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L'arcivescovo Ferrofino e la parrocchiale di San Michele - Il salvataggio di diecimila ebrei - Il ruolo di Quargnento

''La parrocchia di San Michele è stata eretta giuridicamente nel 1787, due anni prima della rivoluzione francese anche se la chiesa venne aperta al culto nel 1782. In quell’anno esisteva una pianura, o “piana”, bagnata dal Tanaro con diverse cascine che avevano un orizzonte circondato da una ghirlanda di paesi disposti ad arco da ovest a nord e ad est: Solero, Quargnento, Lu, Castelletto e Valmadonna. La vasta piana che si chiamerà poi “di San Michele” era popolata da una sessantina di cascine i cui abitanti, in mancanza di un vero e proprio centro civico e religioso, si orientavano per la vita spirituale verso alcune cappelle private, come la Grattarola e le Cornaglie, quando non si spingevano verso i campanili parrocchiali più vicini. A dire il vero c’era stata una chiesa dedicata a San Michele situata in riva al Tanaro, là dove oggi c’è la cittadella e che era stata abbattuta nel 1728 insieme con tutto il borgo, ossia tutto il gruppo di case che si chiamava Borgoglio. Abbattuto Borgoglio parte dei suoi abitanti si era spostato verso la “piana” ingrossandone la popolazione. Ormai occorreva una chiesa parrocchiale con il proprio cimitero vicino». Così si legge nella relazione storica di mons. Giovanni Ferrofino, integrata dall’attuale parroco della comunità, don Ivo Piccinini, e pronunciata con “brillantissima ed illuminata parola” dal nunzio apostolico di Haiti ed Ecuador, il 10 settembre 1982, in occasione del bicentenario della apertura al culto della chiesa parrocchiale della borgata di San Michele, dove egli era nato il 24 febbraio 1912 (cascina Guastavina). Ci pensò un sacerdote locale, don Carlo Mantelli, che scelto un luogo più vicino all’abitato, come ricorda Amante Barberis nella sua Storia di San Michele dalle origini ai giorni nostri (Tipografia Barberis, San Salvatore Monferrato 1980) “si accinse a fabbricare a proprie spese dalle fondamenta una chiesa nuova ad intento che la parrocchiale fosse di quel popolo, le diede inizio con un attiguo edificio del parroco, da lui anche condotto a buon termine”. Ma per mancanza di mezzi egli non vide la chiesa ultimata. “Si applicò a proseguire l’opera il sacerdote Bartolomeo Mantelli, di lui nipote e già della Congregazione delle Missioni (1774). Con l’aiuto dei parrocchiani e di altre pie persone egli portò quella chiesa al punto di poter essere officiata il giorno 17 novembre 1782. Parve allora all’Arciprete Don Chenna, Vicario Capitolare, giunto il tempo opportuno per erigerla in parrocchia, stante specialmente un legato di lire 220 annue, lasciato con suo testamento 5 agosto 1771 dal canonico Giovanni Bernabé di Gattinara a favore del parroco, e con suo decreto 29 marzo 1787 la eresse in parrocchia, fissandone i limiti e dotandola di redditi, sotto i titoli dei Santi Michele e Carlo. Senonché questa chiesa, che ad eccezione del presbiterio era mancante di volta e riparata da un soffitto di legno, non sfuggì allo zelo del vescovo Mons. D’Angennes, che prese particolare impegno per farla ultimare e la volle anche consacrata con riti solenni il 23 novembre 1828”. Oggi San Michele conta circa duemila abitanti, ha quattro chiese, un carcere, una grande rotonda, il casello dell’autostrada con la sede della sottostazione della Polizia Stradale, alberghi, linee ferroviarie, strade statali e provinciali, fabbriche, la sede regionale del gruppo di Protezione Civile, esercizi commerciali e aziende agricole. Qualche problema con l’acqua, ma tanta voglia di crescere per risolvere i suoi problemi. Dionigi Roggero 449-continua L'arcivescovo monferrino che salvò diecimila ebrei - Una conferenza di don Caputa allo "Yad va Shem" di Gerusalemme Venerdì funerali solenni ad Alessandria e poi benedizione e tumulazione a Quargnento per l’arcivescovo Giovanni Ferrofino, Nunzio apostolico in Ecuador e ad Haiti, che ha salvato circa 10.000 ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale nella sua attività di collaborazione con Papa Pio XII (lo testimonia ad esempio una sua recente intervista su you tube) La notizia ci porta, attraverso campi coperti di brina che sono l’insegna di un freddo inverno, alla parrocchiale di San Michele, frazione di Alessandria, dove il presule era nato 98 anni fa e dove è morto il 20 dicembre nella cascina Guastavina. Ci riceve gentilmente il parroco don Ivo Piccinini che conserva gelosamente la relazione storica che il prelato ha tenuto nel 1982 per il bicentenario della parrocchia. Finito il servizio come nunzio viveva in Camargue e Svizzera. Era appassionato di musica in particolare di organi storici e di fotografia ‘‘al ritorno dai suoi viaggi ero invitato a casa sua e mi illustrava splendide diapositive’’, dice il parroco. Diamo un’occhiata alla chiesa, ci incuriosisce una nicchia dove si conservano cimeli dei paracadutisti alessandrini che hanno scelto la parrocchia, dedicata a San Michele, il loro patrono; un cartello indica le principali battaglie ad incominciare da El Alamein. Fotografiamo in facciata lo stemma cardinalizio del card. Ferrofino. Ai lati del portale ci sono ancora i sacchetti di sabbia bagnati a ricordo di una mini alluvione della vigilia di Natale. Il parroco nel salutarci ci fa i complimenti per i Viaggi d’autore: ‘‘Ho il Monferrato sul comodino...’’. Una strada stretta e tutta curva ci porta a Quargnento. Prima tappa al cimitero, mentre il sole tramonta verso il Monviso e dove nella cappella della famiglia F. Zaio riposa temporaneamente la salma dell’arcivescovo in attesa della tumulazione ufficiale nella cappella di San Dalmazio della basilica minore (riconoscimento per il quale si era molto speso), come da suo desiderio espresso più volte. Il sole è tramontato di colpo. E’ buio pesto mentre torniamo da Fubine-Vignale. Una annotazione curiosa, avevamo saputo di don Ferrofino, noi monferrini spitulì, da don Caputa, studioso e diplomatico dimorante a Gerusalemme e li conosciuto recentemente, don Caputa aveva illustrato la figura del presule nel corso di una conferenza su Pio XII allo "Yad va Shem" di Gerusalemme. Luigi Angelino FOTO. La parrocchiale di San Michele (in facciata lo stemma di Mons Ferrofino), la chiesa di Quargnento che sarà l'ultima dimora del presule, il cimitero di Quargnento dove è stato tumulato provvisoriamente

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Marco Imarisio

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