Articolo »
Ultimo lavoro del maestro
Gozzelino tra Platone e... Parigi nel cd “La Caverna dell’Anima”
Uno dei lavori del compositore più difficili da valutare...
Tra il sottoscritto e il maestro Federico Gozzelino c’è una vecchia gag: ogni volta che esce una sua nuova opera me ne sollecita la recensione dichiarando che, una volta pubblicata, lui potrà lasciare soddisfatto questa Terra. Ora, grazie al cielo, a me sembra che il suo trapasso non sia per nulla imminente, ma, messa in questo modo la sua richiesta mi sembra un buon incentivo a non accontentarlo.
Così tendo a procrastinare. Però con “La Caverna dell’Anima”, il suo ultimo CD che gira nel mio stereo da luglio, ho tirato davvero troppo a lungo. Sfiderò la sorte, sicuro che il compositore, nato a Vercelli ma casalese d’adozione, non voglia dare dispiacere al suo grandissimo pubblico. Il titolo è un ermetico riferimento al mito platonico, ma personalmente mi piace pensare che abbia a che fare con il timbro “ombroso” dello strumento protagonista di queste pagine: il violoncello. L’album è infatti parte di un piano editoriale che vede la pubblicazione dell’opera integrale del maestro, dove troviamo anche la corposa produzione per pianoforte, quella per violino e quella per flauto. Ora questo album che contiene sei liriche per violoncello e pianoforte, più una vera chicca: la versione per trio (violino, violoncello e pianoforte) di quella che è di fatto una piccola suite: New York Fantasy.
Il pianoforte è affidato a Silvia Belfiore, ormai custode dell’opera di Gozzelino e capace di dare una lettura omogenea ed estremamente dinamica alle migliaia di pagine di questo autore. Al violoncello c’è Stefano Beltrami, classe 1998, e in un lavoro come questo, dove la scrittura di Gozzelino preferisce esprimersi sui timbri piuttosto che sul virtuosismo, la sua capacità di trarre un suono rotondo e ricco è veramente molto apprezzabile.
La Caverna dell’anima è forse uno dei lavori più difficili da valutare del compositore. La musica di Gozzelino appare spesso uno sfondo neutro dove l’iterazione e le variazioni sull’iterazione costituiscono una trama delicata quanto difficile da percepire a una prima lettura. Qui il disegno si staglia maggiormente evocando due precise suggestioni: la prima è Parigi. La Francia è nei titoli come Le Pont Mirabeau – Guillame Apollinaire (e c’è davvero una stretta analogia tra le forme poetiche dello scrittore surrealista e quelle di Gozzelino). Parigi è anche nella seconda struggente traccia dedicata all’amata moglie Arlette, da poco scomparsa. Si colgono contemporaneamente gli echi del tardoromanticismo di Saint-Saëns (una suggestione data proprio dalla cantabilità del violoncello), ma anche - e qui c’è la seconda suggestione - del Satie più ieratico. Specie in “Habit trasparents”, la modalità ispira davvero una reminiscenza della Grecia filosofica. Vuoi vedere che le ombre della caverna dell’anima abitano sulla Rive Gauche?
Discorso diverso per New York Fantasy, a cui si aggiunge il Violino di Nicolò Vara, un’opera che per descrivere la città americana nei vari momenti del giorno ed esce alquanto dagli schemi della scrittura gozzeliniana. Opera così complessa che, merita un’altra recensione a parte che scriveremo… tra qualche mese. Caro Maestro, mi spiace ma dovrà attendere ancora.
Profili monferrini
Questa settimana su "Il Monferrato"







