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"Attraverso i nostri occhi"
La scuola che salva la vita... l'idea del giovane Nicolò Govoni
La presentazione a Villadeati

La scuola che salva la vita. Parte dal giovane Nicolò Govoni, oggi 28enne e già candidato Premio Nobel per la Pace nel 2020, il progetto di aprire scuole negli angoli del mondo diventati crocevia delle maggiori rotte migratorie, per offrire istruzione, indipendenza, dignità e vita ai bambini dimenticati.
Un progetto ambizioso che, attraverso l’Organizzazione Umanitaria Internazionale Still I rise (mi alzo ancora) ha già costruito 4 scuole e centri educativi in prossimità dei campi profughi di Grecia (isola di Samos), Turchia, Siria e Sud America, con una nuova in programma, nel 2022, in Italia.
L’esperienza di Still I rise, raccontata anche attraverso il libro e l’esposizione fotografica dal titolo “Attraverso i nostri occhi”, è stata ospitata domenica scorsa a Villadeati, nell’ambito dell’Aperitivo d’Autore, per iniziativa dell’Associazione I Balot di Murisengo, in collaborazione con il Comune e il Gruppo di Sostegno di Torino, alla presenza di Monica Battaglia, insegnante di chitarra per due volte a Mazì (dal greco “insieme”) la scuola fondata da Nicolò nel 2018 a Samos, nei pressi del campo profughi aperto per ospitare 650 rifugiati e che, invece, ne conta, costantemente, una media di 7mila, costretti a sopravvivere in condizioni oltre la decenza, in un sistema incapace di percepirli come esseri umani.
Mazì, con i suoi 20mila pranzi somministrati, le 15mila ore di lezione erogate ai bambini tra i 10 e i 18 anni e le centinaia di ore di terapia, ha salvato la vita ad oltre 2mila bambini e adolescenti, offrendo loro motivazione, protezione, vita e speranza, un’oasi di pace ritagliata da un contesto di violenza fisica, psicologica ed emotiva, scarsità d’acqua e di cibo, sovraffollamento, tende o bivacchi costruiti a terra senza copertura, mancanza di medici e di abiti, l’odore nauseabondo della spazzatura, gatti che temono i topi tanto che sono grandi e numerosi, serpenti che si infilano nelle tende, abbandono, sordità ….l’inferno.
“Mazì è un mondo fatto di calma, umanità, sincerità e amore” raccontano i bambini privati di tutto, anche di essere bambini; “a Mazì, insegnano a ridere e a essere felici. Mazì è come una grande famiglia piena di gioia e di rispetto reciproco”, aggiungono i numerosi minori non accompagnati, per la gran parte accomunanti dal sogno di diventare medici, avvocati, psicologi e insegnanti per cambiare le sorti di chi, in fuga da guerre, discriminazioni etniche e/o disastri ambientali, cerca la vita e, nei campi, trova l’inferno.
Info per sostenere le attività e acquistare il libro sul sito di Still I rise. La mostra sarà visitabile fino al 1° agosto.
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