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A San Salvatore per la Guida del Sindaco

Sorto in felice posizione sul rilievo che separa le colline casalesi dalla piana alessandrina, San Salvatore, che ebbe la qualifica di Regio Borgo nel 1814, era per dirla col Manzoni “un grosso borgo che si incamminava a diventare città”. Il titolo ambito, richiesto dagli amministratori fin dal 1842, fu concesso da Umberto I per decreto solo nell’ottobre 1894. L’importante cittadina è dominata da due alte torri che svettano imponenti sui tetti delle abitazioni. Da un lato la “Torre storica”, alta 24 metri e costruita nel 1413 per volere del marchese Teodoro II Paleologo come osservatorio e punto di segnalazione. Nel maggio del 1859, all’inizio della seconda guerra d’indipendenza, essa servì allo stesso scopo mediante un grande cannocchiale puntato verso la pianura sottostante e la postazione del telegrafo ottico in comunicazione con Villa Pona, dimora del re. Dal lato opposto il “Campanone”, la torre civica a base quadrata che supera i trenta metri di altezza ed è considerato dalla tradizione una delle torri angolari dell’antico castello di San Salvatore. Non si conosce la data di costruzione, ma in paese molti ricordano il drammatico crollo nel 1916. Fu ricostruita nel 1931 dal capomastro Iberti nello stesso luogo secondo il modello originale con la cupola ottagonale e le grandi finestre ad arco. Ma il cuore pulsante del borgo è senza dubbio la piazza principale. Qui da oltre cinque secoli, a seguito dell’autorizzazione concessa dal marchese Guglielmo IX Paleologo nel 1505, si tiene l’affollato mercato bisettimanale. Fino al 1943 era intitolata al re Vittorio Emanuele II, poi dedicata a Giuseppe Mazzini, oggi la piazza ricorda il generale Carlo Alberto Carmagnola, la cui sorella Eleonora donò al Comune il palazzo della famiglia di origine genovese, imparentata con i Re di Villa Pona. Tra gli edifici di pregio il palazzo Cavalli di San Germano, linea cadetta dei conti di Olivola, che dalla metà dell’Ottocento ospita gli uffici comunali a seguito del lascito testamentario dell’avvocato Francesco Cavalli (1828-1893). Annessa alla costruzione la galleria dedicata a Giuseppe Mazzini mantiene le caratteristiche tipiche di una chiesa a navata unica. Si narra che nell’età più antica vi sorgesse un tempio dedicato a Nettuno, mentre in seguito fu sede della chiesa di San Michele. Sconsacrata nel 1820 e trasformata in teatro civico, furono trasferiti nella chiesa di Sant’Antonio il “San Michele che abbatte il drago” del Moncalvo e gli arredi sacri. In facciata, ai lati della grande apertura ad arco, sono murate le lapidi di due illustri cittadini: lo scrittore Iginio Ugo Tarchetti e lo storico Carlo A-valle. In cima un grande orologio con baldacchino in ferro battuto sormonta lo stemma della città nel cui cimiero campeggia Ercole che impugna la clava, a perenne ricordo della forza e del coraggio dimostrati dagli abitanti nella difesa dall’attacco spagnolo dell’agosto 1641. All’interno della galleria campeggia la lapide commemorativa della seconda guerra d’indipendenza. Fu iaugurata l’8 settembre 1911 e venne realizzata dallo scultore Illario Giovanni di Valenza su testo dettato dal concittadino Camillo Tarchetti per ricordare le gloriose giornate del maggio 1859 “primavera dei campi, dei cuori, della patria”. CURIOSITA' IN PIAZZA Partiamo per San Salvatore con l’idea di parcheggiare nella piazza principale ma (come sempre) non siamo fortunati, la piazza è chiusa per mercato e dopo un lungo giro arriviamo nel piazzaletto della parrocchiale, lasciamo l’auto e scendiamo al comune (un plauso per aver mantenuto vivo il ricordo risorgimentale con stampe e coccarde tricolori all’interno dell’edificio). Ci attende il sindaco Corrado Tagliabue, autore della guida turistica “Alla scoperta di San Salvatore Monferrato”, fresca di stampa, ricca di curiosità. Ce la dona (foto ufficiale al balcone) e ce la illustra. Rientra in un progetto voluto dall’amministrazione per la promozione turistica. Offre una panoramica di tutta la città con le schede dei luoghi da visitare, cartine, fotografie, ventiquattro pagine a colori, in formato tascabile, con traduzioni in inglese, francese e tedesco e una sezione dedicata alle informazioni pratiche per i turisti (da allargare). E con il sindaco concludiamo andando alla vicina galleria Mazzini, un tempo chiesa di San Michele, per leggere la lapide che ricorda il maggio 1859 e -per Dionigi- il solito caffè. Grazie sindaco

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Marco Imarisio

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