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Intitolata al carabiniere ucciso in via Fani la piazza dell'arma
Oreste Leonardi nel cuore di Ozzano
La sorella Maria Grazia: “In questo paese ho tanti ricordi”

«Ringrazio di cuore il Comune di Ozzano Monferrato per aver voluto dedicare uno spazio pubblico importante come il piazzale della caserma dei Carabinieri a mio fratello Oreste. Qui, in questo paese, ho dei ricordi particolari: nacque mia sorella Rita, mio fratello e io giocavamo da bambini, all’inizio degli anni Trenta quando mio padre Ernesto comandava la caserma, al Lavello. Il mio ricordo va in particolare alla famiglia Bersano».
Così Maria Grazia Leonardi, sorella di Oreste, caposcorta di Aldo Moro ucciso dalle Brigate Rosse nel marzo del 1978 in via Fani, con voce rotta dall’emozione è intervenuta allo scoprimento della targa nell’ambito della cerimonia di sabato mattina ad Ozzano Monferrato. Ai lati della donna, due carabinieri in alta uniforme. Il sindaco Davide Fabbri, all’inizio della cerimonia, ha definito d’importanza storica l’episodio nel quale fu tragicamente coinvolto Oreste Leonardi: «Oreste bambino, al Lavello, tra il 1927 e il 1931, giocava tranquillo come i bimbi della sua età, ignaro del futuro che lo attendeva mezzo secolo più tardi. Sono orgoglioso di questa giornata, di questa cerimonia dedicata alla sua memoria. Valerio Morucci, uno dei brigatisti che spararono in via Fani si meravigliò del fatto che Leonardi, anzichè ripararsi dai colpi, proteggesse con il proprio corpo Moro...Forse non capì l’importanza di quel gesto».
Fabbri, tra i tanti messaggi giunti, ha letto quello inviato da Roberto Carlo Della Rocca, presidente dell’Associazione Vittime del Terrorismo. Poi, la girandola degli interventi istituzionali del viceprefetto Marco Di Giovanni, del vicegovernatore della Legione Carabinieri Piemonte-Valle d’Aosta col. Marcello Bergamini che ha sottolineato il rapporto umano tra Leonardi e lo statista pugliese che andava oltre la semplice appartenenza all’arma: «Oreste non era solo un carabiniere, era un uomo di fiducia della famiglia Moro tant’è che spesso passeggiava sul litorale di Terracina con in braccio la nipote di Moro». Interventi anche di Lino Petazzi, parlamentare della Lega, che ha sottolineato come alla Camera si sta progettando un piano di valorizzazione dei Carabinieri, di Domenico Ravetti, consigliere regionale, che ha aggiunto: « Moro era un uomo di dialogo tra soggetti politici differenti, un europeista convinto che pagò per questo con la propria vita. Ozzano ha fatto bene a dedicargli un luogo pubblico perchè i Carabinieri lavorano per dare sicurezza e offrire protezione sociale». Di «sicurezza, serenità e onestà dell’arma» ha parlato anche Giuseppe Iurato, in rappresentanza della Provincia, mentre a Sergio Favretto, avvocato casalese, è spettato il compito di fare alcune riflessioni: «Eliminare la scorta dello statista Moro, sparando e uccidendo, era il primo compito dei brigatisti, per poter poi avere il via libera per colpire il bersaglio. Leonardi, con caparbietà, protesse Moro e perse la vita. Un servitore dello Stato. Eravamo allora vulnerabili, ci fu però la reazione al terrorismo.
Negli ultimi anni sono stati pubblicati una ventina di libri sul caso Moro con nuovi contributi storici, tesi politici, testimonianze. Resta il fatto che Oreste Leonardi erse la vita in via Fani, in quel 16 marzo di quarant’anni fa». Sul palco numerosi sindaci con le fasce tricolori, rappresentanti di tutte le armi, gli alpini e le associazioni ozzanesi. Anche gli allievi della scuola media hanno preso parte alla cerimonia leggendo pensieri e riflessioni di personaggi storici.
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