Morti d'amianto: processo per i vertici dell'Eternit. Accusati di disastro doloso permanente e omissione di norme antifortunistiche
di Massimiliano Francia
Saranno processati per disastro doloso continuato e inosservanza delle misure antifortunistiche i padroni dell’Eternit, il magnate svizzero Stephan Ernest Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne.
Lo ha stabilito il gup del Tribunale di Torino Cristina Palmesino smontando punto per punto tutte le argomentazioni della difesa, che mirava a bloccare il processo puntando sulla prescrizione, sulla incostituzionalità della costituzione di parte civile, sulla incompetenza territoriale del Tribunale di Torino, o - ancora - sul fatto che alcuni documenti non fossero stati tradotti e poi paradossalmente che - siccome era trascorso troppo tempo da quando era stato consumato l’eventuale reato - non fosse più efficace il principio di rieducazione della pena.
Artifici. Questioni che miravano sostanzialmente a vanificare un normale decorso di accertamento delle responsabilità, perché di questo si tratta, adesso, di iniziare un processo per vedere se e chi abbia, con le proprie decisioni, provocato le migliaia di morti causate dall’amianto in Italia.
Morti che non si possono nascondere né ignorare.
Artifici. La prescrizione, scappatoia principe in un Paese dove i tempi della giustizia sono biblici e che avrebbe invalidato di fatto il processo causa il lungo tempo trascorso da quando erano state assunte le decisioni che hanno portato alla strage, sosteneva la difesa degli indagati; ma il polverino è sempre lì, le morti continuano ancora oggi.
E poi l’incompetenza territoriale che mirava a spostare l’eventuale processo in un piccolo tribunale privo dei mezzi per affrontare una vertenza così complessa, come quello di Casale Monferrato, o comunque per togliersi dai piedi una Procura tenace, metodica e organizzata come quella torinese che ha prodotto una indagine monumentale, oltre 220mila pagine di materiale che mira a dimostrare una cosa all’apparenza banale: che a Casale Monferrato e in altri luoghi si muore perché c’è l’amianto e che l’amianto c’è perché c’era l’Eternit.
E ancora altri artifizi puramente tecnici come la mancata traduzione dei documenti, giungendo al punto da contestare che non fosse stato tradotto un documento dal tedesco in italiano, documento che peraltro era stato redatto proprio dalla Eternit, l’azienda a capo della quale erano gli stessi imputati.
Niente artifici, please...
Artifici che la magistratura ha smontato dicendo sostanzialmente agli imputati: venite in aula e affrontate gli argomenti veri, difendetevi sulla sostanza della questione, dimostrate che se migliaia di morti sono morte o malate non è a causa di decisioni assunte da voi, di attività produttive che facevano capo a voi, condotte ignorando la pericolosità dell’amianto, già ampiamente nota all’epoca dei fatti.
Ore 11, «Ora X»
Sono le 11 precise quando il gup Cristina Palmesino inizia la lettura del dispositivo del rinvio a giudizio.
Le argomentazioni dipanate nell’ora abbondante dedicata alla metodica confutazione di tutte le argomentazioni addotte dalla difesa per smontare il processo hanno ormai suggerito quale sarà la decisione finale, ma il momento è comunque cruciale e tra le centinaia di persone presenti in aula - parenti di vittime della polvere killer e malati d’amianto - l’emozione è palpabile.
Il rinvio a giudizio
«Il giudice - pronunciandosi all’esito dell’udienza preliminare nel procedimento penale nei confronti di Stephan Ernst Schmidheiny, Cartier Luois de la Marchienne - imputati per i seguenti reati come da capo di imputazione del reato di cui articolo 437 comma 2 comma 434 comma 2; si dà atto di tutte le parti civili costituite, individuate le persone offese indicate nell’elenco allegato al presente atto che costituisce parte integrante, esaminate le seguenti fonti di prova (verbali e sommarie informazioni verbali di dichiarazioni spontanee, accertamenti di Polizia giudiziaria e relativa documentazione acquisita, documentazione sequestrata, denunce, querele, accertamenti tecnici, consulenze tecniche, atti depositati all’ufficio del GUP successivamente alla trasmissione di richiesta di rinvio a giudizio e durante l’udienza preliminare).
«Visti articoli 429 ccp, 132, 133 ccp per questi motivi dispone il rinvio a giudizio di Stephan Schmidheiny e di Cartier de Marchienne Louis per i reati di cui in epigrafe, indicando per la comparizione dei predetti avanti al Tribunale di Torino corso Vittorio Emanuele II n.130 in composizione collegiale sezione prima, maxi aula 1, in collegamento televisivo con maxi aula 2 e aula magna, all’udienza del 10 dicembre 2009 ore 10».
Applauso e rimbrotto
A queste parole nell’aula prorompe un applauso scrosciante, liberatorio per un risultato a lungo atteso, ma il giudice chiede con fermezza silenzio: «Vi prego fin che l’udienza non è finita non voglio sentire nessun commento, nessun rumore. Questo non è uno spettacolo è una udienza».
Poi riprende la lettura del rinvio a giudizio: «... con avvertimento agli imputati che non comparendo saranno giudicati in contumacia; visto l’art. 155 cpp, ritenuto che per il numero dei destinatari e per la impossibilità di identificarne alcuni la notificazione alle persone offese è da ritenersi difficile, dispone che la notificazione alle persone offese di cui all’allegato elenco sia eseguita mediante pubblici annunci con le seguenti modalità sia effettuata con le seguenti modalità: pubblicazione del presente atto sul sito del Tribunale di Torino (www.tribunaleditorino.it), sui siti della regione Piemonte, Comune di Torino, Regione Emilia e Regione Campania».
L’atto verrà inoltre depositato, con l’elenco delle persone offese presso i Comuni di Casale Monferrato, Rubiera e Cavagnolo dal 30 settembre fino al 10 dicembre 2009.
Poco dopo l’udienza è tolta.
Per le migliaia di vittime, per i parenti che hanno visto morire i loro cari tra atroci sofferenze, per chi più fortunato ha salvato la vita ma ha scontato respirando a fatica per decine di anni il fatto di avere lavorato nel polverone mortifero dei reparti dell’Eternit è una bellissima giornata.
Solo un inizio, ma un inizio giusto, che non fa sconti, non offre scorciatoie e scappatoie tagliando netto sulle nuove furbizie oggi di chi ieri, secondo l’accusa, ha furbescamente glissato le proprie responsabilità pensando che il tempo - in fondo - è galantuomo solo per gli ingenui.