In riva al Po c'era una spiaggetta di eternit - Proseguono le testimonianze al maxiprocesso di Torino
di Massimiliano Francia
Cartografie storiche e documenti - a partire dal 1700 - per illustrare come è cambiata nel tempo la sponda del Po a causa degli scarichi dell’Eternit. E poi fotografie aeree e immagini satellitari dal 1966 al 2006.
Esaminate persino le esondazioni del Po a partire dal 1647 fino alla alluvione del 1994 e del 2000 quando il volume di acqua salì a 8000 metri cubi al secondo contro agli abituali 300.
È il contenuto della relazione di Laura Turconi, geologa, perito del pubblico ministero, sentita ieri al processo Eternit di Torino che vede imputati lo svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de la Marchienne indagati dalla Procura di Torino per disastro doloso continuato e inosservanza delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro.
La “spiaggia dell’Eternit” nel suo momento di massima espansione, negli Anni Sessanta era ben tre ettari, circa 30mila metri quadrati. Ma la forza del fiume, le ondate di piena l’hanno erosa continuamente e il materiale è stato portato chissà dove.
Ma quanto amianto è stato scaricato dall’Eternit nel fiume attraverso il canale di cui aveva parlato anche Ezio Buffa - ex lavoratore - la scorsa udienza? «Autobotti», aveva detto l’ex dipendente Eternit ricordando l’enorme quantità di materiale di risulta derivante dalla pulizia dei macchinari.
Un quantitativo che anche Eternit aveva quantificato in alcune relazioni negli anni Settanta-Ottanta: centinaia di m3 di materiale che ogni giorno finivano in Po senza passare da alcuna vasca di decantazione e che Eternit descriveva come «stracci, legni, melma» in quantità pari a 500 kg al giorno. E ancora «20 tonnellate a settimana a secco, 940 tonnellate l’anno, pari a 32000 m3 di rifiuti contenenti amianto».
Detriti soggetti alla azione di erosione del fiume, trasportati chissà dove provocando un inquinamento difficilmente circoscrivibile e valutabile.
E lungo il Po a Casale (dove la «continua alimentazione di detriti dallo stabilimento», per usare le parole dello stesso perito del pm - aveva creato una sorta di spiaggetta, un paesaggio lunare e desertico dove tutto muore) Angelo Mancini, dirigente dello Spresal dell’ASL-AL, evidenzia nella propria tesi di specializzazione in Medicina del lavoro (1990) che nei decenni passati si faceva il bagno, si coltivavano orti, e si passava il tempo libero con gli amici.
Nella foto: in rosso gli stabilimenti Eternit di Casale. La freccia gialla indica il canale che trasportava il materiale in Po e la zona delineata in blu la "spiaggia" in amianto sulla riva del fiume