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Processo amianto chiesti risarcimenti per cinque miliardi. Nella lista della difesa 3500 testimoni? Il dibattimento rischia di essere soffocato

Cinque miliardi di euro di richieste di risarcimenti per i danni causati dall’amianto. È la stima complessiva degli indennizzi richiesti dalle parti lese, dagli enti e dalle istituzioni per i guasti causati dalla fibra killer emersa ieri, lunedì, a Torino dove si è svolta la seconda udienza dopo quella di avvio che si era celebrata lo scorso 10 dicembre. Danni irreparabili, incalcolabili per chi ha perso la vita e per i suoi familiari che presentano però ora il conto ai presunti responsabili, danni più agevolmente quantificabili per gli enti che hanno sostenuto spese per causa dell’amianto: 2 miliardi richiesti dall’INPS, altri 2 dalle parti civili (in media circa un milione di euro per ogni vittima), 245 milioni dall’INAIL e poi gli enti locali e le associazioni. Assenti gli imputati Un’altra volta assenti gli imputato, lo svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne indagati dalla Procura di Torino per disastro colposo e inosservanza delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro. Poi l’appello dei rappresentanti delle parti citate in giudizio come responsabili civili, mentre per le parti offese - quasi 3000 – visto che sarebbe stato impossibile nominarle tutte, il magistrato si è limitato a fare l’appello degli avvocati. Aula 5 e Aula1 Le nuove costituzioni di parte civile vengono effettuate nell’Aula 5, una decina si stima, e nell’Aula 1 il processo prende avvio dando la parola agli avvocati delle società svizzere e belghe, della presidenza del Consiglio e dell’Unione Europea, chiamate in causa come responsabili civili, vale a dire come coloro che potrebbero essere un giorno chiamate a risarcire coloro che hanno subito i danni. Per la difesa 3500 testimoni? Circa 3500 i testimoni che la difesa intende presentare, evidenzia il consigliere regionale Alberto Deambrogio che esprime la preoccupazione che il processo possa risultarne soffocato, mentre la Procura presenterà una lista di un centinaio di testi e consulenti. Responsabili? Nessuno... Una responsabilità ricusata da tutti i soggetti citati: le cinque società svizzere che gravitano intorno a Schmidheiny (e che hanno sede nel cantone di Glarona) - Eternit Schweiz AG, Amindus Holding AG, Bacon AG, Anova Holding AG, Ametex AG, - mentre Etex Group - che fa capo al barone belga De Cartier e ha sede in Belgio - intende dimostrare la propria estraneità ai fatti nel corso del dibattimento. Questioni dotte e formali Molte le questioni puramente formali o squisitamente giuridiche sollevate. Per esempio i tempi e le modalità delle notifiche, puntualmente rintuzzate dagli avvocati delle parti lese. Anche lo Statoe l'UE si chiamano fuori Nessuna responsabilità secondo l’avvocatura dello Stato neppure da parte della presidenza del Consiglio dei Ministri citata in giudizio da una cittadina originaria di Casale e patrocinata da un avvocato di Latina. Una chiamata in causa non ammissibile secondo il legale che tutela gli interessi della Presidenza del Consiglio responsabile secondo la ricorrente per omissione sul controllo relativamente alla adozione delle cautele sul lavoro, «che però non competono allo Stato ma al datore di lavoro». Mentre l’omissione delle direttive comunitarie non sussisterebbe in quanto successive (l’emanazione risale al 2003) ai fatti citati. Un miliardo di risarcimenti dall’UE? Anche l’Unione Europea, citata in questo processo per un miliardo di euro con la motivazione della «scarsa incisività nelle direttive adottate in materia di protezione dei lavoratori del settore amianto e per non avere vietato in modo assoluto utilizzazione dell’amianto» ribatte attraverso i propri legali affermando che il tribunale di Torino non sarebbe competente in materia in quanto «la giurisdizione è di esclusiva competenza della Corte di Giustizia». Inoltre non esisterebbe «alcuna competenza a legificare dell’UE nelle materie di sanità e salute» compito che è in capo agli stati membri. Infine l’UE – ha affermato il legale - non poteva vietare l’utilizzo dell’amianto «ma solo adottare una direttiva di indirizzo della legislazione degli stati membri». E se si usasse il buon senso? Tante le questioni giuridiche e tecniche sollevate in aula dai legali a fronte delle quali il pm Raffaele Guariniello – artefice della sconfinata inchiesta che ha portato alla imputazione di Schmidheiny e De Cartier - ha chiesto di non accogliere le richieste di esclusione, ponendo un interrogativo che ha riportato il ragionamento nel solco del buon senso: «Il giudice può fare in questo momento processuale una valutazione nel merito? A me non sembra possibile... si tratta di ragioni che devono formare oggetto di accertamento nel corso del dibattimento». Insomma come si fa a fronte di questioni tanto complesse a decidere preliminarmente se escludere dei soggetti che alla luce degli accertamenti che solo il processo potrà svolgere potrebbero infine risultare effettivamente responsabili? La parola alla difesa?, No, rinviamo Compiuti dunque gli adempimenti relativi alla costituzione delle parti – d’ora in poi non ci sarà più la possibilità di costituirsi come parti civili – il presidente Casalbore ha aperto la fase della opposizione alla costituzione delle parti civili, ma gli avvocati della difesa hanno chiesto di rinviare all’udienza successiva dell’8 febbraio, trattandosi di questioni complesse e articolate. Rinvio concesso dal presidente con l’avvertenza - però - che dalla prossima udienza si lavorerà a ritmo decisamente più elevato. Nelle foto: il pm Raffaele Guariniello, il presidente Giuseppe Casalbore e il passaggio al metal detector all'ingresso in tribunale

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