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A Madonna delle Grazie per l'infernot dei Ravizza e il 'curatone'

A oltre 4 metri di profondità un suggestivo infernot, scavato sotto la deliziosa chiesetta della Madonna delle Grazie, è da tempo di proprietà della famiglia Ravizza. E’ formato da due ambienti diversi per superficie e profondità, ma entrambi con molti ripiani per le bottiglie. Alla prima camera, meno profonda dell’altra e con l’incisione del millesimo 1897, si accede da una ripida scala di collegamento coll’esterno. Era il luogo preferito (il suo “altar maggiore”) di don Ernesto Amisano, che venne portato in piazza con gli altri prigionieri e messo al muro sotto il tiro di una mitragliatrice nella drammatica rappresaglia dell’11 settembre 1944. Amante della buona tavola e del buon vino, grande e grosso anche di animo e bontà, era molto amato dai parrocchiani che lo avevano battezzato “il curatone della Madonna”.
Venne sostituito negli anni Cinquanta da don Leopoldo Boeri, l’ultimo ad occupare, fino alla scomparsa nel 1963, la “cappellania” della Madonna delle Grazie, istituita nel 1639 da Bernardina Rivalta vedova Beltrame.
La seicentesca chiesa fu testimone del triste fenomeno dell’abbandono dei neonati, che solitamente avveniva, come ricorda in “Rosignano Monferrato delle cose sulla storia” Camillo Cappellaro, nell’atrio della chiesa che offriva protezione al bimbo, prima della consegna alle autorità per le spese di mantenimento degli “infanti da latte e infanti da pane”.
Don Diego Bacino nel 1834 dava notizia dell’usanza di “pellegrinare” alla chiesa della Madonna delle Grazie con queste parole: “Anticamente si andava a questa chiesa processionalmente nella seconda festa di Pasqua, nel qual giorno per antico abuso si vendevano portugalli, vino, paste e vi si faceva Osteria con gran discapito della santificazione per cui Don Gandolfi abolì la processione”.
Ma la tradizione della “festa degli aranci” del lunedì di Pasqua fu ripresa al tempo di don Giovanni Bonelli, che fu parroco per oltre quarant’anni e che dedicò molte cure nel 1870 al piccolo santuario con la sistemazione della piazzola e la costruzione della gradinata di accesso.
E non possiamo concludere la storia della cappellania della Madonna delle Grazie senza ricordare il nome del primo successore di Don Bosco, il beato Michele Rua, in qualità di erede universale dei beni della chiesa acquistati nel 1871 dal cappellano don Baldassare Sartoris. Nel 1989 il complesso religioso venne acquisito dalla famiglia Ravizza che da generazioni abitava la cascina contigua alla chiesetta.
 
Dalla piccola chiesa
alla panchina gigante
Saliamo mercoledì a Rosignano sulla ripida strada interrotta per lavori dal semaforo rosso. Superiamo il cartello “Strà veja” e dopo il cimitero arriviamo in un altro cantiere per l’asfaltatura dello slargo davanti alla chiesa della Madonna delle Grazie, dove ci attendono Laura Ravizza e Vilma Barbano dell’omonima associazione.
Entriamo dall’atrio per gli esposti, all’interno della chiesa ammiriamo le decorazioni della volta e del presbiterio, oggetto di una pulizia da parte del villanovese Giovanni Bonardi, dopo gli interventi del 1999. Sotto ad una immagine di un santo un piccola incisione, forse indica un precedente intervento di Nino Campese. Sulla volta la Madonna e gli angeli ricordano gli Ivaldi.
La statua lignea della Madonna, venne riconsacrata il 2 giugno 2000 dal compianto mons. Germano Zaccheo, dopo il furto della corone e del Bambino (che non è stato sostituito).
Saliamo sulla galleria con la bifora, dalla quale piovono durante i matrimoni le piume d’oca... Nella piccola sacrestia si conservano alcuni degli ex voto, tra gli altri quello di Enrico Bonzano.
Dall’archivio della famiglia Ravizza emergono immagini storiche della chiesa con le statue nelle nicchie di facciata e degli ultimi cappellani.
Scendiamo poi nel profondo infernot, dove invecchiano le bottiglie della Vicara. Breve passeggiata, in mezzo ai vigneti, sulla antica strada che portava a Cella Monte, dove era nato Domenico Ravizza. La percorreva, diretto a Ozzano per il svolgere il suo lavoro di minatore. Ogni giorno faceva un pensierino sulla cascina Madonna, che alla fine dell’Ottocento riuscì ad acquistare, dando origine all’azienda agricola Vicara, una consolidata realtà con profonde radici nella cultura vitivinicola. Il nostro viaggio si concede una pausa nella grande panchina color rosso grignolino che verrà inaugurata domenica, la prima in Monferrato
Prima di riprendere la macchina e dribblare gli asfaltatori è duopo un saluto a babbo Alberto e mamma Camilla che riposano nel vicino cimitero.

FOTO. La chiesa oggi, la cartolina fa parte dell'archivio
 


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Silvio Morando

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