torino, sono infatti in linea di principio valide sia per l’Italia sia per gli altri Paesi, trattandosi di una multinazionale presente - all’epoca in cui era attiva - in ben 60 Paesi. E che gestiva l’attività produttiva in modo uniforme, secondo le testimonianze emerse durante il processo.
Nuovo fronte
In Italia un nuovo fronte per una vertenza sta prendendo corpo a Corsano, in Terra di Leuca, dove sempre Pesce ha partecipato a una riunione la scorsa settimana per illustrare il percorso giudiziario seguito a Casale.
Un’assemblea a cui hanno preso parte circa 150 persone tra familiari ed ex lavoratori.
«Ho provato una certa emozione quando Luigi Greco si è presentato a me come “coordinatore della vertenza amianto”», ha raccontato Pesce che da anni riveste proprio quello stesso ruolo nella nostra realtà che sta costituendo un esempio ormai in tutto il mondo.
Gli italiani all’estero
E un altro terreno di indagine potrebbe essere in Italia quello dei lavoratori che nei decenni scorsi si recarono a lavorare nei tanti Paesi in cui era attiva l’Eternit, come Francia, Svizzera, Belgio.
Così come non è da escludere che il processo italiano inneschi nuove iniziative giudiziarie da parte di altre magistrature.
Ricorso: presto la decisione
Intanto gli avvocati di CGIL, CISL E UIL e le parti civili si stanno coordinando per gli appelli da presentare entro il 28 giugno e la prossima settimana si prenderà una decisione in merito.
«L’orientamento - dice sempre Pesce - è quello di presentare l’appello per tutte le parti civili, sia per chi ha ottenuto provvisionale sia per chi non è stato inserito dal Tribunale negli elenchi delle parti immediatamente risarcibili».
Niente provvisionali
Intanto pare che gli imputati - dopo l’annuncio che resisteranno in Corte d’Appello - non intendano pagare le provvisionali stabilite dal Tribunale per le parti offese.
Ricordo obbligatorio
Ricorso in Appello annunciato lo stesso giorno della lettura del dispositivo della sentenza - lo scorso 13 febbraio - e che rappresenta una strategia praticamente obbligata, altrimenti la sentenza passa in giudicato e scatta il carcere.
Più complicato il discorso relativo alle provvisionali. Secondo indiscrezioni vi sarebbero posizioni molto differenti tra il belga, assolutamente contrario ad accordi con le parti offese e lo svizzero, che pareva più possibilista rispetto alla liquidazione delle provvisionali ma che sarebbe stato frenato proprio dalla posizione rigida dell’altro imputato.
La condanna al pagamento delle provvisionali è infatti «in solido» e quindi lo Svizzero si troverebbe a versare l’intera cifra e dovrebbe poi eventualmente rivalersi sul belga.
Strategia indovinata?
Ma sarà una strategia indovinata? Se la sentenza - come pare a giudizio un po’ di molti - è fortemente motivata «in diritto» può diventare una strada veramente pericolosa per gli imputati che si troveranno ad affrontare il secondo grado di giudizio senza le attenuanti che potrebbero derivare dalla tacitazione delle parti civili.
E resta poi sempre il discorso relativo all’esiguità delle cifre riconosciute dalle provvisionali che non prendono in considerazione - a quanto pare - il danno materiale che sarebbe altrimenti ben più consistente, soprattutto per i cittadini colpiti dalle patologie in giovane età e quindi con una buona aspettativa di vita.
Presunzione di onnipotenza
«A quanto pare grazie alla sua presunzione di onnipotenza - conclude Pesce - Stephan Schmidheiny fin quando campa non solo sarà condannato nel processo già celebrato ma sarà anche imputato in nuovi processi...».