Sono ben 220mila le pagine dell'inchiesta realizzata da Raffaele Guariniello sulle morti causate dall'amianto. Una mole immensa di verbali, interrogatori e perquisizioni, perizie, dati, notizie, caso per caso, sui circa tremila morti, che serviranno per capire se ci sono o non ci sono state e da parte di chi responsabilità e negligenze che hanno - appunto - causato la morte delle persone che negli stabilimenti sono sono venute a contatto con la pericolosissima fibra.
Così come dei tanti che invece non hanno mai avuto a che fare con la fibra killer ma che l'hanno respirata inconsapevolmente in mille modi.
Centinaia di migliaia di pagine dattiloscritte riunite in 175 faldoni con un indice «molto sommario» che tiene circa 200 pagine, fa sapere l'avvocato Sergio Bonetto, uno dei legali del Comitato Vertenza Amianto.
Il primo problema da risolvere sarà dunque quello di capire come organizzarsi per acquisire il materiale, esaminarlo cercando di individuare le parti davvero pertinenti, e come mettere poi insieme le conoscenze che evidentemente non potranno essere maturate se da un nutrito staff.
Intanto continua l'iter della donazione che Thomas Schmidheiny ha dichiarato di voler fare a favore di Casale: tre milioni di euro.
Questa settimana dovrebbe esserci il contatto con l'ASL, mentre per Vitas e per l'Associazione familiari vittime amianto le cose probabilmente andranno - a quanto pare - un po' più le lunghe. Anche se, secondo indiscrezioni, non dovrebbe essere ritirata la disponibilità già manifestata pubblicamente da Schmidheiny, nonostante l'intenzione manifesta dell'associazione di impiegare le risorse nella stessa vertenza che oppone il Comitato Vertenza al fratello Stephan.
Intanto si stanno istruendo nuovi casi relativamente alle tante vittime che finora non erano mai entrate tra le potenziali parti offese.
Mentre dalla Svizzera, dopo tre anni di attesa sono finalmente giunti alla procura di Torino i faldoni con le prescrizioni della SUVA all'Eternit per prevenire negli ambienti di lavoro il contatto dei lavoratori con l'amianto.
La SUVA - l'Inail svizzero - aveva opposto addirittura il segreto di Stato, per rifiutare tale documentazione al procuratore Guariniello.
La sconfinata vertenza era infatti iniziata per indagare sulla morte di alcuni italiani che avevano lavorato in Svizzera e che ritornati in patria erano poi morti.
Il fascicolo riguardante questi casi era stato stralciato in attesa della documentazione della SUVA, ma ora potrà essere nuovamente riunito.
E in questo caso - a quanto pare - potrebbe essere coinvolto anche Thomas che era stato prosciolto nell'inchiesta italiana in quanto non avrebbe mai avuto responsabilità negli anni in cui le aziende erano attive. Negli stabilimenti svizzeri di Niederurnen, dove hanno lavorato i lavoratori oggetto dell'inchiesta, insieme a moltissimi altri emigranti italiani, sarebbe stato invece proprio lui a ricoprire per molti anni incarichi all'apice della società.