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  • 21 gennaio 2012
  • Casale Monferrato

Casale, commercianti in ansia: sarà un 2012 nero?

L’onda lunga della crisi del 2008 non sembra aver placato la sua forza travolgente, tanto che molti esperti del settore individuano nell’anno appena cominciato, uno dei più neri dell’ultimo lustro. A livello strettamente locale, in città, alcune realtà, che ancora non “scendono nelle piazze”, sono estremamente preoccupate di come si evolverà la vita economica casalese. «I settori particolarmente in crisi - ci racconta il direttore dell’Unione Commercianti di Casale Piergiorgio Giordano - sono quello dell’abbigliamento in senso lato: calzature, accessori, oggettistica, regalistica, profumerie». La notevole sofferenza è dovuta al fatto che «i consumatori hanno sempre meno soldi da spendere». E la liberalizzazione degli orari d’apertura del decreto “salva Italia” potrebbe aiutare? «È inutile, i soldi da spendere mancano comunque». Questo è anche il risultato delle difficoltà del comparto delle aziende artigiane che «producono meno e hanno meno lavoratori dipendenti o sono costretti ad avere lavoratori dipendenti in cassa integrazione». Quanto è grave questa crisi da uno a dieci? Per Giordano potremmo posizionarci tra il sette e l’otto, complice anche la «restrizione creditizia delle banche», per il direttore è innegabile che «siamo in recessione». In questo quadro, ad aggravare la situazione, c’è il costo del carburante, cresciuto esponenzialmente nelle ultime settimane. La benzina, infatti, incide su entrambi i fronti: quello del consumatore e quello del venditore. «Il 90% dei prodotti viene trasportato su gomma» è il dato fornito da Giordano. Sotto accusa anche alcune pubblicazioni economiche che parlano di «saldi commerciali positivi»: «Traggono in inganno - dice il direttore dell’Unione Commercianti - è vero che molte attività aprono ma successivamente chiudono dopo aver fatto un po’ di debiti. E magari sono persone che hanno investito in quelle attività, i propri risparmi o una liquidazione». Un caso «eloquente» è quello del «centro commerciale La Cittadella, dove all’apertura si è registrato un più 50 o 60 attività… ma quante hanno resistito fino ad oggi?» Anche le proiezioni per il 2012 «non sono delle più rosee». Il commercio, conclude Giordano, «non è più l’Eldorado». Le liberalizzazioni? «No» Sulle liberalizzazioni delle professioni, da Casale arriva un coro di «no». Dopo le proteste dei commercianti per la liberalizzazione degli orari, abbiamo raccolto i pareri di artigiani e edicolanti, questi ultimi particolarmente preoccupati per il futuro della loro attività. Per i giorni di venerdì 27, sabato 28 e domenica 29 gennaio, era stato indetto uno sciopero delle edicole di tutta Italia contro la proposta del primo ministro Mario Monti e del Governo, poi rimandato in attesa di nuovi sviluppi, come ci spiega il titolare dell’edicola di piazza Mazzini, Roberto Mignanelli. Se la liberalizzazione dovesse essere attuata la situazione sarebbe drammatica, lamenta il giornalaio: «Saremmo costretti a abbassare la serranda definitivamente. Una mezza liberalizzazione c’è già negli ipermercati, ma se si potrà comprare il giornale anche al bar, allora le vendite nelle edicole caleranno drasticamente». Arrabbiato e allarmato anche Costantino Valcasser, edicolante di piazza Castello: «Monti dovrebbe dare un’occhiata alle dichiarazioni dei redditi dei giornalai. Pensa che guadagniamo tanto ma si sbaglia. Inoltre siamo una delle poche categorie che paga le tasse. Cambiamenti del genere vanno valutati con attenzione, ascoltando le parti interessate. Invece si arriverà allo scontro sociale, perché noi non molliamo. Per comprare quest’edicola ho speso fior di quattrini per la licenza. Potrei accettare la liberalizzazione se Monti mi concedesse uno sgravio fiscale di cinquemila euro all’anno per 20 anni. La liberalizzazione favorirà soltanto la grande distribuzione, mandando invece in crisi molte edicole. Ci sono giornalai che già ora faticano a guadagnare decentemente, perdessero anche solo il 10% delle vendite sarebbero costretti a chiudere. Poi, noi ci mettiamo la professionalità, stando qui al freddo dalle cinque del mattino e lavorando tutto il giorno. Sappiamo consigliare i clienti. Piuttosto, Monti faccia la riforma fiscale» si sfoga Valcasser. In allerta anche gli artigiani, che restano alla finestra osservando attentamente le mosse di Monti. A raccontarci il momento di incertezza tra i lavoratori è Giorgio Bragato, presidente del Cna casalese e provinciale (Confederazione Nazionale Artigiani). «Per ora non si hanno informazioni certe su cosa voglia fare esattamente Monti. La previsione è, comunque, che un’eventuale liberalizzazione possa penalizzarci. In questo caso, dovremo stare attenti a seguire le nuove norme, adattandoci al cambiamento per non subire sanzioni. Lunedì, ci sarà un incontro con il Cna regionale, per valutare bene le prospettive». Nessuna liberalizzazione, invece, per i bar: «Di fatto sono già attività liberalizzate - sostiene il barista Fabio Micheletti - per la licenza basta chiedere i permessi e viene concessa a chiunque».

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