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La II guerra di Indipendenza dall'altra parte - Al quartier generale del feldmaresciallo ungherese Ferencz Gyulai

La sera del 26 aprile 1859, in seguito alla risposta negativa del Piemonte all’ultimatum austriaco, la guerra era dichiarata. Nel pomeriggio di tre giorni dopo, l’armata imperiale austriaca varcava il Ticino presso Pavia dando inizio all’invasione del Piemonte orientale. Era comandata dal feldmaresciallo ungherese Ferencz Gyulai, nato a Budapest il 3 settembre 1798 in un’aristocratica famiglia originaria della Transilvania, depositaria fin dal 1694 del titolo baronale e nel 1704 di quello comitale. Entrato giovanissimo nel reggimento di fanteria che portava il nome di suo padre, il feldmaresciallo Ignàcz, egli raggiunse in pochi anni le più alte cariche militari, fino ad ottenere il comando generale della Seconda Armata Imperiale, attestata ai primi di maggio lungo la riva sinistra dei fiumi Sesia e Po. E così, al seguito delle truppe, anche il quartier generale austriaco veniva trasferito da Milano a Lomello. Ecco il ricordo dei fatti nelle memorie del conte Bayard De Volo, ministro del duca Francesco V. “Il corpo austriaco di operazione, essendo penetrato in Piemonte, - si legge nella “Vita di Francesco V” - impiegò la prima decade di maggio, da una parte a spingersi innanzi oltre la Sesia, quasi a minacciare Torino, dall’altra ad avviluppare l’esercito sardo, gettandosi sulla sponda destra del Po sino a Tortona. A tal fine posto aveva Gyulai il suo quartiere generale a Lomello sull’Agogna, per essere più presso all’azione, che sarebbesi presumibilmente impegnata fra i due eserciti. Ma, ingrossatosi nella notte dal 5 al 6 maggio il Po e rovesciato il ponte che gli Austriaci avevano eretto a Cornale, temettero di perdere le comunicazioni, e le brigate loro furono richiamate sulla sponda sinistra, riportando il quartier generale a Vercelli”. E poco dopo il conte aggiunge: “Stabilitosi quindi il nerbo delle truppe imperiali a San Germano, allarmavano colle loro scorrerie non solo Biella ed Ivrea, ma ben anco Chiavasso [Chivasso, ndr.], ultima e breve tappa di marcia verso Torino. Di là tutto ad un tratto i corpi avanzati furono richiamati a marcie forzate in addietro, e, trasferito il quartier generale a Mortara, l’esercito principale fu il 19 maggio concentrato nella sinistra della Sesia, tra questa, il Ticino e il Po”. Non fu casuale la scelta dell’imponente fortificazione al centro del paese, dove nel giugno del 1800 erano già stati ospitati il generale austriaco Melas, il russo Suvarov e il granduca Costantino, dopo la sconfitta da parte dei francesi a Marengo. Una costruzione altomedievale che subì interventi radicali, soprattutto quando i conti palatini dominavano sulla Lomellina e poi con la signoria viscontea. Oggi si compone di due edifici distinti: il castello vero e proprio, e quello affiancato, di epoca posteriore, dove si legge questa epigrafe (da ripassare in occasione del 150° anniversario...) : “In questo edificio / il generale Francesco Gyulai / comandante supremo / delle forze armate austriache in Italia / stabilì il suo quartier generale / dal 2 al 7 maggio 1859 / durante la seconda guerra d’indipendenza”. Dionigi Roggero 389-continua. Ultimi pubblicati Occimiano e Villa Pona a Castelletto A CACCIA DI LAPIDI Già in un precedente Viaggio d’autore (139-2002) avevamo già citato l’iscrizione di Gyulai a Lomello che avevamo raggiunto da Candia guidati dal prof. Giuseppe Castelli, oggi orfani dal Virgilio umano ci affidiamo al “navigatore” che ci porta a Valle Lomellina poi a Semiana e a 33 km da Casale, scorrendo a fianco di una enorme azienda risicola, di fronte al Municipio di Lomello. Per documentarci meglio in questo viaggio nel tempo chiediamo alla cartoleria di fronte se esistono libri sul paese, risposta negativa (poi vedremo che il comune ha un sito internet notevole, /www.comune.lomello.pv.it). Il castello è sede del Municipio, ricordiamo che racchiude uno splendido ciclo di affreschi danteschi che meritano di essere valorizzati. Fotografiamo a lato del castello in via Castrovecchio l’iscrizione che ricorda la III Guerra di Indipendenza, subito dopo ce ne sarebbe un’altra più curiosa che chiede che la casa sia lontana da guai e in particolare da medici e avvocati... Mentre il tempo minaccia pioggia veloci verso la basilica di Santa Maria Maggiore e al contiguo battistero di San Giovanni ad Fontes. Dopo pochi passi ci troviamo davanti la facciata eretta nel sec. XVIII, insiste su un tratto delle mura tardo romane, si nota l’arcone trasversale della navata maggiore e sopra di esso, ai due lati, le bifore e due finestrelle al centro. Un vistoso cartello recita secolo XI (1040) e secolo VIII, “in questi luoghi sacri riviviamo le origini del cristianesimo in Lomellina. Visitiamoli lasciandoci richiamare alla fede in colui che con la sua morte e Resurrezione ha salvato il mondo... Seguono gli orari di apertura: dalle 9 alle 12, dalle 15 alle 18,30. Sono le 17,15. Sono deluse anche tre turiste. Tornando all’auto, da’ lapidei’ qual siamo, leggiamo in via Volpi le iscrizioni che ricordano il partigiano Giuseppe Loew e l’ammiraglio Magnaghi il quale nato a Lomello nel 1839 da una famiglia di agricoltori fece carriera in tutti i settori della Marina, oggi gli è stata dedicata una nave idrografica. Leggiamo anche un manifesto che sponsorizza dal 19 al 21 giugno la Grande Festa Longobarda per le nozze di Teodolinda (5° edizione), sabato cena medioevale con menù che inizia così: Panis Agrestis cum cacio e pomi, Custulum cum mixtura suave, Pruni lardati cum farcia, Hastula cum lucanica et uva, Sopa de li sponsali (o Nuptiale), Pollastra regalis cum salgama excelsa... Al ritorno ripassando da Valle (un saluto mntale all'amico Roberto Bisoglio) stop sulla piazza principale per entrare in due chiese aperte (per nostra fortuna) la seicentesca parrocchiale, dedicata a San Michele (altare maggiore abbellito da pietre dure) e quella dedicata a San Rocco. FOTO. La lapide che ricorda Ferencz Gyulai, il castello e il complesso ecclesiale di Lomello

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