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A Vignale

La persecuzione ebraica: incontro con il prof. Sigaudo

Conferenza promossa per la Giornata della Memoria

Un momento dell'incontro

A pochi mesi da “1922 – 2022: Nascita e ascesa del Fascismo in Monferrato e in Italia a cent’anni dalla Marcia su Roma”, Marco Sigaudo storico e docente di religione, specializzato in storia contemporanea, ha approfondito il tema dell’antisemitismo nel Bel Paese con la conferenza “La persecuzione degli Ebrei in Italia”, promossa venerdì scorso dall’Amministrazione Comunale in occasione della Giornata della Memoria.

Sigaudo ha debuttato con la proiezione di due videoclip con Benito Mussolini al centro di due differenti avvenimenti, significativi per la repentina evoluzione dell’antiebraismo nostrano: il primo cortometraggio ha introdotto il Duce alla Fiera del Levante di Bari il 6 settembre 1938, evento in cui dileggiando l’antisemitismo nazista (“Noi possiamo guardare con un sovrano disprezzo talune dottrine d'oltralpe”) aveva persino lasciato aperto uno spiraglio allo scambio di culture; nel secondo, datato 18 settembre 1938, il Capo del Fascismo annunciava a Trieste l’entrata in vigore delle Leggi Razziali e liquidava l’ebraismo come "nemico irreconciliabile”.

A incipit della sua digressione, Sigaudo ha tratteggiato un profilo storico dell’antisemitismo italiano, di recente origine e sviluppo, ancora permeato, fra Otto e Novecento, della millenaria matrice religioso/cattolica e poco incline a lasciarsi influenzare dalle teorie sull’evoluzione della razza. Neanche negli anni Venti la situazione venne a mutare radicalmente: nonostante alcuni articoli sul “Popolo d’Italia” in cui Mussolini “azzardava” un denominatore comune fra ebraismo e finanza internazionale, 10 ebrei si resero partecipi nel 1919 della fondazione dei Fasci di Combattimento e 350 parteciparono nel 1922 alla Marcia su Roma. Dal canto suo, il Fascismo non affrontava e non prendeva neanche in considerazione il tema dell’antisemitismo, costatata anche la relativa esiguità della comunità israelitica nostrana, che all’alba del secondo conflitto mondiale si avvicinava a 50mila individui, esclusi gli stranieri residenti nella Penisola. Ciononostante le voci e le dottrine antiebraiche dilagarono anche a Sud delle Alpi, ad opera di alcuni intellettuali, artisti e pensatori. Spiccano, al riguardo, il giornalista, scrittore e sindacalista rivoluzionario Paolo Orano, autore nel 1937 de “Gli Ebrei in Italia”, un duro attacco contro il sionismo, l’ex sacerdote Giovanni Preziosi, il cui fanatismo e odio razziale lo condussero a tradurre e a pubblicare il falso storico dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion, e il filosofo e artista Julius Evola, affascinato dalla magia e dall’esoterismo e propugnatore di un antisemitismo “spirituale”.

Il rapporto, inizialmente pacifico, tra Fascismo ed ebraismo si incrinò negli anni Trenta con la conquista dell’Etiopia e la fondazione dell’Impero. Uscita bruscamente dalla Società delle Nazioni, colpita dalle sanzioni imposte in seguito all’aggressione di un paese neutrale e isolata politicamente dall’Europa e dal mondo, l’Italia mussoliniana trovò nella Germania nazista il nuovo alleato e iniziò ad assorbirne e importarne le dottrine. Le democrazie occidentali furono accusate di essere “manovrate” dall’ebraismo internazionale e la “minaccia” sionista, inevitabilmente avvicinata all’altro nemico per eccellenza, il comunismo, considerata un nemico da debellare.

Si giunse, pertanto, al fatidico anno 1938 con la pubblicazione, nel mese di luglio, del Manifesto degli Scienziati Razzisti, la messa in atto del censimento straordinario degli ebrei, l’annuncio a Trieste del 18 settembre delle Leggi Razziali e la firma, avvenuta il 17 novembre, da parte di Re Vittorio Emanuele III del Regio decreto-legge n. 1728, recante i Provvedimenti per la difesa della razza italiana.

L’esplosione antisemita italiana, la quale causò, fra l’altro, l’espulsione di docenti, presidi e alunni israelitici dal sistema scolastico e universitario, seguì le tragiche sorti della Seconda Guerra Mondiale e della Shoah. L’adesione totale della Repubblica Sociale Italiana, Stato Fantoccio sotto il reale ed effettivo controllo del Reich, si rese responsabile della scomparsa del 16% della popolazione ebraica italiana, della morte di 6000 individui nei campi di sterminio e concentramento di Auschwitz, Buchenwald, Bergen-Belsen, Flossenburg e Ravensbruck e di atroci eccidi quali le Fosse Ardeatine e all’Hotel Meina, sul Lago Maggiore.

Sigaudo ha concluso la serata con un approfondimento sulla presenza e sulle vicende della numerosa e importante comunità ebraica in Provincia di Alessandria e nel Monferrato. Nella fattispecie, otto insegnanti vennero allontanati dalle scuole del capoluogo mentre a Casale fu proiettato il controverso lungometraggio propagandistico antisemita Suss L’Ebreo. Dei 171 ebrei alessandrini censiti nel 1941, all’8 settembre 1943 ne rimasero solo otto. Cento furono i deportati e 54 le vittime ad Auschwitz provenienti dalla nostra Provincia, fra i quali Raffaele Jaffe, natio di Asti ma residente a Casale con la moglie Luigia Cerutti – sposata dopo essersi convertito al cattolicesimo e aver ricevuto il battesimo, fondatore nel 1909 del Casale Calcio (Casale Foot Ball Club), ucciso in una camera a gas del più grande centro di sterminio nazista il 6 agosto 1944. 


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