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A Casale Monferrato
“Immigrazione…un altro punto di vista”: il primo incontro con Alessandra Ballerini
"Cantieri Migrazioni" al Parco del Po

Sala interamente gremita martedì scorso al Parco del Po, in occasione del primo, di cinque incontri, su “Immigrazione…un altro punto di vista” promossi dal gruppo Cantieri Migrazioni, per un approfondimento legislativo, sociale, sociologico, psicologico, umano e linguistico, affrontato da studiosi e professionisti. Partendo dal “rifiuto dell’approssimazione e della banalizzazione” così come ha sottolineato Carla Gagliardini nel suo intervento iniziale, si è entrati nel merito della sfera legislativa, arricchita da racconti umani. Ospite del pomeriggio di approfondimento, è stata l’avvocato Alessandra Ballerini, (ndr: avvocato della famiglia di Giulio Regeni), per parlare di: “Storia della normativa sull’immigrazione fino al Decreto Sicurezza 2”.
Due ininterrotte ore per illustrare gli aspetti, talvolta folli, delle normative, e l’assurdità dei luoghi comuni che, troppo spesso, guidano i pensieri. In un ginepraio di norme complicatissime, modificate da una lunga serie di leggi o di decreti, e rese attuali da infinite circolari, “l’unico faro nella notte, resta la Costituzione” ha esordito il legale, ricordando che l’Articolo 2 impone il dovere inderogabile di solidarietà. Riferendosi poi ai recenti episodi delle navi bloccate nel Mediterraneo ha aggiunto: “è una bestemmia dal punto di vista giuridico dichiarare un reato la solidarietà”, anche alla luce della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani approvata dall’Assembla Generale delle Nazioni Unite. Allora, cosa non funziona? “La follia umana”.
Le persone che giungono sulle coste italiane ed europee, provengono, spesso, da guerre, da condizioni di privazione della libertà, da veri e propri lager in cui subiscono trattamenti anche di schiavitù, di violenza e tortura. La domanda resta spontanea: perché non entrare legalmente in Italia, acquistando un volo aereo, che costa anche meno dal punto di vista del rischio oltre che economico? “Per venire in Italia serve il visto concesso dall’Ambasciata la quale, non lo rilascia”. Qualcuno fa ricorso e, poi, ce la fa. Ma è difficolto, lunga la trafila e, talvolta, rischiosa.
Anche alle persone che giungono sui barconi, le commissioni, spesso, respingono le domande. “Occorre l’ascolto che può cambiare tutto: è il diritto che lo comanda, non l’emozione” ha precisato la Ballerini. “Chi arriva via mare è portatore di un diritto, non siamo noi a concederglielo. Il diritto individuale va anche nell’interesse della collettività: riconoscere i diritti e anche proteggere i nostri diritti”. Che fare dunque? “Occorre alzare l’asticella. Puntare sul canale legale d’ingresso. In questo modo, si sa prima chi arriva e si conosce il Paese di destinazione: in molti non vogliono restare in Italia, ma raggiungere parenti e/o conoscenti in altri Paesi”. Venendo ai luoghi comuni che caratterizzano il pensiero di molti italiani nei confronti degli immigrati, anche i media hanno la loro responsabilità: “occorre un’adeguata proprietà di linguaggio e la conoscenza effettiva del fenomeno, già a partire dai numeri” ha sottolineato l’avvocato. “Nel 2019 sono state 6.623 persone, di cui 874 minori, quelle giunte in Italia. Come si può parlare di invasione? Nel 2018, 23.370 e nel 2017, 119.369…nessuna invasione”. “Spesso si parla si sbarco di immigrati. Ma gli sbarchi si riferiscono agli eserciti. Quando si parla di persone, il termine proprio è approdo. Una parola, che già dalla sua pronuncia, evoca sensazioni diverse”.
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