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Il catalogo prezioso di una mostra su Valenza

La mostra “Valenza nelle carte del Fondo Carlo Dabene”, ospitata nel Centro Comunale di Cultura, è l’esempio raro di una passione privata diventata la base di un momento di conoscenza e conservazione di un patrimonio di storia, di cultura e di identità della comunità cittadina. «Come spesso accade tutto è iniziato quasi per caso, oltre trent’anni fa. La passione per le cose antiche aveva sempre avuto altri obiettivi, ma un giorno un antiquario che trattava “carta” solo occasionalmente mi mostrò un’incisione seicentesca che raffigurava Valenza assediata dai Francesi durante una delle molte guerre che l’hanno coinvolta nel XVII secolo. Quell’immagine su cui apparivano le antiche fortificazioni demolite da Napoleone con le quattro porte, i vari bastioni, il castello, colpì subito la mia immaginazione». Così scrive Carlo Dabene nel bel catalogo (Nuvole Edizioni, 2010) realizzato dal Comune di Valenza con il contributo determinante della Regione Piemonte e l’apporto della Biblioteca Civica che ha acquisito, restaurato, digitalizzato e reso fruibile a tutti il vasto fondo documentario. Un racconto di oltre sei secoli di storia della Città che intreccia vicende di vita quotidiana a fatti e personaggi della grande storia. Fanno bella mostra di sé nelle vetrine della mostra gli Statuti del Duomo antico di Valenza risalenti al 1396, la più antica testimonianza esposta, oltre a due preziosissimi incunaboli figurati realizzati nel 1497 a Ferrara dal tipografo valenzano Lorenzo Rossi, seguiti da alcune cinquecentine molto rare, frutto di altre fortunate scoperte del collezionista, tra le quali l’edizione degli Statuti di Ferrara di Francesco Rossi, figlio di Lorenzo, anch’egli tipografo, contenente il ritratto a piena pagina dello stampatore valenzano. “Quell’incisione, l’avrei scoperto dopo attente comparazioni, - osserva Carlo Dabene - era probabilmente attribuibile a Tiziano, a cui il Rossi si era già rivolto per il ritratto dell’Ariosto da lui inserito nell’edizione definitiva in 46 canti dell’Orlando Furioso, curata nel 1532 anche dallo stesso Ludovico Ariosto”. Da non trascurare, poi, le incisioni sei e settecentesche, le stampe e i disegni, gli editti, i manifesti, le carte risorgimentali, le fotografie e una suggestiva e lunga sfilata di oltre cinquecento cartoline d’epoca che restituiscono al visitatore una struggente Valenza d’antan. Dionigi Roggero La storia in cartoline Grazie al prolungamento fino al 24 aprile di “Valenza 1398 – 1975 – La città nelle carte del Fondo Carlo Dabene” facciamo a tempo a visitare la mostra valenzana e abbiamo la fortuna di avere proprio Carlo Dabene come guida. Ammiriamo subito, e non è la prima volta, la struttura che la ospita un piccolo Guggenheim circolare, un’ascensione tra la storia che inizia, la disposizione è dell’arch. Stefano Bricola con le vetrine con i libri rari: incunaboli e cinquecentine. Vediamo l’opera di Francesco Rossi col ritratto attribuito a Tiziano e quella di Francesco Vaschi rettore università di Pavia con un commento ad un testo aristotelico. Il documento più antico sono gli Statuti del Duomo 1396. Ci fanno notare una lettera del card. Mazzarino, un’altra di Lupara Defieu, un architetto militare del Re Sole. Lo scorrere delle cartoline (dobbiamo alzarci a volte in punta di piedi per vederle meglio...) costituisce da sola una piccola mostra nella mostra: per Valenza ecco i vecchi edifici (il fascino della la cartoleria Brignone...) e gli ampliamenti (il prolungamento di corso Garibaldi...) ma ci intrigano i luoghi vicini come Villabella, con donna Vittoria Simonotti Manacorda, i bambini della tenuta Voglina sul carro, i bagni sul Po (e il ristorante Piccioni), il torrente Grana, Monte Valenza con la “rinomata fonte”. Luigi Angelino

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