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  • 20 settembre 2019
  • Casale Monferrato

Lino Gaffeo: «Un piccolo sforzo per alimentare la nostra voglia di fare calcio nel rispetto delle regole»

L'inizio di campionato, ma soprattutto la "mano pensante" del giudice su tre giocatori dopo la gara a Vado Ligure. Sulle questioni interviene Lino Gaffeo, patron del Casale Fbc. Ecco la lettera aperta:

Ho riflettuto a lungo prima di mettere per iscritto ciò che sente il mio stato d’animo. Non tanto perché ci si trovi di fronte ad una situazione drammatica; quanto per il fatto che questo inizio di stagione (e i fatti di domenica scorsa) rischiano di far passare al mondo del calcio – in tutte le sue componenti, anche istituzionali – il messaggio che il Casale sia una squadra refrattaria ad ogni rispetto delle regole di gioco. Questo non è vero. Lo garantisce la passione che vedo in ogni collaboratore fino ai giocatori e allo staff, nello svolgere il lavoro.

La mia amarezza nasce dal fatto che nel calcio, specialmente il nostro di serie D, le società – tutte la società – devono ogni stagione far fronte a spese sempre più onerose (vedi quest’anno una composizione dei campionati che ha suscitato nel Casale e in tutte le società coinvolte molte perplessità) al fine di alimentare ciascuno il proprio sogno, raggiungere i propri obbiettivi quali essi siano.

Chi mi conosce sa quanto io ci tenga all’immagine della società e al senso di “famiglia” a me tanto caro; sa quanto siano importanti per me il rispetto delle regole in campo e fuori. E’ un obbligo dal quale nessuno si deve sottrarre, e per nessuno intendo anche coloro i quali sono preposti alla vigilare in campo sul rispetto dei tali regole. Non intendo assolutamente entrare nel merito di quella che i media hanno definito “mano pesante” del giudice sportivo e nemmeno avanzare lamentele nei confronti di chi, sul campo, agisce in tal senso.

Chi lo fa è pur sempre una componente imprescindibile del gioco dal calcio. Tuttavia – questa è una mia riflessione – vorrei tanto che la regola del buon senso fosse talvolta applicata in egual misura quanto il regolamento nudo e crudo. Mi si potrebbe obbiettare: “Lino Gaffeo, ma cosa intendi quando parli di buon senso?” Sono consapevole che la risposta non è semplice. Provo con un aneddoto che mi è stato raccontato tempo fa.

Il Rugby è uno sport di contatto, spesso brutale. Nigel Owens, è stato uno tra i “grandi del fischietto” quindi, preparato a trovare soluzioni a situazioni di particolare aggressività. Durante una partita tra due club professionistici inglesi scoppia una rissa. Anziché sventolare cartellini (come avrebbe potuto fare, forte del regolamento) adotta una diversa strategia; convoca tutti e trenta i giocatori attorno a sé e dice “Non siete dei bambini cresciuti, siete adulti e da adulti dovete comportarvi. E da adulti vorrei trattarvi". Dopo la “paternale” il gioco riprende. Ma senza andare troppo lontano: in certe partite di calcio avvengono contrasti vigorosi, in risposta dei quali l’arbitro adotta talvolta, soluzioni diverse dall’immediata sanzione disciplinare. Per me buon senso significa questo: perché possono esistere tante soluzioni a un problema e la capacità di chi deve decidere talvolta sta proprio nel cercare la strada meno diretta e facile.

Certo il calcio non è il rugby, ma se noi abbiamo il dovere di facilitare il compito agli arbitri - al netto di provvedimenti disciplinari giusti, che accettiamo – un piccolo sforzo di buon senso aiuterebbe tutti, avrebbe un più efficace impatto “educativo” e, in ultima analisi, faciliterebbe il nostro lavoro per alimentare la nostra voglia di fare calcio nel rispetto delle regole. E anche del buon senso.


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