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Antica tradizione
Grande successo per la Giostra del Pitu, vince il rione Portone
Il fantino Gabriele Gheduzzi stacca la testa del tacchino dopo 54 nerbate

“E che la me testa la vaga a l’unur dla festa. Taca Banda!”. Con queste parole, il pitu, il tacchino, ha decretato il via alla celebre Giostra del Pitu di Tonco.
Domenica scorsa il piccolo comune del Monferrato astigiano ha ospitato centinaia di persone per la manifestazione più sentita del paese. Una tradizione che prosegue dall’inizio del secolo scorso e che ha il momento clou nella gara in cui sette fantini, uno per ogni rione del paese, in sella al cavallo al galoppo han provato a staccare con un nerbo la testa del tacchino di pezza appeso al centro della piazza e realizzato come ogni anno dal 2009 dalla sarta Santina Cinirella.
La vittoria della Giostra, dopo 54 nerbate, è andata al rione Portone grazie al fantino Gabriele Gheduzzi, di Asti, classe 1993, che ha indossato la casacca rosso-verde. Hanno gareggiato Elena Grillo per Sant’Antonio, Davide Argenta per la frazione Casapaletti, Marco Gallia per il rione Annunziata, vincitore dell’ultima edizione del 2019, Marta Signoretti per la Stazione, Gabriele Argenta per la Piazza e Giorgio Cantino per Santa Maria-Masulò tutti in sella a bellissimi cavalli del circolo ippico La Ciocca di Tonco.
Prima della Giostra, la sfilata del corteo aperto dalla banda "La Bersagliera" seguita dai personaggi in costume storico, capeggiati da Gerardo da Tonco, fondatore dell'Ordine di San Giovanni in Gerusalemme, divenuto poi Sovrano Ordine Militare di Malta. A chiudere il corteo, la sfilata dei vari borghi del paese che hanno inscenano momenti di vita quotidiana contadina con lo scopo di riscoprire e valorizzare le antiche tradizioni. Casapaletti ha portato in scena la merenda sinoira, l’Annunziata l’orto, Sant’Antonio il matrimonio, la Piazza il mercato, Santa Maria e Masulò “fare san Martino”, un modo delle campagne per dire il momento di fare il trasloco.
Terminata la sfilata la giuria composta tra gli altri dai sindaci di Tonco, Cesare Fratini e Paolo Belluardo di Calliano, ha decretato il carro più bello: Sant’Antonio con la scena del matrimonio. Il premio per il carro con più figuranti è invece andato alla Piazza che ha coinvolto ben 41 persone.
Prima della corsa equestre, si è tenuto lo spettacolo degli sbandieratori del comitato palio di Montechiaro e a seguire il processo al pitu, in cui i giudici Pier Luigi Accomazzo, Massimo Gatti, Andrea Varesio e Alberto Boero, accompagnati dal notaio Gianni Di Grazia, han letto il processo al pitu, interamente scritto in dialetto monferrino, in cui il tacchino prova a difendersi dalle accuse del pubblico ministero.
La sentenza però vedrà il pitu colpevole di tutti i fatti negativi del mondo e in particolare di Tonco. Dopo il processo, la condanna e il testamento in cui il tacchino destina un pezzo di sé, dopo la morte, ai vari rioni cittadini. Ogni anno i destinatari sono diversi, tranne la “Bersagliera” “che ad Tunc l’è na bandiera, i las i me pulmun per chi manca naen al fià par bufè nt cu’ di so trumbun”, dice il pitu. Dopo la condanna, la giostra, terminata la quale il c’è stata la caratteristica danza del 'brando' del borgo vincitrice.
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