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Un libro fotografico di memorie e una chiesa - pinacoteca a nuova vita

La memoria è identità e chi la perde cade nell’oblio. Oggi la società, affetta da un diffuso senso di indifferenza o peggio di rimozione del passato, è convinta che tutto ciò che sa di vecchio non serva più a niente e a nessuno. Invece la memoria è indispensabile per trattenere i nostri ricordi, conservando quelli più significativi, e non riguarda solo il passato, ma ci consente di progettare, sulla base delle esperienze di vita vissuta, il futuro. Coltivare la memoria è quindi importante e vitale a livello individuale e collettivo. E questo ha fatto il comune di Sala con il libro fotografico “Mi sun chi”, realizzato con cura da Zenobbia Luigina Bonelli, appena pubblicato, con il contributo della provincia di Alessandria, dalla cooperativa sociale Il Melograno di Bollate. Scrive in prefazione il sindaco Claudio Saletta: “Gente di Sala, ovvero come dimostrare l’amore per il proprio paese, per la propria comunità e l’attaccamento alla propria gente. Amore e appartenenza sono espressi in questo spaccato di storia narrato con le immagini, rappresentative di un tempo relativamente breve e contemporaneamente segnato da vorticosi mutamenti culturali, sociali, politici ed economici”. Gli fa eco il presidente della provincia Paolo Filippi che aggiunge: “Il fare memoria del passato di una piccola comunità è una tendenza che dimostra il radicamento della vita quotidiana di un tempo nelle generazioni che si susseguono nonostante la globalizzazione. Con questo spirito leggo o, meglio, guardo con attenzione e curiosità le foto che, pagina dopo pagina, narrano storie, ripropongono ambienti, documentano comportamenti di persone”. Del resto fin dall’antichità, con i graffiti delle caverne, l’uomo ha sempre espresso un forte bisogno di raccontare con le immagini gli eventi della vita quotidiana come la nascita, la morte, i matrimoni, le battaglie, la caccia e altre imprese. Naturalmente con la scoperta della fotografia questa antichissima raffigurazione della realtà ha rappresentato una rivoluzione radicale, fornendo all’uomo uno strumento più democratico, più fedele e meno elitario del disegno e della pittura. Peccato che spesso le fotografie non abbiano indicazioni precise sul luogo, sulla data, sull’occasione o sull’autore che l’ha scattata, privandoci delle informazioni necessarie per una precisa contestualizzazione e un sicuro riconoscimento. E così poco sappiamo dei soldati impegnati sull’Aspromonte alla ricerca del bandito Musolino, o delle lavandaie impegnate a fare il “sìa” alla Savoia, o ancora dei gruppi festanti di vendemmiatori con la fisarmonica, dei pellegrinaggi a Crea ed Oropa, dei battesimi, delle prime comunioni, dei matrimoni, ed anche delle feste di leva con la “Bersagliera”, delle gite a Venezia o delle prime vacanze estive al mare, ai laghi e ai monti. Insomma un bell’album fotografico che a ragione si può considerare un apprezzabile documento storico che senza alcuna pretesa di arrivare alla verità assoluta ci avvicina alla ricostruzione, quanto più possibile veritiera, dell’identità e della memoria personale e collettiva. Dionigi Roggero UNA RESTAURATRICE IRLANDESE (H. CULLY) DA CIOCCARO DI PENANGO A SALA Siamo un po’ i ‘‘colpevoli’’ nell’aver dato il ‘‘la’’ al sindaco di Sala Claudio Saletta a valorizzare la splendida ‘‘pinacoteca’’ della parrocchiale con restauri e opportuna illuminazione. Quindi con giustificato orgoglio venerdì saliamo al paese monferrino. Davanti alla chiesa c’è una piccola delegazione, con il primo cittadino (più moglie Lella e figlia Alessia che ''assoldiamo'' come fotografa) il presidente di Idea Valcerrina Gian Paolo Bardazza (a lui il merito delle sponsorizzazioni, leggi Crt) e Marie Hélène Cully, restauratrice irlandese dai profondi occhi azzurri e grande sorriso. E' arrivata in Monferrato dopo aver restaurato un quadro del Caccia-Moncalvo di proprietà Vanetti di Moncalvo. Si è innamorata della zona ("le colline ricordano la mia terra'') e oggi ha studio a Cioccaro di Penango. Ammiriamo subito nella navata di destra una trilogia di dipinti appena tornati (da Ciocaro) a nuova vita: “Madonna col Bambino, i santi Stefano e Antonio con le anime purganti” opera di Antonio Francesco Mellana (1737). “Era nero per il fumo delle candele e il riscaldamento”, commenta la restauratrice. Al secondo altare una “Madonna del Rosario” frutto di un lavoro di equipe tra Guglielmo Caccia (‘‘Il Moncalvo’’) e il suo allievo Giorgio Alberini. Molto realistico il San Pio V, sulla sinistra (ci ricorda il coevo quadro di Grana). “Il problema era grosse bruciature di candelabri sulle figure femminili e colature pittoriche di precedenti restauri”, chiosa ancora la restauratrice Terzo intervento per la “Madonna Assunta con san Francesco e Santa Caterina d’Alessandria’’, interamente de Il Moncalvo. “Il dipinto era velato, il restauro ha messo in luce anche uno sfondo paesaggistico montano dove si riconosce il Monte Rosa”. Complimenti e ci rivedremo alla presentazione ufficiale con un tour cacciano (da concludersi con muletta o bagna cauda a seconda della stagione, noi per ora concludiamo in Municipio per ammirare il lavoro svolto per ricavare funzionali locali e per scambio di libri: molto interessante quello fotografico sul paese, lo sapevate che la first lady era stata - meritatatamente - Miss Sala?) Luigi Angelino

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Marco Imarisio

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