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Scandeluzza, tra storia e memoria

«Il primitivo abitato addossato al “brich” aveva il polo in un’antica chiesa romanica, che nelle dimensioni e fattura non doveva essere dissimile dalla coeva chiesa di Caxio, oggi dei santi Fabiano e Sebastiano. Date le ipotetiche modeste dimensioni, probabilmente uguali alle consimili esistenti nella zona, non doveva asservire una popolazione molto numerosa». Così scrivono Angela Giulia Alessio, Piero Cognasso, Renato Fenoglio e Prospero Schiaffino nel volume “Scandeluzza tra storia e memoria”, pubblicato da Espansione Grafica di Castell’Alfero nell’ottobre 2008. E poco dopo gli autori aggiungono: «Non è dato di sapere con esattezza dove fosse il sito dell’antica chiesa; la si può ipotizzare discosta di poco dall’attuale e sotto il livello del suolo, poiché le chiese sorgevano generalmente sulle sommità dei colli. Il “brich” di Scandeluzza, in epoca antica, presentava infatti una forma diversa dall’attuale: il muraglione a sostegno della chiesa odierna è stato colmato di materiale di riporto e ne sono testimonianza le porte murate alla base del muro. La sommità originaria del colle era spostata a levante, ipotesi convalidata anche dalla tradizione orale che indica un antico cimitero, sempre affiancato alla chiesa di fronte a palazzo Serra Madio». Presenti a Scandeluzza dalla fine del Cinquecento, i Serra Madio compaiono negli elenchi dei parroci fin dal 1668 con don Antonio e molti di loro sono presenti tra i sindaci della comunità nella prima e nella seconda metà dell’Ottocento. Con un’abile e fortunata politica matrimoniale, la famiglia si legò ad alcuni dei più illustri casati nobiliari monferrini e piemontesi, come i Cocastello, i Novellone Pergamo, i Piglia, i Faussone di Germagnano, gli Oseglia di Varisella ed altri ancora. Fu così che Rosa Teresa andò in sposa a Giacinto Magrelli, che Giovanni Maria Vacca, discendente degli antichi feudatari di Scandeluzza, definiva il “gran giureconsulto piemontese, che appunto in tale veste soleva andare sovente alla capitale francese, conteso da governi e principi litiganti, per il suo alto valore giuridico, che tanto argento gli fruttò da indurlo ad abbattere i ruderi del vecchio castello dei Deati per costruirvi il nuovo, con grande dispendio di mezzi”. Nel 1853 l’ing. Vandero di Montechiaro ultimava in stile neoclassico la luminosa facciata della chiesa, rimasta incompiuta dopo la demolizione nel 1770 di quella antica, e contemporaneamente il pittore Cajo realizzava la decorazione pittorica dell’interno. In quella occasione, rimasta vedova dell’avvocato Magrelli, zelante raccoglitore di memorie patrie, la generosa contessa Teresa “fece il dono del mobilio della sacrestia, nonché degli scanni in coro per i cantori, lavoro prezioso perché in legno di noce, ed ancor più pregiato per finezze ed eleganza di lavoro”. Pochi anni dopo, il 18 ottobre 1862 il vescovo di Casale, mons. Nazari di Calabiana, consacrava la parrocchiale, appena ultimati i lavori di sostituzione dell’antico pavimento della chiesa, sostituito a spese del conte Alessandro Serra Madio con quadrelli di cotto della fornace di Camino. Le demolizioni e le ricostruzioni che si sono alternate nei secoli, fino al recente abbattimento dell’antica sacrestia (1972) hanno quasi interamente cancellato i segni del passato, di cui resta qualche esile traccia soprattutto nell’area presbiteriale, dove l’abside rettangolare (una sorta di grande scarsella), illuminata da una vetrata circolare, segue uno schema rinascimentale di straordinaria fortuna, ancorché poco diffuso nella nostra zona. Dionigi Roggero 400-continua. DUE CHIESE E UN GRUPPO DI TURISTI AUSTRIACI Siamo a Scandeluzza per un libro sul paese che ci segnala Mario Cravino, a sua volta raccomandato da Marcello Pisano, non dimenticato impiegato delle poste di Casale (luogo da noi molto frequentato: pensiamo ancora che agli amici faccia piacere ricevere due parole scritte invece di una email). Per arrivare alla nostra meta abbiamo puntato su Murisengo, poi a sinistra girando attorno alla chiesetta circolare della Madonnina seguiamo le indicazioni Montiglio, sfioramo il luogo che ospita il Monastero di clausura di Albarengo e la ‘Via Crucis’ oggetto di un precedente “Viaggio”. Cimitero, svolta a sinistra, parcheggio. Pisano ci ha tenuto il posto. A Scandeluzza, sotto l’arco del ricetto suonano le 4. Ci voltiamo per una foto panoramica verso Murisengo e Villadeati. Salita nel caldo. Alla parrocchiale dal sagrato ammiriamo ancora il secondo panorama verso Rinco e Colcavagno. Ci apre Angela Giulia Alessio, coautrice del libro. Arriva casualmente anche l’amico Francesco Ciravegna, benemerito del turismo per questa zona, guida in visita un gruppo di austriaci con quattro bambini. La signora Alessio presenta le preziosità della chiesa e Ciravegna traduce in inglese. Ci soffermiamo in particolare sulle due tele attribuite alle figlie del Caccia-Moncalvo, una Madonna del Rosario con i committenti e l’altra con Sant’Orsola. Foto anche della lapide dei restauri di mons. Nazari di Calabiana, vescovo di Casale. Da studiare, è in controluce, la tela sull’organo. Poi ci trasferiamo all’antica parrocchiale accanto al cimitero. oggi dedicata ai santi Fabiano e Sebastiano. I restauri sono finiti il 26 luglio. Entra di diritto nel circuito delle Pievi dell’astigaino su cui la Provincia sta facendo giustamente battage turistico. E’ una chiesa molto antica, potrebbe essere anteriore al Mille, era un priorato. Una lapide ricorda i restauri del Mella, splendido l’affresco del Cristo in mandorla nell’abside. Luigi Angelino FOTO. L'interno della parrocchiale, la pieve del cimitero (esterno con Cilavegna che la apre e interno)

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