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Lotta alle zanzare? Puntiamo sulle libellule

Cinque stagni per combattere le zanzare. Una proposta che rischia di apparire sorprendente dopo anni di ostracismo nei confronti delle pozze d'acqua, dei pur minimi ristagni d'acqua, trasformati ipso facto in «focolai». Parola pescata abilmente nel mare magnum del dizionario della lingua italiana e che evoca catostrofici inizi, incipit per nulla promettenti. Acqua, «focolai», habitat dove le zanzare, sornione, si acquattano (nel vero senso della parola) e oplà, sfornano una bella barchetta di uova, che diventeranno prestissimo larve, che diventeranno presto altri piccoli e famelici vampirelli assetati di sangue. Centinaia, migliaia, milioni, miliardi. Una progressione esponenziale, da capogiro. Ma soprattutto in grado di dare un sacco di grattacapi, per il potenziale rischio sanitario che portano con sé, per il danno all'economia di una zona – il Monferrato – che senza il loro irritante ronzio, sarebbe ostaggio di tramonti barocchi, o dell'oro del grano sotto il sole di giugno, o del clangore dell'armi tra il rosso cupo dell'autunno che duella col verde vivido dell'estate sulle foglie dei vitigni a ottobre. Tema - quello delle zanzare e dei loro antagonisti naturali - libellule in prima fila, affrontato con un progetto (che coinvolge Fondazione CRT, Associazione Libellula, e Istituto agrario Luparia) con il quale si intende – appunto - favorire la diffusione di questo insetto utile, formidabile – dicono - divoratore di zanzare. Una macchina da guerra, se si considera, è stato accennato, che un adulto si pappa fino a tremila zanzare al giorno (ma dove le mette?), praticamente una ogni 28,8 secondi. Mica male, considerando cattura (un problema minore, le zanzare non si fa certo fatica a trovarle...), degustazione, digestione e... vabbè. Gli stagni sarebbero di piccole dimensioni, una cinquantina di metri quadrati, circondati da canneti e da essenze arboree adatte a ricreare un habitat ideale per le libellule. Costo contenuto, circa millle euro, e non sarebbero «focolai» di zanzare, in primo luogo perché presidiati dalle libellule stesse e poi perché il problema delle zanzare in collina – ha evidenziato una volta di più Paolo Bardazza della associazione Libellula – è legato alla presenza delle risaie (focolaium magnum!). È da lì che arriva il grosso degli insetti, vorace, aggressivi, buoni volatori, spavaldi anche sotto il sole allo zenit, contrariamente alle zanzarine quasi timide che nascono nei focolai di collina, che si spostano di poche decine di metri e se ne stanno rincattucciate fino al tramonto perché a loro il sole non piace per niente! E in ogni caso gli stagni-alcova delle libellule potrebbero benissimo essere trattati con il bacillus, che stermina solo le larve di zanzara. Lo studio – illustrato da Ivan Di Già e da Luisa Perona - è servito a fotografare la situazione, creare un vero e proprio archivio sulle specie di libellula presenti nella nostra zona, una novantina, e cominciare a pianificare un intervento. Un contributo alla lotta già attivata da anni dal 2007 allargata all'intero territorio piemontese grazie alla regia regionale e al suo braccio operativo, l'Ipla. Nel 2008 c'è in progetto la realizzazione di quattro stagni, tutti in Val cerrina, in aggiunta a quello già realizzato a Mombello. Il senso dell'operazione - che potrebbe suscitare anche qualche ironia, ha detto Angelo Miglietta, segretario della Fondazione CRT che ha finanziato il progetto «straordinariamente poco costoso» ma non per questo meno valido - è stato riassunto dall'assessore all'Agricoltura della Regione Piemonte Mino Taricco, che ha evidenziato come la ricreazione equilibri naturali e di un ambiente più sano consenta la riduzione dell'uso di pesticidi. Così come l'impiego di metodi agronomici diversi, che non favoriscano, come ora, la produzione di zanzare. Questione all'ordine del giorno di una riflessione tra Regione e U.E. che potrebbe anche portare alla individuazione di incentivi ad hoc. E anche i risicoltori, ha suggerito Bardazza, potrebbero dare un contributo importante, creando a loro volta piccole zone umide, mentre dal presidente del Parco del Po Ettore Broveglio ha invitato a valutare anche la possibilità di realizzare gli stagni anche su terreni demaniali. Un progetto, dunque, che certamente non può bastare da solo a risolvere il problema dell'infestazione di zanzare che negli ultimi 15-20 anni ha raggiunto livelli ormai intollerabili, ma che può costituire un contributo e soprattutto indirizza a una riflessione su un rapporto equilibrato con il territorio. Nutrita la platea che ha preso parte all'incontro, con molti sindaci e amministratori di Comuni, Province (anche da Novara, Asti e Biella) e Regione. Segno chiaro che la riflessione per uno sviluppo eco-compatibile, rispettoso del territorio, è ormai un argomento amministrativo sentito.

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