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L’annata nera del tartufo. Estrazioni crollate del 60%

I prezzi schizzati fino a 240 euro l’etto: +45,5%

Si stima che nel 2017 siano stati estratti 30 quintali di Magnatum Pico, ovvero il 60% in meno della stagione precedente, che aveva raggiunto 50 quintali, a loro volta inferiore ai 70 quintali del 2015.

Il 60% in meno è la media di tutto il territorio vocato, dove la riduzione è stata anche dell’80%. Ai soliti motivi, tagli indiscriminati di piante, terreni vocati destinati ad altro, non sufficiente cura di spazi che vanno sempre più riducendosi, va aggiunta una siccità mai vista prima. Le estrazioni del tartufo nero “Aestivnm” (Scorzone) sono state il doppio del Magnatum, come nel 2016.

Il prezzo a mercato del Magnatum è salito a 240 euro l’etto rispetto ai 165 euro dell’anno precedente, pari ad un rincaro del 45,5%. Al dettaglio il consumatore ha pagato, sempre in media, 435 euro l’etto, a confronto dei 275 euro del 2016, quindi il 58% in più. Il tartufo nero ha avuto una forbice di pezzo molto ampia: a mercato da 5-15 euro di inizio stagione ai 50- 60 dalla stagione piena in poi. Al consumo finale i valori di cui sopra sono praticamente raddoppiati, ma il limite stratosferico dei 100 euro l’etto raramente è stato superato.

Le percentuali soprelencate, quanto a prezzi ed estrazioni, si commentano da sole. A questo punto sarebbe anacronistico commentare ancora l’annata “la peggiore stagione di sempre”, come è sempre stato fatto negli addietro, un anno dopo l’altro. Ad un futuro del tartufo che promette sempre peggio, va aggiunta la mancata promessa della classe politica di dare ad consumatore quella filiera che gli consentisse di conoscere la provenienza di un bene alimentare che è al secondo posto al mondo quanto al costo, dopo un tipo di caviale.

La sola cosa fatta, ma deliberata del 2016, è stata la riduzione dell’Iva dal 22% al 10% a partire del 1° gennaio 2017.

Doveva passare un insieme di modifiche alla legge quadro del 1985, ma il risultato del Referendum del 4 dicembre 2016 ha bloccato tutto.

Un paio di amici parlamentari, che su questo argomento si dannano da anni, qualche mese fa hanno detto: «Non ce l’abbiamo fatta. Sarà per la prossima legislatura». Speriamo.

Giuseppe Prosio


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