Il legame tra Fubine e l'Africa, modello per la Lega

Le parole del sindaco e deputato Pettazzi alla Camera

di Mattia Rossi

“Aiutiamoli a casa loro”. È il celebre slogan che descrive il programma della Lega in fatto di prevenzione dell’immigrazione clandestina. Ma c’è un paese monferrino, Fubine, il cui sindaco Lino Pettazzi, che della Lega è deputato, ha tradotto nei fatti quelle parole mettendole in pratica con un gemellaggio, siglato ufficialmente lo scorso anno, con il villaggio africano di Sokpontà, in Benin, che viene stabilmente aiutato e sostenuto economicamente e, soprattutto, attraverso la costruzione di strutture e la realizzazione di progetti sociali ed educativi. Un ospedale pediatrico, un asilo, una scuola, un’azienda agricola e tante adozioni a distanza, sono alcune delle iniziative fubinesi in terra africana. Ed è proprio questo “modello Fubine” che, mercoledì pomeriggio, durante la discussione parlamentare relativa al “Decreto Clandestini”, l’on. Pettazzi ha citato ed esposto nel suo intervento alla Camera.

«Voglio proporre un modello che ho avuto la fortuna di sperimentare personalmente - ha dichiarato a Montecitorio il deputato e sindaco fubinese - Sono stato alcune volte in Africa dove la mia comunità, tramite un’associazione locale e a molti volontari, ha investito davvero tanto, portando i servizi minimi ed alleviando notevolmente quei disagi e problematiche soprattutto derivanti da una grande povertà. Abbiamo costruito i vari gradi di scuola, ospedali, pozzi per l’acqua e, in ultimo, è partita la fattoria che permetterà loro nel tempo di essere autonomi anche dal punto di vista economico». «Ho firmato un patto di gemellaggio - ha proseguito Pettazzi tra gli applausi dei colleghi - che ci lega ancor più saldamente a quella comunità. La popolazione sta cambiando modo di vivere e mai vi è stata la necessità da parte loro di andare a cercare benessere altrove, magari in Italia, anzi, non è mai mancata la riconoscenza a quanto di positivo e di costruttivo dall’Italia è arrivato su quel territorio. Questo penso sia il modello da seguire».