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Interviste a Piero Amarotto, Nicola Mecca e Patrizia Grossi

I ristoratori casalesi: moderatamente soddisfatti ma c'è da lavorare molto

Il settore, dopo la chiusura forzata per il covid, guarda avanti

Tiepidi i commenti dei ristoratori casalesi che hanno riaperto in settimana. Si dice relativamente soddisfatto dell’impatto con la riapertura della ristorazione Piero Amarotto, dell’omonima Osteria di via Cavour.

«Sabato, a pranzo, ho avuto qualcuno, la sera erano presenti una quindicina di persone, domenica l’andamento è stato discreto. Le distanze, qui da me, ci sono, i tavoli sono già pronti senza doverli apparecchiare». Il locale può contare sulla presenza del déhor interno, una valvola di sfogo: «Sono comunque fiducioso, bisogna lavorare e continuare sulla strada maestra della ristorazione senza fermarsi a pensare, a fare elucubrazioni che non servono».

Nonostante la chiusura dovuta al covid-19 Amarotto non ha lasciato a casa nessuno: «Il mio staff operativo è d’impronta famigliare. Ero preparato a tutto, siamo stati sicuramente penalizzati, ci vorrà del tempo per potersi riprendere, la città ha fatto la sua parte».  All’Osteria Amarotto mancano i clienti svizzeri e lombardi, quelli che per consolidata tradizione sono di casa. In estate, Amarotto si occuperà della cucina in una location in parallelo a quella di via Cavour: I Castagnoni, relais nel territorio di Rosignano Monferrato, dimora storica risalente al 1742. 

Nicola Mecca, titolare dell’Accademia Filarmonica dello storico Palazzo Gozzani di via Mameli, ha riaperto dopo il lockdown commenta: «Sabato ho ricevuto una forte dimostrazione d’affetto da parte dei miei clienti. Già giovedì ho annunciato la riapertura sui social. I clienti hanno voluto riaprire con me, aspettandomi e questo rappresenta un bel segnale».

«I cittadini - dice Mecca - non è mentalmente pronta; è comunque importante lavorare con la mia équipe. Il settore continua ad accusare problematiche, è in perdita, almeno contiamo di raggiungere il pareggio. La gente è propensa a girare la città, ma a venire al chiuso lo è ancora poco».

Patrizia Grossi, Hotel Candiani, non esprime troppo ottimismo. Almeno per il momento. «Sabato abbiamo avuto qualcuno ma la situazione è ancora troppo tranquilla. La gente è disorientata, non capisce, è confusa: adesso è stato emanato un nuovo decreto che obbliga a tutti di indossare le mascherine. I tavoli sono grandi, non c’è bisogno di osservare il distanziamento, i locali abbondano, c’è lo spazio esterno». Per quanto riguarda i malati di covid-19 dimessi dall’Ospedale che avrebbero dovuto trascorrere la convalescenza al Candiani prima di rientrare nelle proprie abitazioni, la Grossi dice: «Per il momento non è ancora arrivato nessuno».


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