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Viaggio d'autore all’Oratorio del Gesù di Casale

La notorietà dell’Oratorio del Gesù di Casale è legata essenzialmente a cinque capolavori che esso custodisce sui quali è finora incentrata l’attenzione degli studiosi: il ‘polittico’ attribuito alla bottega di Giovanni Martino Spanzotti, la pala della ‘Circoncisione’ di Bernardino Lanino, il paliotto ad arazzo’ di scuola fiamminga della seconda metà del XVI secolo, il ‘soffitto a cassettoni’ databile intorno al 1629, l’Assunta di Pietro Francesco Guala”. Così scriveva Lorena Palmieri nella tesi di laurea discussa nell’anno accademico 1997-1998 alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino, sede di Vercelli, “La Confraternita e l’Oratorio del Gesù in Casale Monferrato: cultura figurativa attraverso i secoli”. La consultazione della grande quantità di documenti conservati nell’archivio della confraternita ha consentito di accertare con certezza le ragioni della presenza in città del paliotto ad arazzo fiammingo. Nella prima metà del Settecento con una cornice intagliata e dorata ornava l’altare maggiore, poi forse a causa delle modifiche della chiesa venne trasferito in sacrestia. Intessuto con fili d’oro, argento, seta e lana filata molto sottile, raffigura l’episodio della Circoncisione di Gesù alla presenza di San Giuseppe con un manto rosso e il cappello in mano, Simeone che sorregge il Bambino, oltre a figure maschili e femminili non identificabili. Ben riconoscibili invece San Bernardino da Siena con il saio e il trigramma IHS e Sant’Evasio in abito vescovile, entrambi in ginocchio con le mani giunte, in preghiera. A lato della scena principale nel gruppo di confratelli con le cappe bianche e il monogramma della Confraternita si distingue il committente dell’arazzo presentato da San Francesco, riconoscibile dalle stimmate sulle mani. E’ genuflesso su un inginocchiatoio con uno stemma sormontato da un cimiero con una immagine che ricorda un cappello. Una figura da associare al nome del committente, che si chiamava appunto Giovanni Francesco Capello, appartenente ad una delle più antiche famiglie della città e parente del più noto Oliviero, il proconsole casalese che ordì la congiura contro i Gonzaga. Dopo essersi associato alla Confraternita del Gesù il Capello donò il paliotto ad arazzo realizzato ad Anversa, città dalla quale spedì quattro lettere scritte tra il 1574 e il 1606 che si conservano nell’archivio della Confraternita del Gesù e attestano con certezza l’autore della committenza.

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