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Sabato 23 gennaio a Casale

Eccidio Banda Tom: la commemorazione

La cerimonia ufficiale

Sabato 23 gennaio cerimonia di commemorazione dell’eccidio della Banda Tom, organizzata dal Comitato Unitario Antifascista e dal Comune di Casale Monferrato. Il programma prevede alle 10 la celebrazione della messa di suffragio in Duomo, quindi alle ore 11,15 la deposizione alla Cittadella di corone di alloro alla lapide che ricorda i caduti della Banda Tom e del partigiano Gaetano Molo. Seguiranno gli interventi di Germano Carpenedo, presidente del Comitato Unitario Antifascista, del sindaco di Casale Federico Riboldi e di Gabriele Farello, presidente dell’Anpi di Casale. 

La Banda Tom fu una brigata partigiana comandata da Antonio Olearo, 24 anni, di Ozzano, detto Tom (Medaglia d’oro al Valor Militare alla memoria), attiva durante la seconda guerra mondiale nella guerra di liberazione italiana. Operò tra il Monferrato Casalese e l’Astigiano. Era composta, oltre che da Olearo, da Giuseppe Augino, 22 anni, di Enna; Alessio Boccalatte, 20 anni, partigiano della Brigata Garibaldi Piacibello; Aldo Cantarello, 19 anni, di San Michele; Luigi Cassina detto Ginetto o Tarzan, 25 anni, di Casale Monferrato; Giovanni Cavoli detto Dinamite, 34 anni, di Solero; Albert Harbyohire Harry (ufficiale della RAF), 31 anni; Giuseppe Maugeri, 23 anni, di Siracusa; Remo Peracchio, 21 anni, di Montemagno; Boris Portieri, 17 anni, di Genova; Giuseppe Raschio, 21 anni, di San Michele; Luigi Santambrogio detto Gigi, 17 anni, di Casale Monferrato; Carlo Serretta detto Scugnizzo, 17 anni, partigiano della Brigata Garibaldi Piacibello.

Antonio Olearo faceva il garzone di un fornaio nel quartiere Borgo Ala. All’inizio della seconda guerra mondiale si arruolò nella Guardia di Frontiera e dopo l’8 settembre si unì ai partigiani in Val di Susa. Nell’inverno del 1943 tornò in Monferrato, raccolse un gruppo di giovani e fondò una banda da lui stesso capeggiata che si integrò nella Divisione Matteotti e diventò la Settima Brigata, tra le più attive della zona.

Il 14 gennaio 1945 la banda ed il suo comandante si rifugiarono a Casorzo, dove avvenne la cattura. Incatenati l’un all’altro, seminudi e scalzi, i prigionieri vennero obbligati a marciare nella neve sino al Mulino della Ghenza. Trasportati poi a Casale Monferrato vennero incarcerati e torturati. Processati e condannati, il 15 gennaio vennero obbligati a sfilare per le vie cittadine a piedi nudi nella neve tra le percosse e poi condotti alla Cittadella, dove vennero trucidati e dove ora una lapide li ricorda. A “Tom” venne anche negato l’abbraccio della madre, rinchiusa in una cella vicina e che era stata imprigionata proprio per snidare il figlio.

Sul selciato del poligono di tiro, all’interno della Cittadella di Casale, i loro cadaveri rimasero due giorni insepolti nella neve, sorvegliati dai soldati per impedire ai famigliari di celebrarne i funerali. Fu negato il permesso di recuperare le salme, sotterrate poi in un luogo anonimo nel cimitero cittadino, presto individuato e cosparso di fiori. Il funerale solenne avvenne solo nell’ottobre del 1945, dopo la Liberazione, quando i corpi furono riesumati e nuovamente sepolti.   


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Silvio Morando

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