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L’olio monferrino dei 1200 ulivi sui colli di Patro

Quando sulla collina di Patro di Moncalvo sorse il primo uliveto, quindici anni or sono, la scelta di mettere a dimora alberi tipici del litorale ligure o di terre più a meridione apparve quanto meno insolita. Eppure Valentino Veglio, di professione autista, con uno spiccato interesse verso l’olio, ne era convinto e, con il padre Piero e la madre Gilda, la scelta di “tentare” la strada dell’olivo” prese piede. Dovevano solo essere poche decine di piante ma poi, visto l’entusiasmo scatenato da una conversazione con l’allora assessore provinciale all’Agricoltura che aveva coinvolto esperti ed universitari, diventarono 450. Era il 1997. Prima di allora le uniche tracce erano le memorie di alcuni ulivi antichi che sorgevano a Madonna dei Monti e a Cascine Capri, oltre ad alcune corrispondenze toponomastiche come la Strada Oliva fra Grazzano e Ottiglio o il Monte Oliveto a Ponzano. Oggi, sui terreni sopra la Cascina Coletto dove sorge l’azienda Veglio, gli ulivi son circa 1.200 e le piante messe a dimora prima del 1998 sono state riconosciute dalla Comunità Europea come prova che anche in Piemonte l’olivicoltura è presente. Dalle pendici dell’assolata collina di Patro, gli ulivi, sorvolati talvolta da voli di poiane, guardano rigogliosi il dirimpettaio abitato di Moncalvo, protetti dalla collina a nord e ben esposti al sole verso sud e ovest. Condizioni, queste, ottimali per l’olivicoltura in zone non propriamente miti come il Monferrato dove pure esistevano piante ultracentenarie come l’ulivo alla Tenuta La Tenaglia, a pochi passi da Crea, dalle cui ricerche sul DNA presso l’Università di Padova, la famiglia Veglio ha tratto le basi per la messa a dimora degli ulivi destinati a dare vita all’olio “Origini” nel 2005. In questo caso si trattava della cultivar del Frantoio, presente negli uliveti dell’Azienda Coletto insieme a tante altre varietà come Leccino, Pendolino, Ascolana, Grignan o Carbonella. Le varietà possono incidere sulla produzione ma forse più ancora le pratiche agrarie. Da quando gli ulivi si sono affacciati sulla panoramica balconata della collina di Patro, non sono mancate le visite: «Persino la delegazione dell’associazione nazionale di assaggiatori dell’olio d’oliva del Giappone», dice Valentino Veglio. Fra le mete delle visita non soltanto gli uliveti ma anche il piccolo laboratorio creato nella cascina dove l’olio viene portato dopo il trasporto delle olive ad Albenga per passare dal frantoio e tornare “trasformate” in “extravergine piemontese” e da novembre, il nuovo olio è pronto, con la solita acidità molto bassa che lo contraddistingue. Quali gli abbinamenti gastronomici? Certamente la carne cruda battuta al coltello, piatto della tradizione culinaria moncalvese invernale. I più fantasiosi hanno addirittura creato il gelato di olio piemontese.


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Beppe Sartirana

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