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  • 15 aprile 2021
  • Casale Monferrato

Confcommercio

«Noi vogliamo riaprire. Vogliamo riaprire in sicurezza»

La protesta del mondo della ristorazione

Un'immagine di via Roma a Casale Monferrato in zona rossa

«Centocinquanta rappresentanti territoriali a Roma e migliaia di persone collegate da ogni parte d’Italia, anche dal nostro territorio, per offrire la propria testimonianza. Il mondo della ristorazione, devastato dalla crisi, ha lanciato ancora una volta forte il suo grido, poco meno di sei mesi dopo #SiamoATerra, la manifestazione organizzata in 24 città con la partecipazione di migliaia di imprenditori per chiedere al governo una data certa per le riaperture».

È il bilancio di Confcommercio della manifestazione di protesta promossa a sostegno del mondo della ristorazione: «Una data certa per le riaperture: questo il tema centrale dell’Assemblea straordinaria “in piazza” della Fipe che a Roma, nella cornice di piazza San Silvestro, martedì 13 aprile, ha voluto testimoniare la sua vicinanza a tutti i lavoratori del settore».

Nel suo intervento Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, ha ribadito l’impegno della confederazione per ottenere dal governo risposte rapide «e mai per rallentare il passo». Il pensiero del presidente è andato «alla situazione attuale ricordando l’impegno di Confcommercio per ottenere indennizzi a fondo perduto immediati e rafforzati perché se non si sopravvive oggi, non c’è futuro domani. Ci siamo impegnati per spostare a lungo termine tutti quei costi, oggi insostenibili, che gravano sulle imprese. Penso alle tasse e alle tasse locali. Penso ai finanziamenti. Penso agli affitti. Penso alle bollette». 

Per il presidente questo vuol dire «non rinunciare mai al dialogo, non rinunciare al confronto. Significa non stancarsi nella proposta puntuale. Le vostre, le nostre ragioni sono quelle di un mondo che non potrà mai essere compensato per quello che ha perso, ma deve essere riconosciuto per quello che vale e per quello che è in grado di dare. Le vostre ragioni sono quelle di chi vuole ripartire e lo vuole fare da domani. Perché il futuro non (si) chiude. Ci dicano, una volta per tutte e ce lo dicano con i numeri se le nostre attività sono davvero quelle che vanno chiuse per prime e per troppi mesi. Ce lo dicano e ce lo spieghino bene. Perché noi vogliamo riaprire. Vogliamo riaprire in sicurezza. Perché la risposta all’emergenza solo con “più chiusure” è ormai una scelta insostenibile dal punto di vista economico e dal punto di vista sociale. Ogni giorno di chiusura in più, è un metro di deserto che avanza nelle città italiane. Ed è un pezzo di futuro che si sgretola nell’identità del nostro Paese. Noi siamo qui per il futuro. E il futuro parte da un piano vaccini coordinato, diffuso, tempestivo e soprattutto senza incertezze. Perché l’incertezza è il peggior nemico. Siamo per i vaccini e siano per il passaporto vaccinale, che resta il prerequisito della normalità. L’incertezza non ci fa programmare, taglia le gambe al futuro».


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