Umberto Eco è stato l’ospite d’onore della presentazione al pubblico dell’ultimo romanzo di Elio Gioanola, letterato e storico di San Salvatore, “Maìno della Spinetta, re di Marengo e imperatore delle Alpi”, edito da Jaka Book.
L’evento si è tenuto nel tardo pomeriggio di ieri, venerdi', ad Alessandria, Palazzo del Monferrato per iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria che – come ha dichiarato il Presidente Gianfranco Pittatore - ha tra i propri obiettivi la valorizzazione e la promozione del territorio e quindi del patrimonio culturale, storico e artistico dell’alessandrino. Protagonista del romanzo di Gioanola è Maìno della Spinetta, figura popolare di un giovane ribelle, divenuto brigante come atto di rivolta contro la dominazione francese e la coscrizione obbligatoria dei giovani alessandrini”
Le vicende del protagonista si svolgono interamente nella sua terra d’origine e si aprono con la celebre battaglia di Marengo del 14 giugno 1800, che, con la sconfitta delle truppe austriache, segnò il ritorno della dominazione napoleonica in gran parte dell’Italia settentrionale. Lo scontro è raffigurato sulla copertina del libro, che riproduce l’opera del pittore francese Adolphe Lalauze “Le cannonier Baraillier defendant sa piece d’artillerie a la bataille de Marengo, le 14 juin 1800”, di proprietà della collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria che ha concesso l’utilizzo dell’immagine.
È proprio a seguito della battaglia di Marengo, con l’arrivo in Piemonte dei francesi di Napoleone e la successiva coscrizione obbligatoria dei giovani alessandrini, che Maìno della Spinetta, incarnando lo spirito antifrancese e antinapoleonico della popolazione locale, inizia la sua attività brigantesca, diventando presto l'emblema dell’indomito eroe senza macchia e senza paura.
Il mito di Maìno, che alimentava le narrazioni dei cantastorie e dei vecchi raccontatori contadini negli inverni trascorsi nelle stalle, era già formato a pochi anni di distanza dalla sua morte, come testimoniato da uno scrittore d’eccezione quale Stendhal che, a più riprese, nella sua opera, si è dichiarato schietto ammiratore del nostro personaggio. Un brigante gentiluomo, che ruba ai ricchi per aiutare i poveri come Robin Hood e che ricorre alla forza solo per difendersi dai nemici - i gendarmi che gli danno una caccia spietata - e per vendicarsi del traditori.
Il romanzo raccoglie quest’aura mitica creatasi attorno al brigante che, dopo tre anni di latitanza e di azioni mirabolanti, finisce per essere vittima della denuncia di un traditore, che rivela alla gendarmeria francese la presenza di Maìno nella casa di Spinetta dove è andato a trovare la moglie. Sarà quindi l’amore per la giovanissima moglie, che mai volle seguirlo nella latitanza creando non pochi dispiaceri al marito, ad esporlo in modo decisivo alla morte.
Un filone importante del romanzo di Gioanola è costituito dalla ricostruzione delle innumerevoli iniziative intraprese dalle autorità del Dipartimento di Marengo, istituito da Napoleone quando il Piemonte diventa territorio francese, per tentare la cattura dell’inafferrabile brigante capace di tenere in scacco gendarmeria ed esercito francese; la Francia lo considera un vero e proprio pericolo pubblico, temendo che egli possa fomentare e capeggiare una vera e propria rivolta contro l’inviso potere straniero. Non a caso, il cadavere del ribelle, martoriato dalle pallottole e dalle sciabolate, sarà infine esposto pubblicamente in piazza come monito per tutti.
Il romanzo è un susseguirsi di episodi narrati e ricostruiti dall’autore che, pur non nascondendo la propria simpatia per il personaggio, si è basato su documenti esistenti e sulla tradizione orale e scritta del brigante spinettese, dando vita a un romanzo che ha il fascino della leggenda popolare e ricavandone un racconto capace di forte suggestione, preziosa memoria per le generazioni a venire.
FOTO. Gioanola, Eco e Pittatore (lancio) e il pubblico