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A Valenza, a villa Il Calvario, storia e natura con l'ambasciatore Cerruti

Giovedì 13 giugno a Valenza al Centro di cultura di piazza Martiri è stato presentato un libro non in commercio ( su Vittorio Cerruti, un importante diplomatico italiano, valenzano d’adozione, la cui residenza era “il Calvario”, grande villa nei pressi di villa Pastore, ereditata dalla madre valenzana. Il Signore mi è stato largo di benevolenza e mi ha consentito di dedicare con grande affetto quanto potei alla Famiglia, alla Patria, a Novara diletta città natale di mio Padre e mia ed a Valenza, non meno cara città natale di mia Madre, ove trascorsi i giorni più sereni della vita”. Così scriveva Vittorio Cerruti in una lettera conservata all’Archivio Notarile di Novara, dove era nato il 25 maggio 1881. Il padre Carlo, noto avvocato novarese e fondatore della Banca Popolare di Novara, poi deputato e senatore del Regno, aveva sposato nel 1878 Giuseppina, l’ultima discendente di una delle più antiche famiglie valenzane. Pur vivendo a Novara, essi trascorrevano lunghi periodi nella casa materna e soprattutto il località Doglia San Zeno, nella villa di campagna “Il Calvario”, che fu un fermo punto di riferimento anche per Vittorio che fu ambasciatore in diverse capitali del mondo (Vienna, Pechino, Mosca, Rio de Janeiro, Berlino e Parigi) negli anni più drammatici della storia europea accanto ad una donna di qualità eccezionali, l’attrice ungherese Elisabetta De Paulay conosciuta a Vienna nel 1919 e sposata a Shangai nel 1923. Vittorio aveva due sorelle. Maria, la maggiore, sposa del conte Giovenale Davigo di Quittengo, la minore Lydia, moglie del conte Michele Serra, il cui omonimo nipote, giornalista e scrittore, così descrive il prozio. «E ricordo un signore alto, elegante, il cui aplomb austero era temperato dallo sguardo ironico. “L’ambasciatore”. Ma zio Vittorio era soprattutto il Calvario, la grande casa di campagna sulle colline di Valenza dove passai, da piccolo, molte domeniche. Non riesco più a visualizzare gli interni… Ricordo meglio il giardino: il grande piazzale di ghiaia, un’altalena dipinta di verde, un laghetto pieno di carpe, un viale di ciliegi che mi sedusse fino a una memorabile indigestione». E poco dopo aggiunge: “E ricordo, a pochi passi, una casa di mezzadri (mi pare si chiamassero Lenti, la famiglia Lenti), e un’aia piena di animali, irresistibile richiamo per un bambino che viveva a Milano. Cani, galline, oche, un enorme maiale e uno spettacoloso cavallo da tiro che si chiamava Mascarin, aveva zampe da colosso, coda e criniera così spesse che parevano di saggina, e la forza di un trattore… Zio Vittorio morì che ero ancora piccolo. Se rammento piuttosto bene la sua fisionomia, perfino certe espressioni del volto, significa che era una fisionomia forte. Già allora sentivo dire di lui, in famiglia, che era un uomo d’altri tempi”. Vittorio Cerruti è morto a Novara il 25 aprile 1961 e riposa nel cimitero di Valenza accanto alla moglie Elisabetta, scomparsa proprio nell’amata villa di campagna nel giugno del 1959. Grande parco con tomba longobarda Appuntamento alla stazione di Valenza con Carlo Dabene, storico valenzano e da tempo nostro consulente di livello (e amico). Siamo qui per il libro di Silvana Bartoli “Vittorio Cerruti e la moglie Elisabetta De Paulay”, appena pubblicato da Consorzio Mutue (Novara, 2013) e per respirare le atmosfere che vi vengono descritte. Con Dabene nostro consueto “Virgilio”imbocchiamo la circonvallazione e dopo diverse rotonde raggiungiamo una strada stretta dalla doppia intitolazione Vittorio Cerruti, passiamo accanto a Villa Accatino, un altro cartello ci indica la villa. La villa di campagna di Vittorio Cerruti si chiama “Il Calvario”, forse perché sorge vicino ad un antico convento dei frati (oggi cascina con cappella), che salivano processionalmente la collina come fossero sul Calvario. La strada vicinale si chiama Doglia San Zeno. Siamo in una riserva naturale speciale (citazione per le orchidee di Montariolo), nella prospiciente collina vediamo pure l’abitazione di Carlo Dabene. Entriamo. Nella villa hanno soggiornato ospiti illustri e importanti uomini politici. Ricordiamo anche il nipote Carlo Czaran Cerutti, figlio di Stefano, che qui produceva vino ed è stato uno dei fondatori dei Coppieri di Aleramo. La casa di campagna è stata ristrutturata dall’ing. Pippo Abbiati Reverdy. Ci raggiunge anche Claudio Lenti, orafo, che ci riceve per conto della proprietà. Molto bello il parco con piante antiche e statue-quinta (Quattro stagioni) che fotografiamo una per una già immaginando di farle scontornare a fianco del titolo. In una parte quasi nascosta si si conserva una tomba longobarda. Ma Valenza quanti angoli nascosti e di sogno possiede! VIDEO CON IL COMMENTO DI DABENE, IL PARCO CON LA TOMBA LONGOBARDA ILLUSTRATA DAL PROF: DIONIGI ROGGERO

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Veronica Spinoglio

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