Il settore dell’autotrasporto, in provincia di Alessandria, attraversa un periodo di crisi profonda. A lanciare l’allarme è Luciano Bergadano, amministratore delegato della società di trasporti Transider di Novi Ligure e presidente provinciale FAI, che dichiara: “L’attività, sul territorio, aveva dato un timido segnale di ripresa nel 2011, ma nel corso del 2012 si è registrata una caduta di circa il 25% degli ordini da parte delle industrie manifatturiere, che ha avuto una ripercussione molto pesante su tutto il comparto. Abbiamo registrato la chiusura di diverse imprese e non ci sono, nelle previsioni a tempo ravvicinato (due-tre mesi), segnali di inversione di tendenza. I settori che maggiormente hanno rallentato l’attività sono il meccanico/metallurgico (la crisi di FIAT e ILVA sono i casi più eclatanti) e in maniera davvero evidente, l’edilizia, con un arresto di attività generalizzato sul nostro territorio. A questa situazione dobbiamo anche aggiungere alcuni aspetti problematici che riguardano da vicino l’ autotrasporto.Il primo è legato alla concorrenza, ormai tangibile, delle ditte che, dopo aver chiuso la loro presenza in Italia, hanno riaperto con sede nei paesi dell’Est, dove il costo del personale è sicuramente più leggero che da noi ( una stima: da noi incide per il 60%, da loro per il 15-18%). Altro grave aspetto di difficoltà è il costo del gasolio, per il quale scontiamo la concorrenza dei territori più vicini al confine, come, ad esempio il Friuli, dove il carburante costa in media 1,4 €, mentre da noi si attesta a 1,8 / 1,85 € al litro e questo divario è ormai una disparità che incide sui bilanci delle imprese. Se a questi aspetti aggiungiamo il giro di vite dato dalle banche alla concessione di crediti e i costi sempre in aumento delle assicurazioni, ecco che la nostra realtà si presenta con evidenti aspetti di difficoltà.”
Alle parole di Bergadano si collega la conferma del Presidente provinciale Confapi Giuseppe Garlando, che aggiunge: “ Da molto tempo vedo arrivare, come titolare di impresa orientata all’esportazione, mezzi che non sono più di nazionalità italiana, ma che vengono inviati dalle società italiane di autotrasporto, che trovano più conveniente servirsi di vettori stranieri. Questi mezzi, nella grande generalità dei casi, hanno dei serbatoi sicuramente regolamentati e certificati ( stiamo parlando di società primarie), ma di dimensioni enormi, per evitare di dover fare rifornimento in Italia. Il costo del carburante è ormai proibitivo sul nostro territorio e costringerà le aziende di trasporto italiane a non effettuare più viaggi in uscita. Si salvano, in questo panorama, solo le imprese che effettuano trasporti speciali oppure dedicati ( con costi molto elevati). Inoltre, la normativa sui costi minimi della sicurezza, emanata tre anni fa, non è riuscita assolutamente ad ovviare al grave stato di disagio in cui si trovano gli autotrasportatori del nord Italia, nonostante le intenzioni avessero uno scopo virtuoso . Aggiungo una riflessione: ci sono poche attività che richiedono un impegno di capitale gravoso ( il costo dei camion), come l’autotrasporto. Credo sarebbe opportuno da parte di questo Governo, formato da persone competenti e perbene, un intervento che andasse a modificare le normative sul leasing per l’acquisto di mezzi pesanti, con un occhio di riguardo anche al loro trattamento fiscale. Inoltre: oggi non è più possibile accettare che gli unici ad offrire i leasing siano gli stessi che producono gli automezzi. E’ necessario aprire qualche spazio non legato alle case produttrici, per dare nuovo respiro al mercato.”