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  • 21 gennaio 2008
  • Casale Monferrato

Evasio, santo martire africano del terzo secolo d.c. e Sedula era Cirta

Alla fine del 2007, l’anno delle celebrazioni per il nono centenario del Duomo, è uscito su “Hagiographica” (Rivista di agiografia e biografia della Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino, Firenze, Edizioni del Galluzzo), vol. XIV-2007, un articolo a firma di Anna Cafissi, intitolato “La «Passio Sancti Evasii»: un’agiografia africana a Casale Monferrato”, pp. 1-40. Si tratta di un lavoro poderoso, frutto di anni di ricerche e di meditazione. La studiosa ha analizzato in profondità tutti gli aspetti del principale documento sul santo patrono della nostra città: da quello filologico-testuale all’onomastica, toponomastica e alla geografia: «L’onomastica e la toponomastica della Passio s. Evasii» consentono di individuare due diversi momenti o strati nella sua composizione: una fase «africana», della quale rimangono tracce nei nomi Evasius [nome latino di origine greca particolarmente diffuso in Africa], Attubalus [nome fenicio-punico che significa “Baal è con lui”], Proiectus, Gaunius, nei nomi di origine greca e nei toponimi Volusianum,Orrianum ecc.; ed un secondo momento «medievale», caratterizzato dalla presenza del re Liutprando, delle reliquie di s. Bartolomeo, di Asti, di Benevento.” L’opera, la cui forma originaria “è stata rimaneggiata e riscritta per adattarla a contesti cronologicamente e geograficamente diversi”,a ppare dunque stratificata. La tradizione è molto antica e si riferisce “all’Africa romana del tempo delle persecuzioni” (di Decio [250 d.Cr.] e di Valeriano [257-260 d.Cr.]). L’analisi dei resti di S. Evasio, conservati in Duomo, ad opera della prof. Cristina Cattaneo, ben si adatta alla datazione del martirio al terzo secolo d.Cr. La Cafissi ha affrontato problemi testuali quali la definizione di Lugdonea (cap. 1) applicata a Benevento (l’errata lezione che non dà senso dovrebbe essere corretta, sulla base della paleografia, con Langobardorum) e il termine “palatium”, col quale si indica la chiesa di Benevento in cui erano custodite le reliquie di s. Bartolomeo [si tratterebbe di un errore di traduzione di un termine greco,che significava tanto “chiesa” che “palazzo”: questo fatto dimostrerebbe che esisteva una Passio greca, andata perduta]. L’Autrice affronta poi il problema di Sedula, di cui offre una nuova interpretazione: non si tratterebbe che di un aggettivo della città di Cirta, capitale della Numidia (una più dettagliata interpretazione il lettore troverà in un articolo in corso di stampa su “Studi Piemontesi”). Cirta è la città in cui “fu messo a morte Evasio con gli altri 146 martiri”. Distrutta da Massenzio, fu ricostruita da Costantino e in suo onore venne chiamata Costantina [l’episodio del sogno di Liutprando ricalcherebbe, secondo l’Autrice,il sogno di Costantino]. Di tale città fu vescovo Evasio e in tale città il santo subì il martirio. In conclusione “Evasio fu un martire molto famoso e venerato nell’Africa romana ed ebbe una basilica a lui dedicata nella capitale numida”. Da questa basilica proviene la colonnetta di marmo africano del Duomo (collocata all'entrata della cappella evasiana, ndr.), sulla quale la tradizione vuole che fosse mozzata la testa del santo, e che “reca inciso il cristogramma costantiniano”. Il saggio di Anna Cafissi, che si sviluppa in quaranta pagine fitte corredate di ben 149 note esplicative e documentarie, rappresenta dunque un importante contributo alla ricostruzione della figura e delle vicende del patrono di Casale ed è frutto di un grande impegno, che nasce da un lungo e disinteressato amore dell’Autrice fiorentina per la storia della nostra città. Auspico che la città di Casale gliene sarà grata. Olimpio Musso FOTO. La colonnina proveniente dallal basilica africana, si trova in Duomo, all'ingresso della cappella del patrono, Evasio NOTA. - La Numidia è la denominazione, nell'antichità, di quella parte del Nordafrica compresa tra la Mauretania (all'incirca l'attuale Marocco) e i territori controllati da Cartagine (la zona dell'attuale Tunisia). Corrispondeva quindi, grosso modo, alla parte nord occidentale dell'attuale Algeria (anche se spesso nella storia i suoi confini mutarono anche di molto). Essa ospitò diversi regni berberi e divenne in seguito una provincia dell'impero romano.

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