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Intervista
«Anche in lockdown "taglio" costumi per un cinema che resiste»
Mattia Bionda, sarto e costumista

“Chi è il miglior artista vivente del Monferrato?” Lo abbiamo chiesto ancora una volta ai casalesi su Facebook e le loro risposte sono state una miniera d'oro: c'è un commediografo argentino che vive a Sala, un pianista casalese nei club di Las Vegas, una ragazza che fa azulejos a Ottiglio e in tanti ci hanno ricordato maestri indiscussi di cui dovremmo parlare.
Poi qualcuno nomina Mattia Bionda, sarto, tagliatore, costumista. Un'occhiata alla biografia e scopriamo che il suo nome è nei titoli di coda di alcune tra le maggiori produzioni cinematografiche del decennio. Non c'è partita: la 39ma puntata di “Quaranta in quarantena” è per lui, un'eccellenza italiana senza la quale la magia del cinema, non sarebbe la stessa. E oggi abbiamo un disperato bisogno di magia. Pronti, Ciak, Azione!
Il lockdown l'ho passato per lo più a Roma, dove vivo, con mio marito Luca, due gatti e un cane. Per fortuna abbiamo una casa con un grande terrazzo che abbiamo sfruttato fino maggio - Ci racconta rispondendo alla domanda con cui rompiamo il ghiaccio – Qui l'emergenza è stata vissuta con meno ansia rispetto al Nord, però tra tutti i miei amici a Roma e in Europa, io ero quello più preoccupato: i miei genitori vivono a Casale e conoscevo gente che è stata male. Alla fine dell'emergenza, quando con mio marito siamo venuti a trovarli, ho notato, che invece proprio a Casale la gente rispettava meno le norme su mascherina e sicurezza. Smentendo i luoghi comuni i Romani sono stati molto più ligi alle regole”.
Sul piano professionale Mattia racconta invece di un cinema che ha applicato la dura legge dello spettacolo. “Abbiamo passato il lockdown lavorando: a dicembre ho cominciato un incarico per una serie della HBO in produzione tra Londra e New York. Insieme alla sartoria Tirelli ho dovuto preparare i costumi utilizzati per attrici e le comparse. L'approccio degli americani è stato diverso dal nostro; dapprima hanno pensato che la cosa si sarebbe risolta in fretta, poi hanno ridotto il personale e si sono anche parzialmente fermati, ma a noi chiedevano sempre di continuare a produrre il più possibile. Abbiamo lavorato 12-13 ore al giorno fino a che non abbiamo consegnato l'ultimo pezzo ad agosto. Davvero non ho sentito la noia”.
Da queste parole mi rendo conto che con Mattia ho pescato il jolly: il titolo della serie della HBO non lo rivela neanche promettendogli una fornitura a vita di Krumiri (“ho un blindatissimo accordo di riservatezza”), ma ora voglio sapere tutto sui prossimi film, manco scrivessi per Variety. Ci accontenta. “A settembre sono partiti progetti enormi, le produzioni hanno ripreso a pieno ritmo con regimi di sicurezza altissimi. Gli americani hanno attivato un protocollo che chiamano 'the bubble', la bolla: attori e troupe sono segregati tra set e l'hotel, senza contatti con l'esterno. E' comprensibile: un caso positivo mentre si gira significa interrompere un film per 10 giorni e il danno può superare le centinaia di migliaia di euro al giorno. Io, finito il lavoro con la HBO, ho cominciato un musical su Cyrano de Bergerac girato in Sicilia. Per un meso ho passato mezza settimana a Roma e mezza Londra: tamponi ogni tre giorni e il maggior distanziamento possibile. Anche se nel mio caso è complicato: capita che con il mio staff di sartoria si debba lavorare sullo stesso abito nello stesso momento. Non è un problema solo mio: anche se tutte le troupe fanno quasi quotidianamente tamponi e sierologici molte produzioni devono interrompersi di continuo. Basta una comparsa trovata positiva dopo essere entrata in contatto con il reparto trucco e bisogna isolare tutti. Le problematiche sono tali che le major stanno valutando di interrompere o rimandare molti progetti. Il mio lavoro procede, ma ho colleghi che sono fermi da marzo e le maestranze del settore sono in ginocchio”.
Quindi cosa ci aspetta? Un anno di repliche di “Una poltrona per due”?
“Sono speranzoso, il mondo del cinema è una macchina dove girano tantissimi soldi. In questo periodo il 90% della popolazione mondiale vive di canali streaming che hanno necessità di essere sempre produttivi: lasciare in stand by milioni di dollari per loro è una perdita. Sono sicuro che troveranno una soluzione”.
Va bene l'ottimismo a livello globale, ma Mattia ha sempre vissuto almeno 9 mesi l'anno sui set di tutto il mondo, non è che adesso rischia di fermarsi? “Ho tre offerte sul mio tavolo, devo riflettere e decidere dove andare. Al di là del fatto che oggi lo scenario cambia quotidianamente, mi piace scegliere senza seguire i consigli di chi mi dice di accettare un lavoro per avere visibilità, piuttosto preferisco una nuova sfida”.
Ci sentiamo rassicurati: il cinema non morirà e Mattia continuerà a rimanere nei titoli di coda. “Anche perchè la vedo difficile riciclarmi, ma nel bene o nel male penso che ce la farò anche io. Nella storia del mondo i sarti sono caduti sempre in piedi”.
Assassinio sul Nilo, La Favorita, The Witcher, Il Trono di Spade, Loro, Ben Hur, Zoolander2 sono sono alcuni dei titoli che hanno coinvolto Mattia Bionda come sarto e tagliatore per i più grandi costumisti cinematografici. Mattia nasce a Casale da una famiglia di sarti da generazioni, dopo le scuole in città, completa la formazione all'istituto d'arte di Asti e poi al DAMS di Torino. Nel 2005 all'Accademia della Scala di Milano entra nel mondo del taglio teatrale. Un'esperienza che lo porta a lavorare negli 8 anni successivi alla Sartoria Tirelli di Roma, una delle più accreditate nell'ambiente cinematografico mondiale che lo metta a contatto con le grandi produzioni di Hollywood. Da sette anni lavora come freelance.
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