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A Casale la Scuola Infermieri con tutor clinico e didattico

L’Ospedale Santo Spirito ha nuovamente la scuola per infermieri. Dopo i fasti degli anni Settanta-Ottanta quando a guidare la scuola c’erano i primari interni, e una lunga parentesi di stasi, si torna adesso a fare sul serio con il corso di laurea triennale con 180 crediti formativi con tirocinio pratico nei reparti per poi poter accedere, dopo il diploma, al master di primo livello e alla laurea magistrale e al dottorato.

Deus ex machina della scuola sono Maria Elisena Focati Pisani, lucchese giunta in Piemonte all’inizio degli anni Novanta, della SC Direzione Professioni Sanitarie dell’ASL e Giovanni Chilin, alessandrino, responsabile della didattica professionle del corso di laurea per infermieri interaziendale dell’Università del Piemonte Orientale UPO. Abbiamo incontrato i due responsabili al Santo Spirito. «La fase iniziale del corso riguardante il primo e secondo anno al presidio ospedaliero di Casale Monferrato - sottolinea Focati Pisani - comprende la didattica pratica e di complemento. Per il terzo anno, gli studenti hanno l’opportunità di esplorare i settori specifici allargando l’orizzonte sulla territorialità attraverso le cure palliative, quelle praticate a domicilio con la figura dell’infermiere che affianca l’operato del medico di famiglia».

L’obiettivo è quello di offrire, agli studenti, il massimo in chiave di competenza attraverso una costante ed efficace sinergia. Per il momento la scuola infermieristica si tiene ad Alessandria e a Casale Monferrato, seconda sede ospedaliere per importanza.

Gli studenti complessivi sono 330 di cui una ventina di Casale e dell’area monferrina. Com’è cambiata la professione d’infermiere? «Il percorso formativo - dice Chilin - è molto radicato e pregnante, con una visione completa: si studia il paziente cronico con più patologie, nella sua totalità. Rispetto a qualche tempo fa si assiste ad una scientificità degli atti infermieristici. C’è un bisogno di salute che è aumentato a dismisura a causa della crisi economica. Gli anziani sono i soggetti più fragili e, per poter competere, l’infermiere deve essere preparato ad affrontare queste problematiche riguardanti la salute in un contesto sociale aggravato dalla crisi. La professione è cambiata e questa è la sfida odierna».

Che sbocchi professionali ci sono e chi ottiene il diploma d’infermiere, trova occupazione? «Entro un anno - aggiunge Chilin - l’84-86% trova lavoro a testimonianza che la professione è molto ricercata. Al Santo Spirito c’è un elevato turn over del personale, questa è un’ASL - aggiunge Focati Pisani - in un certo senso di frontiera».

Qualè il perno della scuola? «Ci sono due tutor: quello clinico che è un infermiere esperto che affianca lo studente durante il tirocinio. E poi c’è il tutor didattico, un infermiere professionista che funge da tramite con la direzione rappresentato da Paola Demichelis. Crediamo molto nella formazione sul territorio e, per questo, contiamo in un’ampia crescita della professione». Un messaggio indirizzato anche alla politica affinchè contribuisca, con le strategie e le attività, a mantenere i servizi sanitari.

Come funziona la scuola infermieristica? «Le lezioni si tengono dal lunedì al venerdì, per l’intera giornata. Docenti sono medici universitari e operanti nell’ambito del servizio sanitario nazionale ASL e ASO. Nulla osta che, in futuro, ad impartire le lezioni siano medici e primari del Santo Spirito i quali dovranno partecipare ai bandi allestiti dalla Regione».


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Veronica Spinoglio

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