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VIAGGIO a Montemagno per mons. Lasagna

"Quando le trombe risuonarono in quel pomeriggio per le vie di Montemagno, il ragazzo stava giocando in fondo alla valle nei pressi del santuarietto della Madonna di Valinò, a circa un chilometro e mezzo da Montemagno ed uno da Castagnole. Egli, scalzo com’era, senza giacca e senza cappello, partì di scatto, salì in paese, ed a furia di gomitate, si fece largo tra la folla, e si piantò davanti a Don Bosco che si era fermato sulla piazza”. Così Don Luigi Deambrogio ricorda il giovane Luigi Lasagna, nato a Montemagno domenica 3 marzo 1850 da Sebastiano (priore dell’Arciconfraternita di San Michele, scomparso nel 1859) e da Teresa Bianco di Castagnole, entrambi contadini. All’incontro con il Santo (9 ottobre 1862) seguiva la richiesta di un colloquio il giorno dopo nella canonica di Vignale, dove Don Bosco assicura alla madre che “quegli dei capelli rossi (il Lasagna) farà buona riuscita”. Poche settimane dopo era già a Torino. Miracolosamente salvatosi dalla caduta in una caldaia di acqua bollente, Luigino era vivacissimo di indole e quasi indomabile come un puledro selvaggio. E’ ricondotto all’Oratorio dopo una precipitosa fuga per nostalgia di Montemagno e accolto senza alcun rimprovero dal Santo che ne aveva intuito le doti di franchezza, di generosità, di ingegno, di straordinario buon cuore e fin dal primo incontro ne aveva profetizzato l’elevazione alla dignità episcopale. Ultimati gli studi al piccolo seminario di Mirabello, la professione salesiana a diciotto anni, a ventidue la laurea in Belle Lettere. Chiamato come professore al ginnasio di Lanzo, poi nel liceo di Alassio, non era quella la sua strada. Il 7 giugno 1873, a soli ventitré anni, ordinato sacerdote a Casale diventa salesiano. Tre anni dopo, scelto da Don Bosco per la seconda spedizione missionaria, apre la presenza salesiana in Uruguay e diventa direttore del Collegio di Villa Colòn. Si tiene in contatto costante con il vescovo di Rio de Janeiro, mons. Pedro Maria de Lacerda, a cui propone la fondazione del “Colégio Santa Rosa” di Niterói, la prima opera salesiana del Brasile. Poco dopo, il 14 luglio 1883, la squadra salesiana da lui guidata e formata da Don Michele Borghino, Don Carlo Peretto e dall’architetto Domenico Delpiano sbarca nella baia di Guanabara, provenendo dall’Uruguay. Oggi nota come la baia di Rio de Janeiro (chiamata “fiume di gennaio” dai portoghesi che la scoprirono il 1° gennaio 1501) con i suoi scogli e isolotti che sorgono dal mare, è uno dei “paradisi” della Terra. Un giudizio già condiviso da Charles Darwin che nel 1823 disse che “supera in splendore tutto ciò che gli europei possono vedere nel proprio paese”. Un ventennio di portentosa vita missionaria in America Latina (1876-1895), quello di Don Luigi Lasagna, prima come direttore, poi ispettore, e infine consacrato vescovo di Tripoli a Roma nel 1893 da Leone XIII. Un’attività irresistibile, dall’agricoltura alla viticoltura, dal giornalismo all’Università cattolica di Montevideo. Tutto nell’arco di mezzo secolo, interrotto dall’improvvisa scomparsa nello scontro di due treni avvenuto tra le stazioni di Juiz de Fora e Mariano Procopio (Brasile) il 6 novembre 1895. La chiesa del Vallinò col ricordo di don Bosco e del piccolo Lasagna Abbiamo a Montemagno un appuntamento con don Beniamin Kpodzro originario del Togo, parroco del capoluogo, della frazione Santo Stefano e di Grana. Lo scopo: completare gli itinerari salesiani in vista del bicentenario della nascita di Don Bosco. Primo incontro davanti all’oratorio intitolato a mons. Lasagna che di don Bosco fu uno dei primi missionari. Lo ricorda anche lapide nel teatrino posta nel centenario della morte (1895-1995). L’oratorio, con scuole diurne e serali, nasce per iniziativa del vicario foraneo don Rossetti che raccoglie offerte prima per acquistare il terreno, poi per la costruzione. Sono in corso lavori di ristrutturazione. Ci accompagna Mario Cravino, la cui bisnonna, Maria Lasagna era nata a Montemagno nel 1806 sempre prezioso per le sue ricerche archivistiche (il missionario venne battezzato da don Livio Clemente, padrini Francesco Rinetti, contadino di Montemagno, madrina Mariana Bianco, di Castagnole). Saliamo alla chiesa parrocchiale dell’Assunta, scenografica, introdotta da una imponente scalinata. In una nicchia in facciata ci accoglie subito la statua di Don Bosco che visitò più volte il paese dal 1861 al 1874 sia per ragioni di sacro ministero sia per ossequio ai signori Fassati. Entriamo per sostare in navata sinistra davanti alla lapide di mons. Lasagna (nella foto) con bassorilievo e stemma posta un anno dopo la morte “in segno di ammirazione” dal clero e dal popolo di Montemagno. Molto belle le vetrate di padre Costantino Ruggeri del convento di Canepanova di Pavia. Il parroco ci apre anche la vicina chiesa delle Trinità, ricca di quadri importanti. A destra dell’altar maggiore una Madonna con Bambino e Santi della scuola del Moncalvo, a sinistra tela di San Michele tra i santi Evasio e Defendente di Pier Francesco Guala, proveniente dalla chiesa di S. Michele. A destra dell’ingresso Adorazione dei pastori (Natività del Vallinò) di un ignoto pittore che ricorda Gandolfino da Roreto e Macrino d’Alba, proveniente dalla chiesa della Madonna di Vallinò, che raggiungiamo poco dopo attraverso una strada sterrata. Dedicata a Maria Nascente, l’8 settembre di ogni anno si tiene la processione e la messa; aleggia in questa valle silenziosa dove ''volano'' le infiorescenze primaverili, il ricordo del piccolo Lasagna, rubiamo una foto dell’interno da uno spioncino. FOTO. La chiesa del Vallinò e mons. Lasagna

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Walter Zollino

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