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  • 04 giugno 2017
  • Casale Monferrato

Aimaro Isola al “Leardi”: sarà la fine del disegno?

Si è parlato di “Disegni, architettura e paesaggi giovedì 1° giugno all’Istituto Tecnico Leardi, dov’è stato ospite e relatore l’architetto Aimaro Isola. Tra i suoi lavori più noti, realizzati con Roberto Gabetti, in Piemonte sono: la Casa Paravia (piazza Statuto, Torino), la Borsa Valori (sempre a Torino), il Palazzo di Giustizia ad Alba, complessi residenziali, progetti urbanistici e ristrutturazioni artistiche; insieme, i due architetti, si sono occupati anche di architettura religiosa, con particolari concezioni di ricerca. Isola è professore Emerito del Politecnico di Torino, è Accademico Nazionale dell’Accademia di San Luca a Roma e Accademico Nazionale dell’Accademia delle Scienze a Torino. Isola ha altresì ricevuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale. «Mi sento a cavallo di un crinale con una gamba da una parte e una dall’altra» ha esordito Isola presentato dal dirigente scolastico Nicoletta Berrone. Un’apertura che è stata riflessione sui cambiamenti importanti, e per certi versi radicali, intercorsi negli ultimi decenni, in cui la tecnologia e le scienze hanno conquistato il campo spazzando via l’arte che, nella storia, ha plasmato la bellezza che ha vissuto dell’architettura del disegno. «Da una parte ci sono i disegni, le matite, i colori e i pennelli, dall’altra elettroni e computer». Ha così parlato della fine del disegno Isola, inserendola all’interno di un contesto generale e globale del concetto fine di tutto ciò che è stato cancellato da ciò che è e, ancor più, ci sarà. Secondo il pensiero di Arthur Danto, critico d’arte americano, «l’arte non è più legata all’uomo e le forme tradizionali dell’arte non appartengono più all’arte contemporanea. La grande arte di un tempo si collocava in uno spazio metafisico che andava al di là delle cose». E così il monito a riflettere e a decidere su come vivere l’immagine degli ambienti e della realtà che ci circonda, ricordando che «sempre dovrebbero viaggiare insieme andando nella stessa direzione perché un disegno non è solo un gioco, ma è decidere cosa saremo». E poi ancora: «Gli strumenti del disegno col tempo cambiano e diventano più taglienti verso la purezza». Dai greci ai romani, dal Rinascimento all’Umanesimo ripercorrendo le forme del Barocco e le espressioni dell’Illuminismo, in cui si stacca l’unità dei saperi, talvolta scandito da coraggiose divagazioni futuriste, il disegno è sempre stato l’arte dell’ascolto e del dialogo con il contesto in cui prendeva forma. «Umanisti e scienziati dovrebbero comunicare dobbiamo staccarci dalla visione soltanto tecnica del progetto e considerare coesione con il paesaggio. Ecologia e tecnologia devono viaggiare insieme».

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