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Chiude anche la Cementi Rossi - E' l'ultimo atto dell'epopea del cemento ozzanese - In Media center un servizio filmato

In silenzio e senza far rumore se ne sta andando l’ultimo baluardo dell’industria cementifera di Ozzano Monferrato. La Cementi Rossi nell’ottobre scorso ha spento l’ultimo mulino della linea per la macinazione e la creazione della farina di cemento diventando di fatto un enorme magazzino e punto vendita. Il 27 gennaio una lettera dal “capoluogo aziendale” di Piacenza ha reso nota l’intenzione di voler chiudere definitivamente lo stabilimento ozzanese che al momento conta 12 operai. La decisione presa dal consiglio di amministrazioni è stata motivata dalla scarsa competitività dello stabilimento sul mercato. Al momento non ci sono ancora date precise per quanto riguarda la chiusura dei cancelli, né per il futuro degli operai e nemmeno per il futuro di tutto l’impianto. Tutto è ancora da discutere ma la certezza dell’uscita di scena di Cementi Rossi dal palcoscenico ozzanese è praticamente sicura. Il giorno chiave per capire cosa ne sarà dello stabilimento di Ozzano e dei suoi dipendenti sarà martedì 16 febbraio, con un incontro a Casale per la trattativa sulla procedura di mobilità. Parteciperanno Giuseppe Gallinari direttore del reparto risorse umane di Cementi Rossi, le rappresentanze sindacali e Confindustria. Al momento non ci sono certezze ma secondo il direttore dello stabilimento ozzanese Roberto Albieri «c’è la speranza di una continuità». Continuità che non prevede la partecipazione diretta di Cementi Rossi. L’Amministrazione comunale ha manifestato la volontà di voler seguire da vicino la vicenda «per tutelare nel miglior modo possibile - dice il sindaco Davide Fabbri - il futuro di questi dodici lavoratori che rappresentano dodici famiglie». Il primo cittadino conferma di aver avuto un contatto telefonico con Piacenza e di aver riscontrato la volontà da parte dell’azienda di voler tutelare i lavoratori. Andrea Atzeni dipendente Cementi Rossi Ozzano e Rsu della CIGL aggiunge: «L’umore non è dei migliori però siamo abbastanza fiduciosi e ottimisti per alcune voci che sono trapelate. Speriamo che finisca questo periodo e che possa cominciare una nuova storia per tutti noi. Non ci resta che aspettare l’incontro del 16 febbraio». Di secondaria importanza rispetto al divenire dei lavoratori è anche il futuro dello stabile che se abbandonato, anche solo parzialmente, rischia di diventare l’ennesimo pezzo di un’archeologia industriale di cui Ozzano è già ben fornito. Il rischio infatti, è l’abbandono di un plesso che conta oltre 40 mila metri quadri di estensione, una vera e propria cattedrale nel deserto che con il tempo rischierebbe di diventare un ecomostro. L’esempio Ozzano c’è l’ha sotto gli occhi con l’ex Cementifera Bergamo e la Milanese Azzi, quest’ultima ora di proprietà di Italcementi, entrambe in totale stato di abbandono fagocitate dal tempo e dalla natura. Lo stabilimento Rossi sembra poter avere un destino diverso: poco meno di due anni fa sono stati fatti diversi interventi di manutenzione. Un segnale che potrebbe dunque far sperare in una continuazione dell’attività magari con l’impiego del plesso (e degli operai) in altri campi industriali. La chiusura della Cementi Rossi è anche il sinmbolico epilogo di un'epopea peraltro già finita da anni. Nei tempi d'oro del cemento, Ozzano era cresciuta da 1000 a 3400 abitanti e contava 112 attività commerciali.

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Enea Morotti

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