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  • 08 febbraio 2013
  • Casale Monferrato

Era malato ma lucido oppure non sapeva cosa stava facendo?

Due parti che si contrappongono. La prima sostiene che il soggetto vittima di una presunta circonvenzione d’incapace era sì malato, ma lucido, in grado di intendere e di volere, sapeva quello che faceva. L’altra, al contrario, sostiene che la persona in questione era ormai ridotta a un vegetale, non più in grado di fare delle scelte. Chi avrà ragione? La risposta la dovrà dare il giudice nel momento in cui emetterà il suo verdetto. In mezzo a tutto questo ci sta un procedimento penale che vede un noto e stimato medico monferrino - Rita Patrucco, 62 anni, di Occimiano - imputato di circonvenzione d’incapace aggravata. Il processo nei suoi confronti è proseguito ieri, giovedì, davanti al giudice Sara Moglia - magistrato del Tribunale di Tortona, applicata a Casale per questo procedimento - e al pubblico ministero Virginie Tedeschi. Secondo il capo d’imputazione, Rita Patrucco avrebbe indotto un suo anziano paziente a nominarla erede universale, revocando tutte le precedenti disposizioni testamentarie. Una vicenda penale sorta dopo la morte di un anziano di Occimiano - Pietro De Bernardis, classe 1924, deceduto all’età di 82 anni nell’ottobre di sette anni fa - di cui la Patrucco era medico curante. Furono alcuni nipoti, residenti in Veneto, e una cugina acquisita del De Bernardis - che nei precedenti testamenti erano stati nominati coeredi - ad impugnare l’atto, istruendo una causa civile per far annullare le ultime volontà del parente e presentando successivamente, nel maggio 2010, una denuncia penale nei confronti dell’imputata. Negli scritti precedenti - due olografi e uno con atto pubblico davanti al notaio - avrebbe lasciato l’abitazione di proprietà alla cugina che lo aveva assistito e prima di lui aveva accudito anche la moglie (la coppia non aveva figli) e suo cognato, entrambi già deceduti, mentre i risparmi e gli investimenti finanziari sarebbero stati destinati ai nipoti. Volontà completamente annullate dal successivo testamento rilasciato dal De Bernardis al notaio casalese Antonio Oppezzo nello studio dentistico del marito della Patrucco, il 2 agosto del 2006. Di lì a due mesi il pensionato - che in quel periodo era affetto da una serie di malattie invalidanti piuttosto gravi - morì, dopo essere stato trasferito nella casa di riposo “L’Airone” di Giarole. Nell’udienza di eri hanno deposto gli ultimi testi della pubblica accusa, tra cui la badante del pensionato e il notaio, e i primi testimoni citati dalla parte civile, costituita da un nipote residente in Veneto, una nipote di Occimiano, discendente diretta del pensionato, e la cugina acquisita, anche lei abitante a Occimiano, legalmente tutelati dagli avvocati Francesca Marica e Roberto Piacentino, del Foro di Torino. Il momento più significativo di tutta l’udienza è stata la deposizione del notaio Antonio Oppezzo. È stata una sequenza di domande, richieste di delucidazioni, contestazioni che hanno visto impegnati a turno il pubblico ministero, il difensore di parte civile, i difensori - gli avvocati Luca Gastini di Alessandria e Carlo Capra di Casale - e lo stesso giudice che in più occasioni è intervenuto per puntualizzare avvenimenti e circostanze. Un precedente testamento redatto dallo stesso notaio Antonio Oppezzo ha spiegato di aver redatto l’ultimo testamento in una sala dello studio dentistico del marito della Patrucco, il dott. Lanteri. Rispondendo alle domande il notaio ha spiegato «che era stato contattato con una telefonata giunta dallo stesso studio odontoiatrico e che due anni prima aveva già raccolto le volontà testamentarie del De Bernardis che si era recato nel suo studio». Oppezzo ha dichiarato che le condizioni di salute del pensionato erano sicuramente peggiorate rispetto al primo incontro e di essersi accorto che De Bernardis era già stato da lui dopo la notizia della sua morte. «Ma lei si è reso conto di quali fossero le sue condizioni e come ha raccolto le volontà testamentarie del pensionato?», gli è stato chiesto. «Era su una sedia a rotelle e sicuramente era meno brillante - ha dichiarato il notaio - L’approccio l’ho fatto in dialetto, come spesso mi capita con persone anziane, anche per metterle a proprio agio e fare in modo che capiscano. Avevo anche chiesto un certificato medico che mi è stato presentato. Ho fatto alcune domande a De Bernardis prima di redigere il testamento, in genere quelle di rito che si pongono agli anziani: ho chiesto il suo nome, che tempo faceva e quali erano le sue volontà. Debernardis mi ha risposto a cenni, anche perchè biascicava ed era poco comprensibile». «Come ha fatto ad accertare che fosse in grado di intendere e di volere? Gli ha chiesto l’età? Come ha fatto a dirle a chi voleva lasciare i suoi beni e visto che aveva già fatto un testamento gli ha chiesto perchè voleva cambiarlo?», è stato incalzato dalla pubblica accusa e poi dal giudice e dalla parte civile. «Non gli ho chiesto l’età, avevo la sua carta d’identità davanti. Quando gli ho domandato a chi volesse lasciare i suoi beni ha puntato il dito verso la dottoressa Patrucco. Non ricordo se gli ho domandato perchè volesse cambiare il precedente testamento». E qui ci sono state tutta una serie di contestazioni e precisazioni. «Chi l’ha avvertita che c’era da fare il testamento?». «Sono stato chiamato dallo studio dentistico, non ricordo se dalla segretaria, dalla dott. Patrucco o da suo marito e neppure con che preavviso». «Ma è una prassi per lei appoggiarsi al dentista per redigere testamenti, ha già avuto altre precedenti analoghe richieste? E non si è insospettito che qualcuno le chiedesse di andare là, visto che il suo studio è a poche decine di metri di distanza? Non sarebbe stato meglio andare a casa del De Bernardis?». «Non è stato un caso. Inoltre conosco Lanteri, è il mio dentista». «Chi aveva come testimoni? C’erano altre persone presenti quando redigeva il testamento, ad esempio la badante del De Bernardis? Quanto tempo è durato l’atto? Perchè non ha fatto uletriori approfondimenti sulla capacità del testatario?». «Testimoni sono state due delle mie impiegate e presente c’era sicuramente Rita Patrucco: non sono certo se ci fosse anche suo marito. Il tutto è durato una ventina di minuti e non ho ritenuto fare ulteriori verifiche perchè nel momento in cui rilevo le volontà del soggetto per me il testamento è chiuso». «Dopo aver redatto l’atto, lo ha riletto? Secondo lei De Bernardis ha capito cosa stava facendo, si è reso conto che nominava erede universale la dottoressa Patrucco?». «Gli ho riletto tutto e per me aveva compreso la situazione». A questo punto sono state sollevate alcune contestazioni in merito soprattutto ad alcune aggiunte alla “maschera” del testamento eseguite con una macchina da scrive in cui si diceva che “venivano annullate tutte le precedenti volontà del De Bernardis”. Sul banco dei testimoni si è poi seduto il dott. Giorgio Degalleani, ex medico dirigente del Santo Spirito, che già in pensione, aveva sostituito per qualche tempo come medico di famiglia la collega Patrucco, partita come crocerossina per il Libano. Fu Degalleani a redigere il certificato medico nel quale dichiarava che malgrado le condizioni di salute cagionevoli di Pietro De Bernardis, questi era in grado di intendere e di volere. Prossima udienza il 19 febbraio.

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