A Ponte Sesia torna l'incubo del piromane: due auto incendiate. Allarme annegato: tutto falso
di b.c.
Il piromane di Ponte Sesia è tornato in azione. Mercoledì pomeriggio infatti due autovetture sono state distrutte da un incendio di natura dolosa.
Si tratta di una Ford Ka e di una Fiat Grande Punto, di proprietà rispettivamente di Pietro Gaviati e Cristina Ferraro, entrambi di Mortara. Erano parcheggiate da qualche ora una di fianco all’altra, distanti non più di un metro e mezzo, all’ombra, sulla sponda destra del fiume, quando, poco dopo le 15, le fiamme si sono alzate al cielo. Lo scoppio degli pneumatici ha richiamato l’attenzione dei proprietari che sono accorsi precipitosamente: purtroppo i veicoli erano già completamente avvolti dal fuoco.
È partita una richiesta di soccorso ai Vigili del Fuoco e sul posto sono giunti i pompieri del distaccamento di Casale che hanno spento l’incendio: delle autovetture però sono rimaste solo le carcasse.
Dai primi accertamenti è emerso che le cause del rogo non sono accidentali.
Un fenomeno quello dell’incendio doloso di vetture che da qualche anno a questa parte si ripete regolarmente con l’inizio della stagione estiva e l’arrivo dei bagnanti sulle sponde del Sesia. Almeno una mezza dozzina i veicoli che hanno fatto la stessa fine. E per il momento il piromane rimane impunito.
Le acque del fiume a Ponte Sesia, una trentina di ore prima, erano state teatro di un altro grave episodio di cronaca, nel caso specifico di un procurato allarme. Verso le 9,30 di martedì, al centralino dei Vigili del Fuoco di Pavia è giunta una telefonata dove una voce maschile annunciava che un uomo era caduto in acqua e stava annegando. «Lo sto seguendo con lo sguardo, fate qualcosa».
È scattato l’allarme e si sono alzati in volo gli elicotteri dei Vigili del Fuoco, decollato dalla Malpensa, e del 118, mentre i pompieri con i gommoni scandagliavano le acque del fiume - peraltro particolarmente limpide - nel tratto compreso tra la confluenza con il Po e fino dopo Langosco, perlustrando entrambe le sponde, senza risultato. Nel frattempo i Carabinieri di Candia, al comando del maresciallo Verdiglione, giunti anche loro sul posto, eseguivano ulteriori accertamenti che si protraevano fino al pomeriggio quando è stato evidente che si trattava di un falso allarme.
I militari avrebbero accertato che la chiamata sarebbe partita da una cabina telefonica di un paese della zona e stanno indagando per identificare l’autore del procurato allarme.