La ricetta del casalese Franco Bernardi, vicepresidente nazionale Confapi: “Queste le strategie per il rilancio dell’economia”
L’economia del nostro Paese, oggi depressa, necessita di interventi che possano da subito sostenere i primi segnali di ripresa che da molte parti vengono segnalati. Sull’argomento interviene il vicepresidente nazionale CONFAPI, il casalese Franco Bernardi, che dichiara:
“Sono essenzialmente due le priorità alle quali gli organismi Istituzionali competenti devono porre mano: innanzitutto ridurre i costi derivanti dalla tassazione all’industria ed alle imprese, quindi detassare le retribuzioni dei lavoratori dipendenti al fine di consentire loro una maggiore disponibilità di spesa rispetto all’attuale. Ciò consentirà di aumentare i consumi e di conseguenza cresceranno la produzione ed il commercio, derivanti della maggior richiesta sul mercato. Certamente la riduzione IRAP si pone come aspetto prevalente. In questa direzione si dovranno considerare tutte le misure da adottare anche e non solo in quanto sgravio, ma perché fin dalle sue origini, almeno per una parte, l’IRAP è una tassazione fondamentalmente iniqua. Infatti colpisce, per l’aspetto legato ai salari dipendenti ed interessi passivi, solo le aziende strutturate e consente la nascita di enormi quantità di partite IVA per soggetti autonomi (che autonomi non sono), anziché favorire la crescita nelle aziende del numero di posti di lavoro, della qualità e della competitività globale del sistema. Per fare un esempio concreto: per una PMI strutturata con 25 dipendenti, che fattura 5 milioni di euro e registra interessi passivi dell’ordine di 200.000 euro, il costo IRAP relativo si aggira intorno ai 50.000 euro. Questa cifra corrisponde all’1% del fatturato, che non è poco, ma neppure un valore tale da modificare sostanzialmente l’economia aziendale. Se la somma venisse lasciata all’impresa sarebbe una boccata d’ossigeno che a seconda dei casi si potrebbe tradurre per le aziende indebitate (e sono una percentuale enorme!) in un allentamento del debito residuo o in azioni attive nell’investire in nuovi impianti od anche in azioni di ricerca sviluppo e formazione. Sicuramente non le farebbe diventare enormemente più competitive sul mercato, né darebbe loro la possibilità di ridurre sensibilmente i prezzi di vendita sul prodotto o servizio. Ciò che serve al sistema produttivo sono essenzialmente gli ordinativi e il lavoro, affinché si torni tutti in fabbrica a produrre con efficienza e continuità, senza arrivare magari ai valori di due anni fa, ma con stabilità e costanza e con il supporto di una politica di programmazione economico produttiva che dica in modo chiaro dove e per cosa investire. Abbiamo bisogno che ci vengano ridate, con le regole, più certezze negli incassi dei pagamenti scaduti sia del pubblico che dalle grandi aziende. Per concludere: bene la riduzione IRAP, ma non come provvedimento adottato da solo. Va integrato con pari vantaggi distribuiti alle retribuzioni dei collaboratori, una sorta di sgravio per l’azienda che corrisponda ad un incremento per la busta paga dei lavoratori.
Ancora un esempio. Di quei 50.000 euro a cui lo Stato potrebbe e dovrebbe rinunciare abolendo la tassazione, 25.000 dovrebbero essere trasferiti netti nelle tasche dei 25 dipendenti di quell’azienda presa a campione. L’azienda avrà sull’immediato un vantaggio più piccolo, ma se i consumi ne beneficeranno, registrerà sicuramente un ritorno un poco più avanti.”