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Il gen Gherzi di Lu, trucidato dai tedeschi a Cefalonia - Medaglia d'oro alla memoria

Luigi Edoardo Alfredo Gherzi nasce a Lu Monferrato il 27 settembre 1889 dal ventitreenne Alberto, agricoltore domiciliato alla cascina Orto del Bobba, e da Borghino Savina. Due giorni dopo è battezzato da don Filippo Grossetti alla presenza dei padrini, i coniugi Luigi Demartini e Luigia Boccalatte. Figlio di umili contadini, entra ventenne nell’esercito dopo aver conseguito il diploma di ragioniere e prende parte alla guerra di Libia e alla prima guerra mondiale. Nell’estate del 1942 con il grado di generale di brigata assume la guida della divisione Murge nei Balcani, per passare l’anno successivo a Cefalonia al comando della fanteria divisionale della Acqui. Dopo la firma dell’armistizio, viene catturato e ucciso dai tedeschi a Kephallinia il 22 settembre 1943. Così lo ricorda nel libro “Italiani dovete morire” (Longanesi, Milano 2000) Alfio Caruso, vincitore della sezione divulgativa del Premio Acqui Storia 2001: “Il comando divisionale è rimasto qui, nella ‘casa del dottore’: il trasferimento predisposto da Gandin a Prokopata non è mai avvenuto per l’impossibilità materiale di effettuarlo. Sulla soglia è fulminato il tenente colonnello Sebastiani, che ha tentato d’impugnare la pistola. All’interno sono catturati il generale Gherzi, il suo ufficiale d’ordinanza, tenente Guido Dal Monte, e quattro ufficiali scampati alle orde germaniche [...]. Sono tutti spinti sul bordo del fossato anticarro e fucilati assieme ai sottotenenti Alberto Drago e Alfredo Porcelli. Testimoni oculari riferiscono che Gherzi abbia scoperto il petto e gridato Viva l’Italia”. La voce di uno di questi testimoni, Bruno Bertoldi, autiere del generale e sopravissuto all’eccidio di Cefalonia, è stata raccolta dallo storico Nicola Spagnolli (“Cefalonia, settembre 1943. Dinamica di un crimine di guerra”, ANPI, Bolzano 2007). “Fino all’agosto del ’43, racconta, il comando di Divisione e il comando della fanteria divisionale erano collocati ad Argostoli; poi, per motivi di sicurezza, con lo scoppiare del conflitto le sedi dei due comandi furono collocate in due località separate: Gandin si spostò a Razata, Gherzi a Kokkolata vicino a Keramies presso la ‘Casa del Dottore’. Sempre a Keramies c’era il suo domicilio e quello del comandante della fanteria. […] Nelle ore finali degli scontri, la sede del comando di Gherzi viene bombardata da colpi di mortaio e circondata dai tedeschi. Bruno, che aveva ricevuto l’ordine di preparare l’auto andandola a recuperare sotto gli ulivi, incontra i soldati tedeschi che avevano circondato la casa. Un soldato si prepara a fare fuoco su di lui ma, e qui Bruno ha vaghi ricordi, l’arma si inceppa o il militare ha un momento di esitazione. Il sergente maggiore proferisce qualche parola in dialetto che viene capita dal militare in divisa tedesca, suo conterraneo arruolato nella Wehrmacht. Quest’ultimo lo risparmia e lo lascia andare. Fuggendo, Bruno sentirà i colpi dei mitra tedeschi che falciano Gherzi, il tenente colonnello Sebastiano Sebastiani e gli altri occupanti della sede (marconisti, piantoni, attendenti)”. . Secondo Bruno, a rimanere uccisi in quel 22 settembre presso la “Casa del Dottore” furono 14 persone. Lui fu l’unico superstite. Luigi Gherzi, medaglia d’oro al valor militare alla memoria, è uno dei quattro generali luesi che prestarono servizio nelle due guerre mondiali. Il paese natale lo ricorda con la lapide inaugurata nella piazza omonima il 10 settembre 1994. Itinerario della memoria da Lu, a Novara, a Cefalonia - Il ricordo del figlio Viaggio d’autore al seguito della Pandina del comune di Lu Monferrato. Sulla Pandina siede Valerio Ribaldone sindaco dal giugno 2009 (prima era vice sindaco). Dal Municipio (panorama su Conzano), la prima tappa è verso Quargnento alla cascina Orto dei Bobba, dove è nato Luigi Gherzi, trucidato nel 1943 dai Tedeschi a Cefalonia. ’’La famiglia Bobba è la più importante del paese’’, chiosa il sindaco che continua: ‘‘Il prossimo anno ricorre il 70° anniversario di Cefalonia, il primo episodio della Resistenza e il Comune si impegna fin da oggi ad onorare questo illustre concittadino’’. Seconda tappa alla piazza principale di Lu dove un’altra bella lapide con altorilievo in tondo è murata sull’abside di San Giacomo. Si legge tra l’altro: ‘‘cittadino luese, fedele al suo dovere di soldato combattè a Cefalonia la prima grande battaglia della Resistenza alla testa della Divisione Acqui...’’. Infine al cimitero verso Casale, dove, piccola sorpresa, all’ingresso a ricordo dei caduti dell’arma azzurra è stata appena collocata una grande e contorta elica di un B 17 ritrovata dell’elicotterista luese Roberto Dealessi sul Monte Bianco. Nella cappella Gherzi, a destra dell’ingresso, riposano i genitori dell’alto ufficiale, il padre Alberto risulta deceduto anche lui nel 1943. Sotto la croce , in fondo, una foto a colori del generale. E’ stata portata dal figlio ing. Mario (classe 1922) e col che ci spostiamo a Novara. Prima della seconda guerra mondiale i Gherzi abitavano a Novara in casa Tosi (via Magnani Ricotti), vicino alla caserma della fanteria. Come ci dice il figlio, a Novara con il grado di maggiore il padre ha comandato il 54° fanteria e poi da colonnello il 68° Fanteria. E da Novara è partito per Cefalonia. ‘‘Tra i miei ricordi - continua il figlio - l’aiuto nei compiti di matematica e nella stesura della scaletta dei temi. Sono molto lieto che si ricordi la figura di mio padre, c’è stato un periodo che questo eccidio venne rimosso per non urtare gli equilibri internazionali’’. Lo scorso 4 novembre Mario Gherzi ha consegnato la medaglia d’oro al Valor Militare alla memoria conferita al padre al prefetto Giuseppe Amelio (prossimamente ad Alessandria, ndr.) per arricchire il patrimonio di cimeli del “Museo Storico della Fanteria” di Roma. A Novara il gen. Gherzi è ricordato da un busto e una lapide (in via Internati); le sue spoglie sono state trasferite nel 1965 da Cefalonia a Novara, dove riposano nel Famedio cittadino. Oltre a Gherzi negli elenchi dei trucidati nell’isola dell’Egeo troviamo il soldato Teresio Bozzo nato il 19 settembre 1914 a Casale Monferrato morto a Cefalonia il 23.9.43; il cap. Giannino Bianchini nato il 4 ottobre 1908 a S. Giorgio, morto a Cefalonia il 22.9.43 e il soldato Giuseppe Bertazzo nato il 3 dicembre 1912 a Casale e morto a Cefalonia il 23.9.43. Li ricorderemo tutti nella tappa (giovedì 24 ottobre) all’isola nel corso della prossima crociera Il Monferrato-Stat; si farà visita al monumento alla Divisione di montagna Acqui dove una lapide recita queste terribili cifre: caduti dal 15 al 26 settembre ‘43; in combattimento: 65 ufficiali e 1.250 sottufficiali e soldati; fucilati: 155 ufficiali e 5.000 sottufficiali e soldati; prigionieri dispersi in mare in seguito all’affondamento di tre navi: 3.000 militari.

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Marco Imarisio

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