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FRAMAR, tutti chiusi fuori senza preavviso

Lavoratori, impiegati camionisti... tutti chiusi fuori, mercoledì mattina dalla Framar dove sui cancelli chiusi alle 7.30 del mattino, orario di apertura, c'era un cartello con la scritta: «Oggi, mercoledì 31 ottobre, lo stabilimento rimarrà chiuso». Sorpresa, stupore ma anche indignazione tra i lavoratori che hanno dovuto rintracciare i sindacalisti e chiedere spiegazioni. Il giorno precedente, presso l’Unione Industriale di Casale, si era tenuto un incontro per definire il percorso degli ammortizzatori sociali e, fino ad un certo punto, tutto sembrava filare liscio. E quindi, cosa è poi successo dopo? Cosa ha fatto infuriare l’imprenditore Bruni, tanto da lasciare il tavolo delle trattative ed andarsene prima della fine? «Sono stati illustrati i percorsi percorribili per gli ammortizzatori sociali», hanno spiegato Mirko Oliaro della Cgil e Tonio Anselmo della Cisl «considerando tutti gli aspetti, la tutela dei lavoratori ma anche il minor esborso per l’azienda. Si trattava, in buona sostanza, di far rientrare dalla cassa integrazione tutti i lavoratori per un mese e, subito dopo, aprire la procedura di cassa integrazione ordinaria per 10 mesi, ai quali sarebbero seguiti ulteriori 12 mesi di cassa integrazione straordinaria. Tutto questo avrebbe favorito gli agganci alle pensioni ed eventuali ulteriori uscite volontarie, andando così a ridurre gli esuberi attualmente quantificati in 35 unità. In tal modo l’azienda avrebbe congelato la mobilità che, diversamente, sarebbe decorsa dal prossimo 20 di novembre». Insomma una prospettiva ragionevole ma, a quale costo? «In effetti», ha proseguito il sindacato, «per accettare il rientro dei cassaintegrati per un mese, Bruni ha richiesto di compensare la maggiore spesa a carico dell’azienda abbattendo, temporaneamente, del 50% la 14° mensilità». Il sindacato non aveva rifiutato ma, si era riservato di discutere la proposta con gli interessati, prima di pronunciarsi. In chiusura, al tavolo delle trattative di martedì scorso, il sindacato aveva inoltre chiesto spiegazioni relativamente alla decisione, comunicata alla RSU «a cose fatte”, di cedere la gestione del magazzino ad una cooperativa di Vercelli con l’invito ai dipendenti impegnati nel magazzino «di passare alla cooperativa o di entrare in cassa”. E sarebbe a questo punto che Bruni avrebbe iniziato ad alterarsi. In seconda battuta, sempre il sindacato, aveva avanzato l’ipotesi di incentivare attraverso ad un riconoscimento economico le uscite volontarie, «si tratterebbe di due o tre persone per un equivalente in denaro pari a circa 5/6 mila euro», avevano detto, «una richiesta assennata» ha precisato Oliaro, giustificata dal fatto che «firmando l’accordo l’azienda avrebbe risparmiato tre mensilità e, perchè non trasferirle sul personale uscente?». Ma a quel punto delle trattative Bruni dice Oliaro – ha abbandonato il tavolo. «Ma nulla che facesse prevedere la serrata degli stabilimenti mercoledì». Tempestivo l’intervento anche dell’assessore provinciale al lavoro Domenico Priora che si è adoperato per fissare un incontro in Prefettura ad Alessandria lunedì alle 12,30. Intanto se non riprenderanno e trattative e l'azienda non riaprirà il sindacato procederà con una azione legale nei confronti della proprietà per comportamento antisindacale. E di fronte a questa situazione l’assessore provinciale al lavoro Domenico Priora esprime «indignazione e rabbia per l’ennesima umiliazione della nostra gente. Spero di non ritrovarmi solo, come al solito, in questa situazione di grave difficoltà, ma di ottenere dalla Regione Piemonte il necessario sostegno che finora non ha mai dimostrato, fatta eccezione per alcuni funzionari. Io sono veramente stufo». Dal 1° gennaio ad ora i lavoratori usciti volontariamente sono stati 10 riducendo l’organico alle attuali 107 unità. Del piano industriale invece, non si hanno più avuto notizie, mentre durante uno degli ultimi incontri, lo stesso Bruni avrebbe dichiarato di voler trasferire i rapporti bancari presso istituti toscani, «vista la poca disponibilità di quelli in loco». Per il 2008 il sindacato fa presente che per gli investimenti accennati verbalmente da Bruni si punta su eventuali finanziamenti esterni; dunque nessuna intenzione di mettere altri soldi nella società dell’elefantino alato. Sempre Bruni, durante l’incontro di martedì, riferendosi allo sciopero nazionale della giornata stessa avrebbe altresì detto – aggiungono i sindacati - «sarebbe stato meglio che tutti i lavoratori vi avessero partecipato, avremmo così risparmiato». Intanto tra i lavoratori crescono preoccupazione ed incertezza mentre, un dipendente albanese, da 7 anni e mezzo in forza alla Framar, si è vista respingere la richiesta di firma da parte di Bruni per rinnovare il permesso di soggiorno in scadenza il prossimo 26 di novembre. Salvo ripensamenti diverrà un lavoratore clandestino. Presenti mercoledì mattina i carabinieri di Cerrina e di Murisengo e i sindaci di Mombello e di Cerrina, ma anche il socio di minoranza Davide Coggiola. Ora si spera nell’incontro con il Prefetto fissato lunedì prossimo a Palazzo Ghilini. Nel frattempo, gli stabilimenti venerdì resteranno chiusi per il programmato ponte di Ognissanti senza alcuna garanzia che lunedì i cancelli saranno riaperti.

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Lorena Balbo

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